Sergio Romano, Corriere della Sera 1/2/2014, 1 febbraio 2014
EVASIONE FISCALE E BANCHE IL CASO DI AUSTRIA E LUSSEMBURGO
L’evasione fiscale è uno dei temi dominanti di questo governo anche perché il livello raggiunto è veramente preoccupante. Sappiamo che una buona parte dei patrimoni evasi si trovano nei paradisi fiscali. Ma è curioso che fra questi ci sia il Lussemburgo che pur facendo parte dell’Ue, gode dell’anomalo privilegio. È mai possibile che dopo tante discussioni non si sia riusciti a eliminare questo aberrante primato?
Nicodemo Settembrini
Caro Settembrini,
Lo scambio automatico d’informazioni tra le banche e le autorità fiscali dei singoli membri dell’Unione è materia di una direttiva proposta dalla Commissione europea nel 2008 e dovrebbe entrare in vigore nel 2015. Ma la norma richiede l’accordo unanime di tutti i membri dell’ Ue e manca ancora all’appello il benestare di Austria e Lussemburgo. Nella loro lunga battaglia di retroguardia i due Paesi hanno usato grosso modo gli stessi argomenti. Negano che i loro clienti siano necessariamente evasori fiscali. Ricordano che la libera circolazione dei capitali è un fondamentale principio del mercato unico. Affermano che il prelievo dell’imposta alla fonte sarebbe il sistema più efficace e meno invasivo. Sostengono che la misura proposta dalla Commissione colpirebbe particolarmente le loro banche, dove il numero dei clienti residenti in un altro Paese è incomparabilmente superiore a quello della grande maggioranza degli istituti bancari europei. (Ma qualcuno potrebbe replicare che sono molti proprio perché Austria e Lussemburgo li aiutano a evadere il fisco nazionale).
Oggi, di fronte alla crescente pressione di quasi tutti gli altri membri dell’Ue, Lussemburgo e Austria hanno ancora un argomento di cui non sarebbe giusto negare la validità. Sostengono che la loro adesione alla norma di Bruxelles conferirebbe un vantaggio alla Svizzera, dove il principio dello scambio automatico d’informazione non è ancora integralmente applicato. Interrogato nello scorso giugno da un giornalista del Sole 24 Ore sulla concorrenza di altre spregiudicate piazze finanziarie come Singapore e le isole Cayman, Jean-Jacques Rommes, direttore generale dell’associazione dei banchieri lussemburghesi, ha risposto che la Svizzera, nel settore della gestione del portafoglio, è un «peso massimo» e che presenta rispetto ad altri Paesi, insieme alla grande competenza professionale, un impagabile vantaggio: quello della stabilità politica.
In ultima analisi, quindi, molto dipende dalla Svizzera con cui l’Italia sta negoziando un accordo fiscale che sembra prossimo alla conclusione. Se anche gli svizzeri accetteranno il principio dello scambio automatico d’informazioni, Austria e Lussemburgo daranno probabilmente il loro benestare alla direttiva di Bruxelles. Incidentalmente, caro Settembrini, l’espressione «scambio automatico d’informazioni» significa, tradotta in chiaro, fine del segreto bancario. Oggi, scandalizzati dall’evasione fiscale dei grandi capitali, lo consideriamo un evento positivo. Domani, quando constateremo quanto si sia ridotta in questi anni la nostra sfera privata, forse rimpiangeremo il passato.