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 2014  febbraio 02 Domenica calendario

Le dimissioni di Mastrapasqua • I numeri dell’Inps • La piena del Tevere e l’Italia dei disastri • Nel 2014 la pressione fiscale sulle case supererà i 52 miliardi • Per colpa della crisi gli italiani mangiano cibi scaduti • A Malta la cittadinanza è in vendita

 

Mastrapasqua 1 Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, 54 anni, si è dimesso. Indagato dalla Procura di Roma per il suo ruolo di direttore generale dell’Ospedale israelitico (ente sotto inchiesta per le cartelle cliniche truccate), incalzato dalle critiche per i molteplici incarichi professionali suoi, di sua moglie e del fratello, ha deciso di uscire di scena dopo la decisione del governo di proibire i doppi incarichi negli enti pubblici, con effetto anche per quelli in corso (il suo sarebbe scaduto a fine anno). A pesare sulle dimissioni, anche la rivelazione del quotidiano Libero sulla sua laurea in economia e commercio alla Sapienza di Roma, annullata perché Mastrapasqua avrebbe falsificato il libretto facendo risultare come superati due esami. Secondo lo scoop di Libero, nel 1997 la Cassazione ne avrebbe confermato definitivamente la pena a dieci mesi di reclusione. Interpellato Mastrapasqua non ha negato l’episodio ma ha precisato che successivamente ha «ridato tutti gli esami, si è regolarmente laureato e ottenuto la totale riabilitazione dal tribunale di sorveglianza cancellando così condanna, reato e pena». (Bagnoli, Cds) [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Mastrapasqua 2 Tra i possibili successori di Mastrapasqua, l’ex ministro del Lavoro Tiziano Treu e il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che ieri però, partecipando alla trasmissione di Rai 3 di Fabio Fazio, ha smentito seccamente.

Mastrapasqua 3 Mastrapasqua, da tempo accusato d’essere un «collezionista di poltrone», aveva 25 incarichi, tra cui quella di vicepresidente di Equitalia.

Inps I numeri dell’Inps: 30 mila dipendenti, oltre 23 milioni di pensioni erogate per complessivi 270 miliardi di euro all’anno.

Disastri 1 Dopo che Roma ha vissuto momenti di panico per la piena del Tevere, Gian Antonio Stella cita Paolo Camerieri e Tommaso Mattioli che nel libro L’Italia dei disastri ricordano che la città eterna è stata allagata un sacco di volte fin dai tempi più antichi e che dopo aver liquidato la deviazione del fiume come un’«opera superflua e troppo costosa» senza per questo fermare la spinta edilizia nelle aree a rischio «incrementando enormemente il livello di pericolosità dell’onda di piena», nel 13 a.C. ci furono «migliaia di morti». E ciò nonostante trent’anni dopo, in seguito a un’«ennesima alluvione catastrofica», come racconta Tacito, le divisioni sulle cose da fare divisero il Senato al punto che «si finì con l’accogliere il parere di Pisone, ossia di non fare nulla». (Stella, Cds)

Disastri 2 «Gli studi del geologo Vincenzo Catenacci dicono che “tra il 1948 e il 1990 ben 4.570 comuni italiani sono stati interessati da calamità di tipo idrogeologico, che hanno causato 3.488 vittime, di cui almeno 2.477 a seguito di frane e almeno 345 a seguito di inondazioni, nonché danni a carico dello Stato stimati in circa 30 miliardi di euro, rivalutati al 2010”. E Marco Amanti ricorda che il progetto Iffi “contiene più di 480.000 eventi franosi censiti, il più antico dei quali risale al 1116”. Eppure, finché non ci troviamo con l’acqua che uccide invadendo interi quartieri abusivi come a Olbia, finché non fa crollare le mura antiche di città come a Volterra, finché non tira giù i costoni facendo accasciare su un fianco i treni in Liguria, il problema della sistemazione del territorio viene rinviato, rinviato, rinviato. Basti ricordare la reazione dello stesso governo Letta alla risoluzione firmata da tutti i gruppi parlamentari che chiedevano uno stanziamento per il rischio idrogeologico “pari ad almeno 500 milioni annui”. Risposta in finanziaria: 30 milioni. Un sedicesimo della somma richiesta. Nonostante la denuncia che “le aree a elevata criticità idrogeologica (rischio frana e/o alluvione) rappresentano circa il 10 per cento della superficie del territorio nazionale (29.500 chilometri quadrati) e riguardano l’89 per cento dei comuni (6.631)” e che “il 68 per cento delle frane europee si verifica in Italia”». (ibidem)

