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 2014  febbraio 01 Sabato calendario

OTTAVIO JR, IL NONNO, L’AZIENDA «QUESTO È IL NOSTRO ANNO»


Ricominciare. Ripartire con l’entusiasmo di sempre — solo l’anno scorso, per qualche mese, si era spento. Puntare sulle nuove generazioni e sulla forza dei legami. Un 2014 per guardare avanti, quello dei Missoni. Per crescere. Superando ostacoli e lacrime. Nel segno del colore e della sostenibilità. Dell’azienda, dei suoi dipendenti, dei suoi valori.
Sumirago, provincia di Varese. Una mattinata nel quartier generale Missoni. I grandi telai, le sarte attente a controllare campioni e cuciture, l’ufficio stile che studia abbinamenti e nuove palette. Centinaia di persone impegnate a creare un prodotto unico. Anche Ottavio junior, 29 anni, supervisor del mercato statunitense, è in azienda. Non è un caso. Il giovane Missoni, il nipote che porta il nome del fondatore della maison , si è messo all’asta per beneficenza. Ha accolto, cioè, la proposta di Charity Stars, start-up che mette a disposizione persone, cose, appuntamenti per una gara benefica. Chi offre di più vince la maglia del giocatore, il caffé con l’imprenditore, la cena con la star. Il ricavato va a sostenere associazioni, progetti, ong. Ottavio jr ha scelto la Onlus Mariana, adozioni a distanza e sostegno all’istruzione. Per un tour con lui, Fabio Maratea e la moglie Francesca hanno versato 1.500 euro.
Gita in azienda. «Ciao Ottavio!», lo salutano le addette alle macchine, al taglio, al controllo qualità. Lui — che a novembre compirà trent’anni — ricambia dolce, con i suoi modi educatissimi e gentili. E spiega: «Noi nipoti — la terza generazione, nove in tutto — siamo come gli altri, dipendenti dell’azienda». Quasi 250 tra Milano e Sumirago. Attaccati al lavoro come alla «famiglia», non c’è reparto in cui non ci siano ritagli di sfilate, di fotografie, dei Missoni insieme quando «c’erano tutti». Non si può fare finta di niente: Vittorio — il padre di Ottavio jr — scomparso tragicamente nel gennaio del 2013 a Los Roques, e il capostipite Ottavio — per tutti Tai — morto lo scorso maggio a 92 anni, non ci sono più. Due lutti in pochi mesi, un colpo per tutti. Gabriella, che lavora ai telai da 37 anni, «da quando ne avevo 16», si commuove: «Abbiamo sofferto tanto. E questi ragazzi, così carini e rispettosi, non hanno mai smesso di darci forza. Loro sorridevano. E a noi qualche lacrima scappava».
Il giro continua, ecco l’ufficio design con vista sul bosco. «Sono gli alberi che Tai ha fatto piantare», dice la responsabile, Liz Griffiths. È più facile ricordare il nonno: «Diceva che è un bene essere copiati, purché le copie siano belle e la gente dica: Guarda che bel capo Missoni», racconta Ottavio jr. In sartoria parlano ancora delle sue sortite: «Dalle sue espressioni capivamo tutto».
Il tempo che passa, il clima che torna positivo, piano piano. «Il 2013 cadevano i sessant’anni dell’azienda». Un sospiro. «Festeggeremo i 70». I valori di una famiglia dentro a un marchio del migliore made in Italy. L’amministratore delegato, Alberto Piantoni, osserva: «Vogliamo continuare a essere veri e consistenti». Etici. Cercando percorsi non convenzionali, «a zig- zag», come uno dei segni distintivi della famiglia, «rispettando la natura e chi acquista i nostri prodotti». Crescere a ritmo sostenibile. Nel 2014, l’anno buono. Tra il 5 e il 7 per cento. Dopo un 2013 da dimenticare: «Luca e Angela — i figli di Tai e Rosita — sono stati eccezionali, hanno retto per tutti».
Suona la campana, tutti in mensa. Nel frattempo è arrivata Rosita, la decana della famiglia, è appena atterrata da Parigi, sta lavorando intensamente sulla linea Missoni Home. Invita i due vincitori dell’asta a mangiare da lei — di fianco all’azienda — vuole conoscerli, capire il senso dell’iniziativa, «perché Ottavio ci tenesse così tanto», consegna loro due biglietti per la sfilata milanese del 23 febbraio. È energia pura, tra ricordi — i primi passi con la Rinascente, la sfilata «nude look» del 1967 a Firenze «per la quale fummo cacciati» — e progetti per il futuro. Intorno al tavolo si aggiungono il figlio Luca e uno dei due fratelli di Ottavio jr, Giacomo. Un pasto in famiglia, un bacio alla nonna, «obbligatorio». Poi tutti a lavorare. Insieme, in azienda. Rosita guarda fuori dalla vetrata: il bosco di Tai, in fondo il monte Rosa: «Comprare questo terreno è stata la scelta giusta, ci abbiamo vissuto bene, i ragazzi sono rimasti qui con noi. Certo, i ritmi sono affannosi, c’è tanto da fare. Ma forse è meglio così, non c’è tempo per piangere».