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 2014  febbraio 01 Sabato calendario

OSVALDO, IL NEMICO ZEMAN LO FECE CRESCERE DAVANTI A CONTE

Dici Osvaldo e pensi soprattutto a Zeman. Rifletti sull’opportunità concessa dalla Juventus all’attaccante argentino e torni con la mente a uno strano incrocio tra il boemo e Antonio Conte. Chissà, alle radici dell’avventura calcistica di Pablo Daniel nel Lecce, nacque il primo interesse del tecnico bianconero per Osvaldo.

Il primo incrocio Appena esonerato dall’Arezzo, il debuttante allenatore Conte decise di studiare Zeman, allora alla guida del Lecce nel campionato di Serie B, stagione 2006-2007. Nel concedersi un periodo di tranquillità nella sua città, Antonio ne approfittò per vedere all’opera lo storico nemico «giurato» della sua Juventus. «Zeman resta un maestro unico, per gli schemi offensivi propone soluzioni straordinarie», così Conte dribblava i giornalisti al campo «Mondodoro» di Trepuzzi, mentre seguiva, con il fratello Gianluca, gli allenamenti del Lecce. In quel gruppo, Osvaldo, appena ventenne, già regalava sprazzi della sua qualità. Colpi di grande classe, potenza nelle conclusioni da fuori area e fiuto del gol: l’argentino cresceva alla scuola di Zeman, che aveva sorpreso tutti nell’indicare in estate il suo primo obiettivo sul mercato. Richiamato a sorpresa dai Semeraro dopo la traumatica separazione al termine del torneo 2004-2005 in A, il boemo mise subito nel mirino l’attaccante preferito. «Prendiamo Osvaldo, è un giocatore di prospettiva, magari l’Atalanta è interessata a farlo maturare: mi è piaciuto, l’ho visto nella partita Brescia-Atalanta “Primavera”», la proposta di Zeman al d.s. Angelozzi, al quale chiese pure di acquistare il centrocampista Candreva dalla Ternana.

Osvaldo, che affare Roberto Zanzi, d.g. dell’Atalanta, concesse al Lecce la comproprietà di Osvaldo per 625 mila euro. L’attaccante entrò subito negli schemi del «maestro», e sino a dicembre in 15 presenze (13 da titolare) segnò 6 gol. «Neppure lui sa quanto può diventare forte», il marchio del boemo sul ragazzo. Esonerato Zeman a Natale, con Papadopulo sulla panchina del Lecce e con l’acquisto di Tiribocchi, Osvaldo fu sacrificato spesso in panchina e da gennaio firmò solo 2 reti in 16 presenze (7 da titolare). «Fosse per me, rimarrei nel Lecce ma solo se avessi spazio per giocare», a fine campionato Osvaldo attendeva l’esito delle buste per la comproprietà tra il club di Semeraro e l’Atalanta, che la spuntò con un’offerta di 1,6 milioni.

Torino per esaltarsi Quell’attaccante di razza aveva stuzzicato l’interesse di Corvino, che sferrò subito l’attacco all’Atalanta e con oltre 3 milioni portò l’argentino alla Fiorentina. In maglia viola Pablo si esaltò nelle trasferte a Torino: prima il gol-vittoria nel 3-2 contro la Juventus, poi il guizzo che sancì il successo contro i granata. Ora in casa bianconera Vucinic starà pensando a quest’ultima mancata staffetta con Osvaldo. Già, strano destino, il Lecce e la Roma, dopo la cessione del montenegrino, lo sostituirono proprio con l’estroverso argentino.