Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  febbraio 02 Domenica calendario

QUEL MATTONE IN PERDITA PER 380 MILIONI


L’Inps è un’enorme macchina che di fatto intermedia flussi di entrate e uscite. Raccoglie contributi da datori di lavoro ed eroga pensioni e assegni assistenziali. Ma non fa solo questo.
Il più grande ente pensionistico d’Europa, presieduto fino a ieri dall’uomo dalle decine di poltrone, Antonio Mastrapasqua, è un ricco (sulla carta come vedremo) possessore di immobili di ogni tipo. Case, uffici, negozi. Un patrimonio in pancia all’Inps che dopo l’incorporazione a inizio del 2012 dell’ex Inpdap e dell’ex Enpals si è ulteriormente ampliato.
Mattone ricco (sulla carta)
Le stime degli uffici dell’ente assegnano un valore di 3,2 miliardi al mattone di proprietà. Di questi, 2,4 miliardi sono uffici e case affittate e 800 milioni sono gli uffici delle sedi Inps. Ma quell’ingente patrimonio ha una pecca. Da anni non solo non fa guadagnare all’ente pensionistico neppure un euro, ma presenta addirittura perdite rilevanti.
Perdite per oltre 300 milioni
Dal 2008 al 2012, cioè negli ultimi 5 anni, il rosso di bilancio portato in casa Inps ammonta a 380 milioni. Una cifra consistente. Su un patrimonio che dovrebbe valere oltre 3 miliardi le perdite hanno un rendimento negativo di oltre il 10%.
Il mattone sarà in crisi da tempo e dappertutto, ma difficile che la gestione immobiliare finisca addirittura in negativo. Un costo in più anziché un guadagno per le casse dell’istituto. Un danno con annessa beffa finale dato che nel 2012 su ben 272 milioni di perdite l’Imu ha contribuito per ben 217 milioni. Cosa produce le perdite del parco immobiliare dell’ente? Semplice: gli affitti non coprono mai le spese. Nel 2010 ad esempio, che ha chiuso con 55 milioni di rosso, l’Inps ha incassato affitti per 34 milioni. Ma tra manutenzione, spese e tasse sono usciti dalle casse 64 milioni, quasi il doppio delle entrate. Ma poi c’è pure da pagare chi gestisce il patrimonio (in perdita). Ebbene quell’anno, il 2010, l’Inps ha pagato 23 milioni per una gestione in perdita. Quanto meno singolare. Una vera e propria zavorra, quella del mattone, sui già precari conti dell’Inps che si avvia a chiudere un altro anno consecutivo in perdita miliardaria, dopo l’incorporazione dell’ente dei dipendenti pubblici in grave dissesto.
La vendita? Sempre rinviata
Va detto che più volte il dimissionario Mastrapasqua, ma anche la direzione generale dell’Inps, hanno esortato il Governo alla vendita del patrimonio. L’Inps deve gestire pensioni, non fare l’immobiliarista. Non sono mai pervenute risposte in tal senso e quel mattone continua a produrre danni ai conti dell’istituto.
Certo, la dismissione non si presenta semplice. Gran parte del patrimonio è figlio delle vecchie e mal riuscite cartolarizzazioni Scip1 e Scip2 di tremontiana memoria. I pezzi pregiati sono già stati ceduti e all’Inps sono tornati indietro gli immobili invenduti dalle fallite cessioni delle Scip.
Gli alti affitti delle sedi Inps
Ma qualche problema e non di poco conto lo danno anche gli immobili usati come sedi dell’istituto. Costano molto, dato che in gran parte sono stati girati al Fip il fondo immobili pubblici, e l’Inps ma anche l’ex Inpdap ci paga l’affitto. La magistratura contabile ha più volte sollevato perplessità. Nella relazione di bilancio 2012 invita l’Inps a un’opera di razionalizzazione delle sedi e alla chiusura di molti affitti ridondanti. Un richiamo doveroso dato che tra canoni di locazione e manutenzione l’Inps spende ogni anno circa 240 milioni di euro. Non poca cosa. Se si sommano le annose perdite milionarie del mattone di proprietà con i lucrosi affitti per le sedi, il conto si fa drammaticamente ingente.