Pier Angelo Maurizio, Libero 1/2/2014, 1 febbraio 2014
RICORDIAMOCI DI CHICO FORTI IN CELLA A MIAMI SENZA PROVE
Scommettiamo? La cittadina statunitense Amanda Knox non sarà estradata in Italia anche se la Cassazione confermerà la condanna per l’omicidio di Meredith Kercher. Si può già immaginare il battage di giornali e tv americane per giustificare la mancata estradizione con «il sistema giudiziario italiano che non garantisce il diritto e un equo processo». Amanda dopo la prima condanna è stata assolta, nel primo processo d’appello, unicamente per la pressione dei mediaUsa per cui «a un certo un certo punto non abbiamo capito più nulla, abiamo persola bussola», come ha ammesso il procuratore generale. Dei 28 anni di condanna inflitta dal nuovo processo di secondo grado, ne ha scontati 4.
D’altro canto il cittadino italiano Chico Forti, 55 anni, da 14 anni è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Miami, nelle paludi di Everglades, dove sta scontando l’ergastolo secondo la formula «senza la possibilità di uscire mai più». Condannato in via definitiva per l’omicidio di Dale Pike, figlio dell’uomo, Anthony, da cui Chico stava acquistando un albergo a Ibiza (il Pike’s Hotel, meta delle stelle del rock). Condannato senza lo straccio di una prova degna di questo nome, con un processo nel quale l’avvocato difensore - si scoprì dopo - collaborava in altri procedimenti con il prosecutor, il rappresentante dell’accusa.
Il conflitto di interessi stratosferico fu risolto così. Fu convocata dallo stesso giudice-donna del processo un’apposita udienza con l’avvocato e con la prevista presenza di Chico Forti. Ma all’udienza l’italiano non poté esserci perché trattenuto in carcere in quarantena causa epidemia. Poi semplicemente della questione non si parlò più.
Le vicende giudiziarie di Amanda Knox e Chico Forti hanno un elemento in comune. Una bugia iniziale. Il 20 novembre 2007 Amanda confessò che era presente nella camera al momento dell’uccisione di Meredith e accusò dell’omicidio, ingiustamente, Patrick Lumumba; salvo rimangiarsi tutto perché frutto «dello stress e delle pressioni» dei poliziotti che l’avevano anche picchiata in testa (per questo si è beccata una denuncia per calunnia).Due perizie hanno stabilito che sul coltello del delitto ci sono tracce biologiche di Amanda. A confronto con quelli che sono costati l’ergastolo a Chico Forti, gli elementi a carico della bella americana sono macigni.
Dopo che, alle 17,30 del 16 febbraio del 1998, il cadavere di Dale Pike era stato trovato morto sulla spiaggia di Sewer Beach, Chico Forti disse di non averlo incontrato e di non essere stato lui a prelevarlo, al suo arrivo, all’aeroporto. Mentì per paura: la polizia gli aveva fatto credere che anche il padre di Dale, Anthony, che Chico Forti avrebbe dovuto incontrare a New York, era stato assassinato. Poi ammise la bugia e ha dato sempre la stessa versione: aveva prelevato Dale all’aeroporto, il giovane poi aveva voluto fermarsi in una stazione di benzina per telefonare e si era fatto lasciare nel cortile di un ristorante, dove aveva appuntamento «con gli amici di Thomas Knott», un tedesco con una lunga sfilza di precedenti penali, «per spassarsela un paio di giorni». Knott uscì di scena dopo aver firmato un contratto con le autorità giudiziarie della Florida e aver accusato Chico, scarcerato e rimandato in Germania. Ma sul luogo del delitto non c’è dna o tracce dell’italiano. La giudice nel verdetto ha dichiarato, seppure in assenza di prove, di «sentire che lui è comunque colpevole», nel ruolo di mandante o comunque coinvolto. Un «feeling» valso un ergastolo.
Contro Chico Forti c’era tutt’al più un quadro indiziario, facilmente rovesciabile se si fosse indagato seriamente. Invece si sono volutamente ignorati elementi fondamentali. Come ad esempio le condizioni in cui era il cadavere di Dale Pike, nudo, con una forte dilatazione anale, come se avesse partecipato ad un party o fosse finito in una trappola. Le storie di Amanda e Chico? Un monumento ai due pesi e alle due misure, di un Paese - gli Usa - che impone la sua legge e di un Paese - l’Italia - che non difende i suoi cittadini e se stesso.