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 2014  febbraio 02 Domenica calendario

PANSA: «ECCO IL GRANDE PATTO PER LA SICUREZZA CON LE IMPRESE»


La lotta alla criminalità mafiosa, nelle sue infiltrazioni a tutti i livelli - politico, economico e sociale - trova un sostegno sempre più ampio, e sempre più forte, di un’alleanza estesa: forze dell’ordine, magistratura, associazioni d’impresa e società civile. «Ora stiamo tutti dalla stessa parte» e «la qualità del servizio sicurezza è in crescita» dice, senza enfasi, il prefetto Alessandro Pansa (nella foto), da otto mesi direttore generale del Dipartimento di Pubblica sicurezza. È la sua prima intervista a un quotidiano.

Al Viminale è stato appena firmato un atto aggiuntivo al protocollo di legalità tra Interno e Confindustria, che ha quasi quattro anni. È un’intesa fruttuosa?
L’introduzione del codice etico delle imprese, la collaborazione con l’Interno e con le procure, la denuncia di chi è colluso con la mafia, volute da Confindustria, hanno ribaltato il sistema: oggi siamo tutti insieme a combattere contro la malavita organizzata. È un fatto straordinario. E le conseguenze si vedono: lo dimostra il comitato nazionale per l’ordine pubblico e la sicurezza presieduto nell’ottobre scorso dal ministro Angelino Alfano a Caltanissetta.
Ci sono minacce agli imprenditori siciliani che combattono la mafia?
Segnali concreti, ma sotto il nostro controllo. Ma le minacce sono anche la dimostrazione che Cosa nostra è in difficoltà, vede ridursi il suo terreno.
In tempi di crisi, la criminalità organizzata allarga a dismisura i suoi tentacoli.
Fino a un certo punto, però. Assistiamo a processi contrastanti. Certo, i mafiosi garantiscono flussi di denaro in alternativa a un accesso al credito sempre più problematico. La crisi, se da una parte non risparmia neanche loro, dall’altra apre nuovi spazi che consentono loro di offrire sempre più "servizi", dalla manodopera in nero alle false fatturazioni: è una ricerca continua di accesso criminale al mercato legale.
Oltre a una concorrenza distorta dalla criminalità, le imprese sane fanno i conti anche con una burocrazia opprimente.
L’atto aggiuntivo, infatti, è un modello rivoluzionario perché mette in capo alle associazioni territoriali di Confindustria la responsabilità di raccogliere le istanze delle imprese e fare da tramite con le prefetture per le certificazioni antimafia. È una scelta di responsabilità che conferma e consolida la svolta iniziata anni fa con il codice etico.
Le verifiche antimafia, poi, nella pratica sono svolte dalle forze di polizia.
Le infiltrazioni sono così sofisticate che per individuarle possono servire anche sei mesi. Comunque le azioni di contrasto a Cosa nostra sono ormai molteplici. Stiamo affinando, per esempio, il sistema di confische e sequestri. In ordine alla fase dell’aggressione ai beni mafiosi, della gestione - soprattutto delle imprese - e della restituzione dei patrimoni alla società civile, è in atto una riflessione per definire norme più efficaci che dovrebbero riguardare anche l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati.
I problemi del settore sono numerosi e in crescita.
V orrei raccontare un episodio curioso che spiega le difficoltà che possono sorgere. Un commercialista fu nominato amministratore giudiziario di un gregge sequestrato alla mafia. Decise di affidare la gestione delle pecore al pastore. Peccato che fosse uno degli accusati. Ma il professionista non sapeva proprio a chi altri affidare quel gregge.
Certo Cosa nostra non abbassa la guardia. L’Expo 2015 a Milano è un’occasione ghiotta.
Dal prefetto di Milano, infatti, sono state già emanate 31 interdittive antimafia e 8 esclusioni dalle white list, dopo le nostre segnalazioni. Vorrei sottolineare, poi, che abbiamo messo al lavoro gruppi interforze specializzati sulle grandi opere, non solo a Milano ma anche a L’Aquila e in Emilia Romagna. E con una direttiva del ministro dell’Interno la Direzione investigativa antimafia, con il suo patrimonio informativo specialistico, supporta il prefetto nell’azione di prevenzione per l’Expo.
