Salvatore Cannavò, Il Fatto Quotidiano 2/2/2014, 2 febbraio 2014
SUPER-BUCO DEL SUPER-ENTE: 10 MILIARDI
Lascia un buco di circa 10 miliardi, la prima volta nella storia dell’Istituto. Anche se, dice, non è colpa sua, ma delle scelte di chi governa. Ed è vero. Ma Antonio Mastrapasqua è stato sempre considerato inadeguato al ruolo anche se Enrico Letta si è accorto solo ora della sua presenza. Eppure all’Ente i segnali erano evidenti: lo scontro, sotterraneo, mai ammesso, con il direttore generale Mauro Nori o i rilievi mossi dal Consiglio di Vigilanza negli anni passati, stanno lì a testimoniarlo.
Il peggioramento dei conti nell’ultimo anno è stato più che rilevante: 12,2 miliardi di andamento negativo nel 2012 con il deficit sprofondato a -9,7 miliardi e il patrimonio che dai 34 miliardi di inizio 2012 è sceso a 21,8 miliardi. Numeri, appunto, che dipendono essenzialmente da scelte politiche, dalle decisioni dei vari governi, dalle riforme dell’Inps che si succedono anno dopo anno. Il peggioramento drastico dell’ultimo anno dipende dall’unificazione di Inps, Inpdap e Enpals in quello che è stato definito “super-Inps” e che ha incorporato lo storico andamento negativo dell’Istituto previdenziale degli statali. L’Inpdap ha un deficit strutturale aggravato dal blocco del turnover nella Pubblica amministrazione che ha limitato le forze lavoro attive. La disoccupazione crescente alimenta questo squilibrio cui tutti, anche l’ex presidente, assistono senza fare nulla di significativo.
MASTRAPASQUA ha accompagnato la fusione senza riserve e a un certo punto l’allarme per il buco lo ha lanciato lui stesso ma con quel fare un po’ burocratico e un po’ felpato: “Il disavanzo è qualcosa che, visto dall’esterno, può dare segnale di non totale tranquillità”. Un giro di parole che nascondeva la richiesta al governo di rivedere le partite contabili con cui vengono registrati i trasferimenti statali all’Inps, oltre 93 miliardi nel 2012 in aumento di 10 miliardi rispetto all’anno precedente. Con un trucchetto contabile, quei soldi venivano contabilizzati come “anticipazioni” da parte dello Stato e quindi iscritti come “debito” da parte dell’Inps. Ora, con la legge di Stabilità del 2014, il governo Letta ha ripristinato la corretta contabilità. Ma gli squilibri di fondo restano e queste operazioni sono incomprensibili ai più. Restano solo gli allarmi sulla tenuta dei conti senza lumi su chi abbia la colpa. Mastrapasqua non ha fatto nulla per rendere l’Istituto uno strumento davvero di prossimità. Una annotazione che gli è stata fatta dal Consiglio di Vigilanza, nella Relazione al bilancio 2012, è proprio quella di aver puntato tutto sulla telematizzazione riducendo il ruolo di servizio di un Ente che, storicamente, ha avuto il suo punto di forza nell’assistere direttamente gli utenti. Invece, il personale è ridotto all’osso, gli uffici non sono ben organizzati – i dipendenti delle Poste che derivano all’ex Ipost e che oggi transitano nell’Inps non sanno nemmeno dove andare per sbrogliare le proprie pratiche – e il Super-Inps è un colosso finanziario che potrebbe avere i piedi d’argilla. Così sembra pensarla la Corte dei conti che alla fine dello scorso anno ha lanciato un ulteriore allarme in cui è compreso quello sulle invalidità civili. Nella politica di restrizione dei requisiti lanciata dal governo Berlusconi, e da Tremonti, sostenuta da Mastrapasqua, l’Inps si trova oggi a dover gestire un numero spropositato di ricorsi da cui uscirà nella maggioranza dei casi soccombente. Così, oltre agli assegni, dovrà pagare anche gli interessi.