Paolo Bartezzaghi, la Gazzetta dello Sport 1/2/2014, 1 febbraio 2014
PAZ AL COMANDO
Dopo un anno e pochi mesi in panchina, Gianmarco Pozzecco ha raggiunto con Capo d’Orlando il primo posto in Lnp Gold.
Cos’è successo dopo le prime tre sconfitte?
«Una tragedia sportiva. Il momento più brutto della mia carriera. Sentivo la responsabilità di aver fatto la squadra e chiamato amici come Basile e Soragna. Non volevo far vivere a loro momenti così. Non era quello che avevo promesso».
Tentazione di tornare a giocare?
«Dopo la terza sconfitta a Casale, con lo staff eravamo davanti all’hotel, di notte. Ho provato a correre per vedere come reagivo. Una cosa assurda. Pensavo: “Farei qualunque cosa per dare una mano”. Ma sarebbe stata la cosa più sbagliata. Se vedi un amico nelle sabbie mobili, senza pensarci ti butti per aiutarlo. Tutti e due rischiate di annegare. Meglio usare un ramo».
Come si sta da primi in classifica?
«Inconsciamente è normale che si abbiano mire diverse. La mia priorità è stare bene insieme oggi. Godersi quello stiamo vivendo. Il paese di Capo d’Orlando ci aiuta, c’è un’umiltà intrinseca nel loro modo di essere. Sono già riconoscenti di quello che stiamo facendo».
Coach Poz e i 39enni Basile e Soragna...
«Con loro non può essere come con gli altri. A tutti posso garantire una cosa. Non sarò mai il miglior allenatore che hanno avuto. Ma, sarò presuntuoso, nessun altro gli avrà mai voluto tanto bene quanto gliene voglio io».
Troppo affetto non mina l’autorevolezza?
«Non posso farci niente, sono fatto così. Ho posto il quesito anche a Meo Sacchetti che mi ha allenato qui nel 2007-08. Mi ha detto: “Non puoi precluderti dei rapporti solo perché con alcuni non funziona”. Da giocatore ho sempre sognato un rapporto clamorosamente vero con un tecnico. L’ho avuto solo con Tullio Micol, il primo che ho avuto. Giocavo per lui. È stato il mio padrino alla Cresima».
Dopo più di un anno, lo sguardo sulla partita è da giocatore o da allenatore?
«Non ho ancora visto una cosa da coach. Se succedesse, avviserò. Sono stato un giocatore e un ragazzo complicato. Non voglio dimenticare quanta fatica si faccia a giocare. Spesso i tecnici non lo sanno la fatica che si fa in difesa».
I suoi giocatori fanno cose da Poz?
«Impossibile. Conosco tutte le astuzie. Esempio: per fare vedere che ti impegni in difesa, ti butti in anticipo spudoratamente, il tuo avversario ti batte e tu sei già in contropiede».
Cose non da Poz?
«Cefarelli che prende 23 a un esame di Diritto. Una gioia».
Un anno fa: «Se mi chiamano coach, non mi volto». Ora?
«Mi chiamano Mister, come nel calcio, per prendermi in giro. Lo fanno in paese, perché per loro ogni allenatore è Mister».
Un anno dopo, quanto si cambia?
«Quello del tecnico è un ruolo maiale. Quando le cose vanno bene, pensi di aver capito qualcosa di più. E invece hai capito qualcosa di meno. Vinciamo perché abbiamo preso Baso, Soragna, Nicevic, i due Usa. E tutti gli altri hanno una disponibilità clamorosa».
Dura convincere il Baso?
«L’ho tampinato come non avevo mai fatto neanche con una donna. Ho lavorato tutta l’estate alla squadra. Non è stato un sacrificio, quello lo fanno Baso e Soragna a stare giù sulle gambe a 39 anni per difendere».
Com’è allenare Basile?
«Discutiamo ogni giorno, ha una memoria e conoscenza da Eurolega. Portannese sta facendo passi da gigante perché vede in allenamento Basile e gli altri. S’impara più dai compagni. io qualcosa da Sugar Richardson, ho imparato».
Confronti con il papà, ex giocatore e coach?
«Sono uno che pensa che nessuno può aiutarlo. Papà lo sa e centellina i consigli allo stretto necessario. Io ascolto tutti. Poi, purtroppo o per fortuna, ragiono con la mia testa. È tutto più semplice di quello che si crede: in campo volersi bene vuol dire aiutarsi. L’importante è andare tutti nella stessa direzione. Dico sempre alla squadra: “Purtroppo per voi, la direzione la decido io”».
Non ho ancora visto una cosa con gli occhi dell’allenatore. Quando accade, avviserò. Non voglio dimenticare la fatica che un giocatore fa a difendere Ho tampinato Basile (foto) come mai ho fatto con una donna. A lui e a Soragna ho garantito: non sarò mai il miglior tecnico che hanno avuto, ma nessuno gli ha voluto più bene Goran Dragic dei Suns LAPRESSE