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 2014  febbraio 01 Sabato calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA CADUTA DI MASTRAPASQUA


REPUBBLICA.IT
ROMA - Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, ha ricevuto questa mattina il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, il quale, "anche alla luce delle decisioni assunte ieri dal Consiglio dei ministri, ha manifestato la sua volontà di rassegnare le dimissioni dall’incarico di presidente dell’Inps". Lo comunica lo stesso ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
"Credo che Mastrapasqua abbia fatto una scelta saggia. Ha colto l’iniziativa del governo: non si possono assumere incarichi così rilevanti senza esclusività" il commento del premier Enrico Letta, che dopo aver dato atto del lavoro di Mastrapasqua "in questi anni, fatto in modo corretto", ricordando passaggi importanti quali l’unificazione tra Inpdap e Inps, auspica una accelerazione dei tempi per la norma sulla nuova governance.
Il Governo, ricorda la nota del ministero del Lavoro, ha deciso di accelerare il processo di ridisegno della governance dell’Inps e dell’Inail e ha approvato un disegno di legge per disciplinare l’incompatibilità per tutte le posizioni di vertice degli enti pubblici nazionali, prevedendo, per quelli di particolare rilevanza, un regime di esclusività volta a prevenire situazioni di conflitto d’interesse.
"Il Ministro, nell’esprimere, anche a nome del Governo, apprezzamento per la sensibilità dimostrata dal Dott. Mastrapasqua, - conclude la nota - lo ringrazia per il lavoro svolto in questi anni per il rinnovamento dell’Inps e il complesso processo di riorganizzazione dell’Ente derivante dall’incorporazione dell’Inpdap e dell’Enpals".
Secondo indiscrezioni, il favorito alla successione è l’ex ministro del lavoro Tiziano Treu. "Non ho conferme di nessun tipo, sono solo voci che girano di cui al momento non ho conferma" risponde Treu all’Agi, "credo che le cose non saranno rapide ma come normale, preferisco mantenere lo stretto riserbo". Favorevole a una riforma della governance? "Ricordo che - replica Treu - già negli ultimi mesi della scorsa legislatura c’era una larga convergenza in Parlamento su questo punto, e cioè quello di riformare la governance dell’istituto al pari di una grande azienda, e io ero favorevole".
"Per il governo l’incarico di presidente di un ente pubblico nazionale deve essere fatto in esclusiva e non in regime di conflitto di interesse", aveva annunciato ieri il premier Enrico Letta al termine della riunione del Consiglio dei ministri, parlando delle decisioni assunte sul caso Mastrapasqua sollevato da Repubblica. "Il governo non si sovrappone all’azione dell’autorità giudiziaria", aveva continuato il premier, rilevando però "che non esiste una norma di incompatibilità nelle cariche nella pubblica amministrazione. Noi interveniamo con un ddl che presentiamo oggi alla Camera con procedura di urgenza".
In questo modo si colma "un buco normativo a nostro avviso clamoroso" sulle incompatibilità per gli enti pubblici nazionali. "Riteniamo che conflitti d’interesse nella sostanza - ha detto ancora Letta - ma non rilevati nella norma, debbano terminare e che quegli incarichi, per i grandi soggetti nazionali, come Inps, Istat o altri, devono essere svolti in esclusività".
Treu favorito alla successione. Sarebbe Tiziano Treu il candidato più forte alla presidenza dell’Inps. Secondo quanto apprende l’Agi, l’ex Ministro del Lavoro (nominato durante il governo Dini e confermato da Prodi) rappresenterebbe in queste ore il nome più papabile e anche autorevole per guidare l’istituto in vista della riforma della governance. In quota anche Raffaele Bonanni, attuale segretario della Cisl, anche se sarebbe al momento il candidato più ’debole’. Il suo nome era circolato invece quando è scoppiato il ’caso’ di Mastrapasqua, ma sull’attuale direttore generale Mauro Nori non sembrano al momento concentrarsi i consensi perché considerato troppo ’tecnico’.
Nella rosa dei candidati figura invece Giuliano Cazzola, oggi nel Ncd, ex presidente della Commissione Lavoro della Camera e a lungo consigliere d’amministrazione dell’Inps. Proprio Cazzola ha speso parole di apprezzamento per Mastrapasqua. "Con le sue dimissioni Antonio Mastrapasqua dimostra di essere più serio di quanti hanno scoperto con decenni di ritardo l’esistenza di un ’vuoto legislativo incolmabile’. Oggi sappiamo che non solo il diritto di fare politica, ma anche di amministrare la cosa pubblica è nelle mani dei nostri ayatollah: le procure e i circuiti mediatici ad esse collegati".