Disastri 3 Mezzo millennio fa Francesco Guicciardini dceva che è vero «che le città sono mortali, come sono gli uomini», ma «essendo una città corpo gagliardo e di grande resistenza, bisogna bene che la violenza sia estraordinaria e impietosissima ad atterrarla. Sono adunque gli errori di chi governa quasi sempre causa delle ruine della città». (ibidem)

Cibi scaduti 1 Nell’ultimo anno quasi sei italiani su dieci (il 59%) hanno mangiato cibi scaduti. Lo rivela un sondaggio condotto dal sito www.coldiretti.it Il 34% degli intervistati ha portato in tavola alimenti fino a una settimana dopo la data di scadenza, il 15% fino a un mese, l’8% anche oltre; c’è addirittura un 2% di italiani che non guarda mai la data di scadenza. A priori non è detto che la disattenzione alla data di scadenza dei cibi sia sempre dovuta a costrizione economica, ma l’indagine della Coldiretti precisa che nel 73% dei casi a provocare il comportamento pericoloso è proprio la volontà di evitare uno spreco (Grassia, Sta).

Cibi scaduti 2 Secondo Coldiretti ogni famiglia l’anno scorso ha messo nel carrello appena 320 chili di frutta e verdura, cioè 100 chili in meno del 2000, mentre il 16,8% degli italiani non può permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dato dell’Istat). Gli acquisti alimentari degli italiani sono scesi complessivamente del 3,9% (ibidem).

Case Il peso fiscale sugli immobili supererà nel 2014 i 52 miliardi di euro: ben 2,9 miliardi in più rispetto al 2013. Non solo: dall’inizio della crisi il livello di tassazione sulle case, sui negozi, sugli uffici e sui capannoni è aumentato di ben 10 miliardi. I dati sono stati elaborati dalla Cgia di Mestre e indicano ancora una volta come il mattone sia sempre più nelle mire del fisco con l’obiettivo di far cassa. Il segretario Giuseppe Bortolussi: «Il gettito riconducibile al possesso dell’immobile ha subito un vera impennata: dal 2007 ad oggi è cresciuto del 78%».

Malta Il premier di Malta Joseph Muscat, laburista quarantenne con studi economici tra Bristol e La Valletta, intende dare la cittadinanza a chiunque abbia compiuto 18 anni, paghi 650 mila euro in contanti e ne investa altri 500 mila. Il nuovo piano del governo per attrarre nuovi cittadini porterà alle casse dello Stato, secondo Muscat, fino a un miliardo di euro nei prossimi cinque anni. Programmi per attirare capitali e investimenti esistono già in Paesi come Gran Bretagna, Spagna, Grecia, Cipro, dove però i criteri - come l’obbligo di residenza - sono più selettivi. Malgrado ogni singolo Stato Ue possa decidere in piena autonomia come concedere il passaporto, la flessibilità maltese ha richiamato l’attenzione di Bruxelles, tanto che la commissaria alla Giustizia Viviane Reding è intervenuta per ricordare che «non si vende» la cittadinanza europea — con l’annesso corredo di diritti, accesso al welfare e libertà di movimento in tutti i 28 Paesi dell’Unione (Malta ne fa parte dal 2004). Proprio sotto le pressioni europee, negli ultimi giorni il governo Muscat ha introdotto l’obbligo di residenza di almeno un anno e ha garantito che le candidature saranno esaminate scrupolosamente. Un tetto massimo di 1.800 passaporti, proposto nei mesi scorsi, non è stato invece approvato. (Natale, Cds)

(a cura di Roberta Mercuri)