Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 01 Sabato calendario

PAKISTAN, L’ARTE PRIMA DELLA SPECULAZIONE


«I media parlano del Pakistan per motivi sbagliati, ma almeno la gente sa che esistiamo» confessa Sameera Raja, curatrice del Sindh Festival, che inaugura proprio oggi a Karachi, dov’è titolare di Canvas Gallery, punto di riferimento per l’arte contemporanea pakistana. L’attenzione internazionale qui è arrivata nel 2004, poi nel 2008 c’è stato il picco, ma senza bolla. Il mercato tiene, è solo più lento. «Non succederà come in India: la speculazione non passa dalle gallerie perché non hanno contratti esclusivi con gli artisti e tutto è basato sulla fiducia» spiega Raja. E aggiunge «l’arte contemporanea non è tra le priorità in Pakistan, abbiamo problemi di sicurezza, elettricità e un divario tra ricchezza e povertà da colmare: i prezzi di galleria – tra 100 e 60.000 $ anche per nomi noti – riflettono questo». Canvas ha inaugurato nel 1999 con una mostra della superstar Rashid Rana, in mostra in questi giorni a Milano alla Lisson Gallery, quando ancora nessuno conosceva le sue iconiche griglie visive montate in video o installazioni. «I collezionisti locali sono pochi e hanno gusti frastagliati, ma preferiscono opere in due dimensioni da appendere al muro – spiega Sameera – e per una galleria è importante bilanciare mostre sperimentali e più tradizionali per finanziarsi ed educare il pubblico». Per Umer Butt, fondatore della galleria Grey Nose a Lahore nel 2008, questo era un problema: «Nel 2010 mi sono indebitato pur di partecipare ad Art Dubai: gli artisti con cui collaboro, su base continuativa, sono giovani e interessati all’arte concettuale degli anni 70, per questo le loro opere si vendono più all’estero» racconta. E poi in Pakistan manca il supporto delle istituzioni: c’è un museo, inaugurato nel 2007 a Islamabad, l’Alhamra Art Gallery e l’artist run space Vasl (gemellato con lo spazio no profit Gaswork a Londra) a Lahore, ma non hanno supporto dalla politica e sono poco efficienti. Gli artisti emergenti, invece, sono sempre più consapevoli della qualità del loro lavoro. «Fahd Burki, che lavora con Grey Nose da quando era studente, ha una personale a Nimes, una pubblicazione in uscita per Skira e, quando ho partecipato a Frieze London 2013, è stato notato dalla Tate Modern» svela con orgoglio il gallerista Umer Butt, che dal 2012 ha sede a Dubai.
In asta l’arte pakistana è offerta da Sotheby’s, Christie’s e Bonhams dagli anni ’90 nelle aste d’arte moderna e contemporanea dell’Asia meridionale. Le piazze sono Londra, New York e anche a Mumbai, dopo la prima asta di Christie’s a fine 2013. I contemporanei più richiesti sono offerti anche alle aste d’arte contemporanea a Londra e New York, come il top price di Rashid Rana «Veil #6» aggiudicato nel 2008 per 325.250 sterline. Anche Saffronart offrirà arte pakistana a Mumbai in un incanto dell’Asia meridionale il 15 febbraio. Nel 2012 aveva già organizzato un’asta solo online di arte pakistana che totalizzò 310.883 $ con il 66% dei lotti venduti. Il top lot era stato di Jamil Naqsh (27.692 $), seguito da Imran Qureshi (21.000 $) e Rashid Rana (15.600 $). Un’altra asta solo pakistana si è tenuta a maggio 2013 a Dubai in favore del World Food Programme dell’Onu per iniziativa di due collezionisti pakistani, Abdul Rahman Mir e Irfan Mustafa.
Da Sotheby’s all’incanto in media 25-40 opere pakistane l’anno: «È un mercato piccolo, ma in crescita – spiega l’esperta Yamini Mehta – con collezionisti appassionati della regione, India e Bangladesh, ma anche internazionali». Tra i più venduti ci sono Naiza Khan, Farida Batool, Aisha Khalid e Imran Qureshi. Yamini Mehta visita il Pakistan regolarmente con la collega Priyanka Mathew, che ha supportato l’arte pakistana anche come gallerista a New York. «Speriamo di creare un pubblico ampio per quella che crediamo essere una delle enclavi più creative dell’Asia» dice Mehta. Anche la pakistana Nour Aslam, specialista da Bonhams, segue da vicino la scena locale: l’offerta si concentra sui moderni con il record per Sadequain con «Group in grey»: 198.000 $ (Dubai, 2008). Christie’s offre sia moderni come Sadequain, Chughtai, e Ismail Gulgee, che contemporanei.