In che modo?
La Dia, con le sue articolazioni periferiche, viene posta al centro dell’attività istruttoria per i controlli di prevenzione info-investigativi sugli operatori economici coinvolti nella realizzazione degli interventi per Expo 2015. C’è inoltre l’intesa "Mafia free" tra ministero dell’Interno, il Comune di Milano e la Regione Lombardia, oltre l’Expo, che impegna i soggetti firmatari a potenziare le attività di controllo antimafia sulle imprese che concorrono per gli appalti dell’evento e a formare una "rete di protezione" antimafia e di sicurezza anche durante l’Expo.
Sul piano generale, resta la priorità di agguantare il boss Matteo Messina Denaro.
Osservo intanto che nella cattura dei grandi latitanti siamo ormai a livelli di eccellenza, tanto che non gli diamo tregua neanche all’estero: nel 2012 sono stati 490, l’anno scorso 617 quelli che abbiamo arrestato in altri Paesi. Per Messina Denaro posso assicurare che sono a disposizione della magistratura le migliori risorse della Polizia di Stato così come mezzi di investigazione di qualità assoluta, senza risparmio di costi.
E un’altra sopraggiunta priorità è la garanzia di sicurezza, dopo le minacce di Totò R i ina, per il pool della procura di Palermo.
Stiamo mettendo a punto la funzionalità di tutti i mezzi tecnologici, come il bomb-jammer, necessari a una tutela a 360 gradi dei magistrati. È il piano d ’ azione "modello Trinacria", che prevede anche un’attività di controllo del territorio con una vigilanza statica e dinamica delle forze dell ’ ordine su tre province della Sicilia.
Rischi per la sicurezza giungono di continuo anche per altri grandi soggetti dell’economia, come il progetto Tav o le sedi di Equitalia.
Se parliamo di terrorismo di tipo endogeno, la minaccia più seria resta quella anarco-insurrezionalista. L ’ anno scorso ci sono stati dieci attentati e sette persone sono state arrestate. Poi abbiamo le violenze commesse dal mondo antagonista, manifestatosi più volte dentro il movimento No Tav. Nel 2013 ci sono stati 41 arresti e 333 denunce.
Si parla meno, invece, di terrorismo internazionale.
In realtà ci sono invece almeno due tipi di profili da tenere sotto la massima sorveglianza: i lone actors e i foreign fighters. I primi sono soggetti solitari, immigrati di solito di seconda generazione presenti in Italia, che attraverso internet diventano adepti di una causa fondamentalista. I secondi sono stranieri, ma anche qualche cittadino italiano convertito, che provengono o viaggiano verso i territori di combattimento come la Siria; hanno capacità di proselitismo e ne abbiamo contati non meno di venti. Certamente tre di loro sono morti in combattimenti in Siria.
Qual è il termometro delle manifestazioni pubbliche?
I dati parlano da soli: l’anno scorso siamo arrivati a oltre 10mila e solo 637 hanno richiesto l’uso della forza pubblica. Ci sono stati 556 feriti, di cui 138 tra i manifestanti e 418 tra le forze dell’ordine; sono stati fatti 141 arresti e 2mila700 denunce.
E per le manifestazioni sportive?
Abbiamo monitorato 2712 incontri di calcio di serie A, B, Lega pro e dilettanti: in 92 incontri ci sono stati feriti, in totale 211 (-7% rispetto al 2012) di cui 103 tra le forze dell’ordine. Gli arresti sono stati 171 (+ 13%) oltre a 1463 denunce.
Ma l’andamento generale dei reati quali conclusioni le fa trarre? C ’ è un boom abnorme dei furti in appartamento, per esempio.
Un’analisi seria e rigorosa deve considerare periodi ampi. Negli ultimi dieci anni, nonostante picchi negativi considerevoli,l’ammontare complessivo dei reati è quasi invariato. È vero che crescono i furti in casa, ma è anche vero che l’anno scorso abbiamo avuto il numero più basso di omicidi della storia d’Italia repubblicana e monarchica. In ogni caso, negli ultimi sei mesi gli indicatori sono tutti confortanti.
