Fabio Tonacci e Francesco Viviano, La Repubblica 1/2/2014, 1 febbraio 2014
“L’OSPEDALE RENDA ALL’INPS 42 MILIONI” E ZINGARETTI DENUNCIA IL FURTO DELLE CARTE
ROMA — Mentre la politica scopre quello che era sotto gli occhi di tutti, e cioè il colossale conflitto di interessi del multiincaricato Antonio Mastrapasqua, l’Inps fa qualcosa di meno ovvio. Con un decreto ingiuntivo notificato ieri all’Ospedale Israelitico e alle Asl del Lazio punta a recuperare 42 milioni di euro di credito non saldato. A prescindere dall’esito dell’indagine della procura sul presidente dell’Inps per l’affaire dei rimborsi gonfiati, l’Ente previdenziale si tutela: vuole indietro i contributi non versati dalla clinica romana, 29 milioni, più le sanzioni e gli interessi di mora. Li vuole tutti e subito.
È stato lo stesso Inps a comunicarlo al ministero del Lavoro, in una lunga mail nella quale viene fuori che la pratica “Israelitico” balla già da alcuni mesi sotto l’occhio della Corte dei Conti. Almeno dal 20 settembre scorso, quando il magistrato addetto al controllo del-l’Istituto, Antonio Ferrara, si è insospettito dopo aver ricevuto il decreto del presidente Zingaretti che sospendeva il riconoscimento di alcuni crediti ceduti. Nello stesso momento in cui la mail è arrivata nella posta elettronica del ministero, al nono piano del palazzo della Giunta regionale del Lazio si sono accorti che due faldoni con i documenti dell’Ospedale Israelitico sono spariti dall’archivio. Contenevano le copie originali degli atti istruttori alla base dei due protocolli d’intesa del 2011 e 2011, firmati da Mastrapasqua e ratificati con decreto dall’ex governatore Renata Polverini.
La Regione ha denunciato il furto. «Non sono più reperibili ». Per i carabinieri del Nas quelle carte sono di un certo valore, potrebbero spiegare quali logiche hanno portato alla stesura di due convenzioni così goffamente prone agli interessi dell’Israelitico, tanto da essere bocciate non una ma due volte al Tavolo Tecnico dei delegati del governo. La richiesta dei militari di visionare quei fascicoli racconta due cose: che l’inchiesta è tutt’altro che chiusa e — nel caso che di furto si tratti — che qualcuno sta cercando di coprire gli accordi intessuti tra Mastrapasqua e la giunta in quella stagione.
Stagione, il biennio 2011-2012, in cui l’Israelitico copriva ogni mese i contributi non versati con cessioni di credito «regolarmente accettate dalle Asl di riferimento», scrive l’Inps nella mail inviata al ministro Giovannini. Le firmava il presidente, in qualità però di direttore generale della clinica, davanti a un notaio di Roma. I crediti con le Asl che non pagavano erano girati in parte all’Inps, quindi a sé stesso, in parte all’Inpdap. Ci sono decine e decine di atti notarili a dimostrarlo. Ora questo suo doppio ruolo, triplo ruolo se si considera che Mastrapasqua è anche vicepresidente di Equitalia cioè dell’ente riscossore dei crediti non liquidati, è diventato insostenibile anche per il governo.
L’annuncio del premier Letta di voler riformare la governance dell’Inps è storia di ieri. Ma bastava leggere gli ultimi due impietosi referti della Corte dei Conti sugli organi di vertice dell’Ente, datati 2012 e 2013, per avere un’idea del potere che si è concentrato nelle mani di un solo uomo. Chi ha scritto quelle relazioni è ancora il magistrato Antonio Ferrari. Descrive Mastrapasqua per quello che è diventato all’interno del-l’Inps: un monarca che governa in un contesto di anomalie. «In qualità di commissario straordinario (ruolo coperto fino al 31 maggio del 2012, ndr) — si legge — era controllante e controllato ». Ha ignorato «in taluni casi anche importanti» i pareri del Consiglio di indirizzo e vigilanza, ha definito da solo «le linee guida dell’accorpamento di Inpdap e Enpals e dell’andamento gestionale del 2012», cancellando «senza alcuna motivazione » una proposta interna.
Non solo. È stato lui a spingere per mettere sul bilancio dell’Ente «onerose consulenze fornite da una società specializzata — scrive la Corte dei Conti — senza una adeguata programmazione ». Chi lavora nella sede centrale, la considera una sorta di Inps “ombra”, con compiti prima svolti dal personale interno. Il risultato è stato quello di triplicare in tre anni la spesa complessiva, «estesa anche a eventi di tipo culturale». Quello della comunicazione, per il presidente, è un pallino. Tanto da mettere in piedi un ufficio stampa alle sue dipendenze, «in aggiunta alla preesistente Direzione centrale, con competenze analoghe». Meno appassionato, invece, a partecipare alle riunioni sulla vigilanza: «Del tutto carente da quattro anni la sua presenza alle riunioni del Consiglio». Non è un dettaglio. La presenza del vertice in quei consessi è fondamentale in un ente quale l’Inps che non ha consiglio d’amministrazione perché soppresso. Ma questo, per Mastrapasqua, non è stato mai un gran problema.