COMMENTI DI MASSIMO RIVA (27 GENNAIO 2014)
Fa bene Letta a chiedere la "massima chiarezza" sul caso Mastrapasqua soggiungendo nel "rispetto dei cittadini". Infatti, al di là degli aspetti penali la vicenda richiama l’attenzione degli italiani su un’inconcepibile degenerazione organizzativa dei pubblici uffici.
Basti dire che un incarico così importante e delicato quale la presidenza dell’Inps - il gigante della previdenza sociale - dovrebbe essere ragionevolmente ricoperto da una persona che vi si possa dedicare in via esclusiva. Sta, viceversa, venendo alla luce che l’indagato Antonio Mastrapasqua oltre alla poltrona di vertice dell’istituto previdenziale ne occupa, a vario titolo, almeno un’altra ventina in enti di diritto sia pubblico sia privato.
Una simile situazione lascia esterrefatti. Ma non tanto per quanto riguarda l’evidente bramosia di potere (e connesse prebende) della singola persona. Ciò che allarma ben di più è che la struttura amministrativa dello Stato sia oggi siffatta da aver tollerato la costruzione passo a passo di un tale cumulo di incarichi senza che nessuno abbia alzato almeno un sopracciglio. Non chi ha governato nel frattempo e pure non perde occasione per squadernare promesse di moralizzazione della vita pubblica. E neppure chi dal versante dei sindacati aveva e avrebbe titolo e poteri da esercitare in tema di gestione dell’Inps.
Come dire che, nel caso specifico, casta politica e società civile si sono trovate d’amore e d’accordo nel non voler vedere ciò che, ai rispettivi livelli di conoscenza, non poteva non essere visto.
Viene perciò da porsi un interrogativo increscioso ma inevitabile: quanti altri casi Mastrapasqua si nascondono, al riparo di occhi conniventi, negli uffici pubblici e quindi nei capitoli di spesa del bilancio dello Stato? Quesito che porta a porne altri e anche peggiori. Il potere politico sa esercitare il doveroso controllo sulle strutture della pubblica amministrazione? Ovvero nei pubblici uffici si è ormai consolidata una corporazione di alti burocrati che, sulle orme dei boiardi delle aziende di Stato, è in grado di perseguire propri e autonomi interessi in barba perfino ai mutamenti delle stagioni politico-parlamentari? Sono dubbi pesanti perché attengono all’identità stessa della funzione statale e fanno temere che, attraverso scivolamenti progressivi nel corso degli anni, il supposto primato della politica sia diventato un fragile simulacro dietro il quale operano in realtà persone e consorterie del tutto prive di investitura elettorale ma ben corazzate da occulte pattuizioni di potere.
Bene, allora, che Enrico Letta chieda la massima chiarezza sul caso Mastrapasqua. Ma perché questa richiesta suoni credibile per il paese occorre che la verità sollecitata dal presidente del Consiglio si spinga ben più in là del vertice Inps. C’è una "spending review" da fare che vada oltre l’esame puntuale dei singoli capitoli di spesa o i risparmi da realizzare unificando i costi d’acquisto delle siringhe del servizio sanitario. Si tratta di compiere una revisione radicale delle strutture stesse in cui è articolata la pubblica amministrazione perché è qui che si annidano le fonti spesso occulte di ingovernabilità del bilancio.
Se così avverrà, anche della vicenda Inps potrà dirsi oportet ut scandala eveniant. Altrimenti anche le parole del presidente del Consiglio resterebbero chiacchiere al vento.

LA MOGLIE (29 GENNAIO)
ALDO FONTANAROSA E ROBERTO MANIA
L’ingordigia per le poltrone è una malattia di famiglia a casa Mastrapasqua. Lui, il superpresidente delle pensioni, si è fermato a 9 incarichi dopo aver strabordato fino a venticinque negli anni passati. La consorte, Maria Giovanna Basile, nativa di Avellino, classe 1962, commercialista di professione, accumula 20 presenze nei collegi di sindaci delle più svariate aziende, dalla Rai ad alcune controllate dell’Aci, dall’Acea ad aziende sanitarie fiorentine e romane, dall’impiantistica all’immobiliare, dalla consulenza e pianificazione aziendale, a una merchant bank. Una coppia incaricata, verrebbe da dire.
