Stefano Elli, Plus 24 - Il Sole 24 Ore 1/2/2014, 1 febbraio 2014
NICORA LASCIA L’AIF VATICANA, LE DUE LETTURE POSSIBILI
Se ne va dall’Autorità di informazione finanziaria (Aif), il padre costituente dell’antiriciclaggio vaticana, cardinale Attilio Nicora, che avrebbe chiesto e ottenuto da Papa Francesco di essere sostituito. Dal vescovo Giorgio Corbellini, già segretario aggiunto del Governatorato della Santa Sede.
La rinuncia del 77enne cardinale, esperto giurista (è stato l’estensore tecnico della normativa concordataria del 1984 firmata da Bettino Craxi e Agostino Casaroli), viene spiegata ufficialmente con ragioni di salute e di età. In realtà in Vaticano esiste anche un’altra lettura della sua rinuncia.
L’uscita di scena di Nicora sarebbe il culmine di una dialettica silenziosa ma non per questo meno serrata con i vertici di una struttura, quella dell’Aif, che Nicora ha presieduto sino a questo momento non senza incontrare difficoltà e ostacoli di natura esterna e interna. Nello specifico Nicora avrebbe tentato di inserire un suo uomo di fiducia alla vicedirezione dell’authority vaticana, senza trovare udienza neppure nella nuova segreteria di Stato guidata da Pietro Parolin subentrato a Tarcisio Bertone. Per Nicora si sarebbe trattato dell’ennesimo smacco subìto dall’entrata in vigore della legge CXXVII e dal Motu proprio di Benedetto XVI che l’istituì il 20 dicembre 2010. Oggi l’Aif è diretta da René Brülhart mentre, di fatto, la vicedirezione è affidata da Tommaso Di Ruzza, avvocato da sempre vicino alla Città del Vaticano e genero dell’ex Governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio. Proprio Brülhart, già ai vertici dell’Aif del Liechtenstein, è considerato l’ispiratore delle modifiche al testo della legge CXXVII recepite nella successiva CLIX che limitava notevolmente i poteri dell’Aif in sede ispettiva.
Novità di non poco conto che avevano irrigidito il giudizio degli esperti del Moneyval, l’ente antiriciclaggio del Consiglio d’Europa, chiamato a esprimersi sulla conformità della normativa vaticana ai principi internazionali antiriciclaggio. Cambiamenti tra l’altro azzerati da un secondo e da un terzo Motu (l’8 agosto e il 21 novembre 2013) entrambi firmati da Papa Francesco. Ostacoli normativi a parte, pare proprio che l’Aif vaticana trovi al proprio interno numerose difficoltà ad iniziare le proprie attività. Come ha rilevato lo stesso Moneyval, risulta «sorprendente» che a oltre tre anni dalla sua costituzione non abbia avviato alcuna verifica ispettiva nei confronti di uno dei due soggetti vigilati, lo Ior, (l’altro è l’Apsa, l’amministrazione del patrimonio della sede apostolica) benché lo Ior sia finito al centro di più inchieste della magistratura italiana e sia stato teatro del clamoroso siluramento del suo ex presidente Ettore Gotti Tedeschi. Di certo l’organico di cui dispone non è all’altezza del compito: oltre a Brülhart e a Di Ruzza a palazzo San Carlo (sede dell’Aif) lavorano altre quattro persone: un informatico, un addetto all’ufficio protocollo, un giurista e il segretario del presidente. Ed è forse per questo che iniziano a circolare voci sull’imminente ingaggio dell’ennesima società di consulenza esterna (in Vaticano lavorano già Promontory, Kpmg, Ernst & Young e Mc Kinsey) cui affidare il compito di ispezionare un sempre più malinconico Ior.