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 2014  febbraio 01 Sabato calendario

IN GERMANIA RIAPRONO I NEGOZI


Nel mio quartiere di Charlottenburg si trova la Wilmersdorferstrasse, una delle storiche strade commerciali della capitale, in gran parte risparmiata dai bombardamenti. Alcuni negozi e locali risalgono ai gloriosi anni Venti. Ma diventano sempre meno. Panetterie, macellerie, drogherie non sono sopravvissute alla concorrenza dei grandi centri commerciali.

In pochi anni, solo in questa strada se ne sono aperti tre, e offrono di tutto, da un televisore a un panino, dal parrucchiere al calzolaio.

È avvenuto in ogni centro, piccolo o grande, della Germania. Ovunque, nella piazza centrale, insieme con il municipio, si trovavano un grande magazzino e il relativo parcheggio sotterraneo, una pizzeria e un Café Venezia con gelati all’italiana. I negozietti di famiglia, quelli chiamati di Tante Emma, la zia che conosce da sempre i suoi clienti, sono stati penalizzati anche dagli orari di chiusura, stabiliti rigorosamente alle 18 dei giorni feriali, alle 16 o alle 14 il sabato. Gli impiegati erano costretti a sacrificare il sabato mattina per fare la spesa. Inutili i tentativi di rendere più flessibile la regola introdotta sotto il III Reich.

Un giorno, quando vivevo a Bonn, mia moglie e io ci siamo fermati un sabato pomeriggio in zona Cesarini davanti a un Supermarket. Abbiamo comprato quel che ci serviva e ci siamo messi in fila alla cassa con gli ultimi ritardatari. Poi, Fernanda si è ricordata dei pomodori ed è andata a prenderli e mi ha raggiunto in coda. È sopravvenuto un inserviente e ha tentato di strapparle il sacchetto con gli insipidi Tomaten Made in Niederlande, pomodori olandesi. Lei ha opposto resistenza, come in una partita di rugby. Poi si è chiarita la faccenda: avevamo il diritto di pagare quel che avevamo preso fino alle 18 meno un minuto, non i pomodori prelevati dopo le fatidiche 18.

Ma da qualche anno i supermarket hanno vinto la battaglia: restano aperti fin quando vogliono, anche fino alle 22. E i piccoli non hanno retto la concorrenza. Impossibile per loro pagare lo straordinario alle commesse. A meno di non aumentare i prezzi, e porsi fuori mercato. Ora sta arrivando la rivincita. I Mall chiudono battuti dalla concorrenza di internet. E nelle cittadine e nei paesi il centro storico si trasforma in una zona desolata. Al più, i clienti vengono a vedere la merce e poi la ordinano in rete e se la fanno spedire a casa. Gli acquisti online hanno raggiunto nel 2013 i 430 miliardi di euro. Nel settore libri ed elettronica hanno raggiunto il 25%, con tendenza a crescere. Si calcola che in dieci anni l’aumento complessivo sarà del 60%.

Gli Einkaufszentren, come si chiamano in tedesco, sono sempre meno: 460 in tutto (si contano quelli a partire dai 10 mila mq) e sono vecchi: il 40% avrebbe bisogno di urgenti e costosi restauri. L’anno scorso sono stati investiti nei Mall 3,6 miliardi di euro. Ma non bastano. Si preferisce investire in hotel, in residence per anziani, in cliniche, che danno una rendita sicura. Così secondo gli studi delle agenzie immobiliari torna conveniente puntare sui negozi di una volta, purché siano specializzati, e il personale sia preparato.

Un trend come si sta registrando nelle librerie: invece di andare al supermarket del romanzo si va dal libraio che ci conosce e sa consigliarci. Il futuro è di Tante Emma? Sembra di sì: i giovani trovano finanziamenti dalle banche per aprire le attività che amano. L’hobby si trasforma in lavoro: e al di là del bancone si trova qualcuno che è un esperto, e sa quel che vende.