Una coppia della Roma borghese, casa ai Parioli, studi ai Parioli. Fuori dalla politica nazionale fino al 2004 (quando Antonio viene cooptato in quota Forza Italia nel Consiglio di amministrazione dell’Inps), ma già immersa nella politica e negli affari capitolini da molti anni prima. Decisivo, nell’ascesa di moglie e marito, il legame con Alfredo Antoniozzi, prima democristiano poi forzista, che sfidò, perdendo, Nicola Zingaretti alle elezioni per la Provincia di Roma; ma anche, se non soprattutto, l’amicizia di Antonio Mastrapasqua con Giampaolo Letta, figlio di Gianni, nata al Liceo del San Leone Magno. Un sodalizio che non si è mai interrotto e che si è esteso al padre, gran regista delle trame del potere nel ventennio del berlusconismo. E che ha portato su, sempre più su, il commercialista romano fino alla presidenza del Grande Inps, che ha inglobato in sé praticamente tutti gli altri enti previdenziali, dall’Inpdap all’Enpals. E da lì a tutti gli altri incarichi, presidenza di Idea Fimit, vicepresidenza di Equitalia, presidenze di collegi di sindaci, partecipazioni in altri collegi. Nove incarichi in tutto, ha precisato Mastrapasqua. Come se fossero pochi.
Ma non c’è solo Antonio. La moglie ne ha di meno importanti di incarichi, ma sta sempre lì dove la politica e gli affari si intrecciano, dove tirando i fili si può arrivare al centro dei poteri. E dei potenziali conflitti di interesse. È nel collegio dei sindaci della Rai, l’azienda dei partiti e dell’antica lottizzazione. Presente pure nei collegi di due importanti società controllate da Viale Mazzini: Rai Way (installazione impianti) e Rai Cinema.
Poi ci sono le controllate dell’Aci, l’Automobile club d’Italia. Anche qui non si risparmia lady Mastrapasqua: Aci Global (servizi di sostegno all’impresa), Aci Infomobility, Ventura (agenzie di viaggio e tour operator), Aci Vallelunga (gestione impianti sportivi), Targasys. Nell’arcipelago dell’Aci, però, la Basile ci è arrivata, presumibilmente, non per legami coltivati con il consorte, bensì attraverso il suo socio dello studio di consulenza, Guido Del Bue, figlio di uno storico dirigente dell’ente parapubblico.
Non basta. L’Acea ai non romani dice poco, ma in città è un po’ come Mediobanca per Milano: chi conta vuole esserci perché sa che molte partite chiave si giocano proprio lì. Clamoroso è stato il braccio di ferro, nell’ultima campagna elettorale, tra il candidato sindaco Ignazio Marino e il costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone, per il ricambio dei manager di Piazzale Ostiense. E nell’Acea c’è anche una poltrona occupata dal signora Mastrapasqua: è sindaco con scadenza fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2014.
Più difficile da esplorare il capitolo delle aziende impegnate nel settore della sanità delle quali la Basile è membro del collegi di controllo. Sono più d’una, fiorentine e romane. C’è la Santa Chiara Firenze, società attiva nei servizi ospedalieri; e anche la Giomi Rsa che opera nel settore delle case di cura per lunga degenza.
Poi aziende in altri campi: dall’impiantistica (la Ecosuntek di Gualdo Tadino in provincia di Perugia) all’immobiliare (la Salic e la Giomi real estate); dalla consulenza e pianificazione aziendale (la Giomi spa, che sta per Gestione istituti ortopedici nel mezzogiorno d’Italia, e anche la Cappellani Giomi spa). C’è anche infine una merchant bank (la Finemi spa). Venti poltrone. Tante. Che, nella passata legislatura, fecero insospettire il senatore Elio Lannutti (Idv) il quale, in una interrogazione scritta, domandò al governo se riteneva che potessero configurarsi possibili conflitti di interesse proprio per il delicato ruolo che esercitata il marito. La risposta non c’è mai stata.

PEZZO DELLA REPUBBLICA DI OGGI (LUISA GRION)
ROMA
— «L’incarico di presidenza di un ente pubblico nazionale non può essere fatto in regime di conflitto d’interesse, ma deve essere esclusivo». Enrico Letta interviene sul caso Mastrapasqua con un disegno di legge varato ieri dal Consiglio dei ministri e con la riforma della governance dell’Inps stessa e dell’Inail. Mastrapasqua, indagato dalla procura di Roma, è così licenziato e il governo promette di regolare quel buco normativo che ha consentito al presidente dell’Inps di fare incetta di incarichi. Intanto l’Inps, con un decreto ingiuntivo, chiede 42 milioni all’Ospedale Israelitico di cui Mastrapasqua è direttore generale.