Ma ci sono reati che, da zona a zona della stessa città, possono avere intensità variabili. E livelli preoccupanti.
Per questo è stato varato il piano "Arrestiamo… furti e rapine": un’iniziativa del ministro Alfano del 17 dicembre scorso che coinvolge non solo le forze di polizia ma anche le associazioni dei commercianti e dell’artigianato, quelle degli istituti di vigilanza e l’Anci. E prevede per gli agenti l’utilizzo del Sigr, il sistema integrato di georeferenziazione dei reati. In sostanza, grazie a un’intesa con Google, è possibile una mappatura dettagliata dei reati sul territorio e specializzare così l’azione di prevenzione e repressione.
Restano invece le polemiche sul ricorso alla forza degli agenti di polizia: ci sono stati casi gravissimi.
C’è una commissione al lavoro e saranno fissate regole nuove. Criteri trasparenti, conosciuti dalle forze dell’ordine e dai cittadini: ognuno potrà sapere cosa è lecito e cosa non è lecito che accada. Si tratta di definire un Dpr (decreto del presidente della Repubblica) che consentirà a chi fa ordine pubblico di conoscere con certezza se, quando e come entrare in contatto con la persona, con quali intensità, limiti e cautele. Tra l’altro avranno tutti istruzioni accurate da parte dei medici della Polizia di Stato, la formazione della nostra Scuola per l’Ordine pubblico sarà ancora più approfondita e potenziata.
Anche il caso Shalabayeva ha messo sotto accusa l’operato della Polizia di Stato e la magistratura ancora indaga.
Io ho fatto un’inchiesta interna, diventata relazione del ministro Alfano depositata in Parlamento. Nel caso dell’espulsione della signora Shalabayeva e di sua figlia certo ho rilevato delle irregolarità che attengono alle modalità esecutive.
Un altro dossier scottante, ormai sempre sul tavolo del capo della Polizia- direttore generale della pubblica sicurezza, è quello dei costi del sistema. Con una spending review che incalza.
In realtà è un processo avviato da tempo. L’abbiamo definito, con una brutta parola, "efficientamento", per ridurre gli sprechi di ogni amministrazione. Un esempio: Arma dei Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di finanza si mettono insieme per forniture congiunte. Si possono avere gli stessi modelli di auto, salvo i colori e i distintivi sulla carrozzeria di ciascun corpo.
È stato detto che a l Dipartimento Ps c’erano troppe vetture di servizio.
Nell’ambito di una più profonda opera di dimagrimento del Dipartimento, cento macchine saranno redistribuite sul territorio.
Il risparmio vero , però , prevede altri interventi.
C ’ è un gruppo di lavoro sugli immobili, insieme all ’ Agenzia del Demanio e il ministero dell ’ Economia. Con il Cnr stiamo predisponendo un piano di razionalizzazione dei sistemi di comunicazione e informatizzazione. Abbiamo poi varato un tavolo di lavoro interforze e stiamo valutando la presenza dei presìdi per eliminare le sovrapposizioni. Soprattutto tra Arma e Polizia : dove una delle due forze è preponderante, l ’ altra cede il posto. E viceversa.
Il dibattito si impenna quando si tira fuori il tema di troppe forze dell ’ ordine: una discussione , tuttavia, spesso sfilacciata o approssimata.
Infatti, se il piano della pura logica non giustifica due forze di polizia a competenza generale, la realtà è un ’ altra. Devo dire che abbiamo piena sintonia con il Comandante generale dell ’ Arma, Dino Gallitelli, e della Guardia di Finanza, Saverio Capolupo: l ’ obiettivo è trasformare, in un certo senso, una crisi in un ’ opportunità. Migliorare le sinergie, razionalizzare le spese, condividere le azioni di prevenzione e repressione. Fare una rivoluzione, invece, significherebbe rischiare di ottenere un risultato peggiore di quello attuale.