Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, si è dimesso dal suo incarico.
• Temevo questo momento. Dovremo parlare dell’Inps, Istituto Nazionale per la Previdenza sociale, quello che ci paga le pensioni. Una noia mortale, palazzoni, file di burocrati, moduli da riempire...
La storia però è interessante. Ha mai visto questo Mastrapasqua, almeno in fotografia? Magro come uno scheletro, dentoni da cavallo in fuori, occhi a palla... Fino a 24 ore fa un potente della Repubblica, anzi un potentissimo, lui e la moglie, le mani in pasta in decine di società... Ora è passato dalla parte dei perdenti. E sa com’è nelle società umane, e specialmente nella nostra società italiana, che ha struttura e mentalità così tribali: non c’è peggior peccato che il risultare perdenti, quindi Mastrapasqua, riverito fino a ieri, sarà d’ora in poi massacrato. Benché da quanto emerso finora risulti che sia un ladro - tutto da provare, naturalmente, uno è innocente fino a sentenza definitiva - a questo punto mi fa persino pena.
• In che senso un “ladro”? Il presidente dell’Inps può essere un ladro?
Beh, ci sono due aspetti della questione. Primo aspetto: Mastrapasqua, da presidente dell’Inps, aveva incarichi in altre otto società di peso, e in passato era arrivato a coprire fino a venticinque incarichi in altrettante società. Sua moglie, Maria Giovanna Basile, da Avellino, 52 anni, bella donna a giudicare dalle foto, commercialista, è a sua volta presente in un’altra ventina di realtà, in genere come sindaco revisore. Salta agli occhi che fino a che uno copre incarichi importanti come la presidenza dell’Inps non dovrebbe avere nessun rapporto con società terze. E, secondo me, neanche sua moglie e neanche i suoi figli (torna qui il caso Cancellieri, il cui figlio lavorava per i Ligresti). La Repubblica Italiana, però, non ha tra le sue duecentomila leggi una che dica come deve comportarsi un amministratore pubblico. Questa legge - che il Parlamento dovrà approvare - l’ha varata giovedì scorso Enrico Letta, che l’ha annunciata al mondo con questa frase: «L’incarico di presidenza di un ente pubblico nazionale non può essere fatto in regime di conflitto d’interesse, ma deve essere esclusivo». Frase che mi fa sorridere amaramente: Mastrapasqua deve la sua ascesa anche (soprattutto?) all’amicizia con Giampaolo Letta, figlio di Gianni Letta, zio di Enrico Letta. Venne chiamato nel cda dell’Inps, infatti, da Berlusconi, nell’anno 2004. È l’annuncio di questa legge sul conflitto d’interesse che ha offerto a Mastrapasqua l’occasione per dire: «Allora mi dimetto», frase a cui sono seguiti i soliti ossequiosi ringraziamenti dei potenti della Repubblica per il lavoro fin qui svolto.
• Invece, insinua lei, avrebbe dovuto dimettersi per l’altra cosa, cioè per la faccenda del ladro.
È un fatto che da parecchi giorni campeggia sui giornali la notizia che Mastrapasqua è indagato. Ed ecco la storia, molto complicata ma che riassumiamo in poche righe, chiedendo scusa per la brevità. Mastrapasqua è presidente dell’Ospedale Israelitico di Roma. L’Ospedale Israelitico di Roma non paga dal 1993 i contributi all’Inps, presieduto sempre da Mastrapasqua. L’Inps fino a poco tempo fa non ha detto una parola. Il recupero dei contributi, nel caso, sarebbe comunque stato affidato ad Equitalia. E chi c’è al vertice di Equitalia, con la carica di vicepresidente? Un certo Mastrapasqua. Non è finita: l’Ospedale israelitico ha firmato una convenzione con la Regione Lazio, in base alla quale la Regione Lazio, in cambio di servizi sanitari, avrebbe dovuto versare soldi all’Ospedale Israelitico. Si crede di aver scoperto che l’Ospedale Israelitico abbia taroccato un bel po’ di servizi, al punto che già la Polverini voleva sospendere la convenzione. Mastrapasqua, troppo amico di Gianni Letta, la convinse però che non era accaduto nulla di male (sarebbe interessante sapere come la convinse). L’attuale presidente della Regione Lazio, Zingaretti, ha comunque sospeso la convenzione. Sarà una decisione politica? Uno dei grandi protettori di Mastrapasqua, l’onorevole prima democristiano e poi forzista Alfredo Antoniozzi, osò sfidare Zingaretti alle elezioni provinciali del 2008, poi perse.
• Di quanti soldi stiamo parlando?
42 milioni, se si riferisce ai contributi non pagati dall’Israelitico e chiesti ora dall’Inps con decreto ingiuntivo. È quanto l’Ospedale incassa in un anno. Quanto ai denari ipoteticamente taroccati con la convenzione, le valutazioni sono in corso.
• Mastrapasqua è l’eccezione o la regola?
Quanto a cumulo di incarichi, è la regola. Il sistema italiano si regge su un intreccio formidabile di interessi, che si sostengono l’un l’altro. Incroci azionari, eccetera. Quando si parla - per esempio nel caso Monte dei Paschi di Siena - di “soluzione di sistema” si allude a scorciatoie o invenzioni che aiutino l’insieme della nostra società corrotta a restare corrotta com’è. Sa che bastano un paio di centinaia di nomi per comporre i consigli d’amministrazione di migliaia di nostre banche e aziende, pubbliche o private, quelle più ricche e potenti.
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