ROMA
— Mai più un altro Mastrapasqua, mai più un presidente di un ente pubblico seduto in contemporanea su un numero imbarazzante di altre poltrone. Il governo Letta intende mettere un paletto alla questione dei doppi incarichi, per evitare che in futuro, nelle mani di uno stesso uomo, possano concentrarsi posizioni di potere e conflitti d’interessi. Oggi quel paletto non esiste, anzi «c’è un buco normativo assolutamente clamoroso che va coperto». Così ha detto il premier Letta commentando il caso Inps e la marea di ruoli ricoperti dal suo presidente, ora sotto inchiesta della Procura di Roma per via delle presunte cartelle cliniche truccate dall’Ospedale Israelitico (di cui sempre Mastrapasqua è direttore) e
dei contributi previdenziali da questo non versati alla «sua» Inps.
Un clamoroso caso dal quale è emerso un vuoto di legge «che ha resto possibile quanto accaduto» e che ora va sanato con un provvedimento d’urgenza. Per il governo, ha detto Letta, «l’incarico di presidenza di un ente pubblico nazionale non può essere fatto in regime di conflitto d’interesse, ma deve essere esclusivo». Precisando che l’esecutivo non intende «sovrapporsi all’azione dell’autorità giudiziaria che farà il suo corso» il premier ha presentato le due strade che saranno intraprese per coprire la voragine in tempi «velocissimi»: il disegno di legge varato ieri dal Consiglio dei ministri e riforma della governance cui saranno sottoposti l’Inps stesso e l’ Inail.
Un intervento che arriva nello
stesso giorno nel quale il Ministero dell’Economia aggiorna la lista dei rinnovi previsti nel 2014 del management, tra cda e collegi sindacali, per 29 gruppi controllati direttamente o indirettamente dal Tesoro. Tra questi, Eni, Enel, Finmeccanica e Poste.
La norma preparata dal governo e che sarà trasmessa al Parlamento con procedure d’urgenza, stabilisce
che: «Il presidente e gli amministratori degli enti pubblici nazionali non possono rivestire la carica di amministratori o componenti degli organi di controllo e revisione in enti e società, né esercitare attività imprenditoriali o commerciali o intrattenere rapporti di lavoro». Il presidente e gli amministratori degli enti pubblici nazionali non potranno «esercitare attività professionale o di consulenza in materie connesse con l’ambito di competenza dell’ente di appartenenza ». La legge, una volta approvata sarà applicata anche ai casi già esistenti, si precisa. Quanto alla riforma della governance, Letta ha precisato che se ne occuperà - in tempi brevi - il ministro Giovannini che già la prossima settimana convocherà le parti sociali per discuterne.
Il riferimento del governo al caso Mastrapasqua è più diretto: «Un ente nazionale come l’Inps deve essere guidato in esclusiva, così come io esercito il mio ruolo in esclusiva» ha detto Letta. Parole dietro le quali é dato leggere un invito al vertice a dimettersi, tanto che da diversi fronti (Morassut del Pd in primis, ma anche Sel, Lega e Gruppo misto) è stato chiesto a Mastrapasqua di «fare un passo indietro ora ancor più necessario ». Inviti che il presidente dell’Inps, al momento non sembra
intenzionato a cogliere. Dal chiuso della sua trincea fa notare che la sua posizione è perfettamente conforme alla legge in vigore. Di fatto ancora non c’è un impedimento ai doppi incarichi pubblici, e pare che la situazione imbarazzante fatta notare anche dal governo sia destinata a sopravvivere, almeno per un altro po’. Nel mondo degli enti pubblici, in realtà, a tenere i piedi in più staffe non c’è solo Mastrapasqua: se il disegno di legge passerà al vaglio delle Camere così com’è potrebbero venire alla luce altre incompatibilità oggi inesistenti. Per esempio, lo stesso Massimo De Felice, presidente dell’Inail, istituto per eccellenza della assicurazione pubblica, fa parte di un laboratorio economico (Alef) che fra i vari servizi offerti annovera quello di consulenza alle assicurazioni private. Per restare ad un altro ente pubblico, l’Enit per il turismo, il presidente Pier Luigi Celli, siede nei consigli di amministrazione di Illy caffè e delle assicurazioni Unipol. Giancarlo Cremonesi, presidente di Acea, è allo stesso tempo presidente anche delle Camera di Commercio di Roma e di Unioncamere Lazio. Carnet molto più sottili rispetto a quelli nelle mani di Mastrapasqua e oggi del tutto legali, ma che con le nuove regole potrebbero non esserlo più.

LA STORIA DELL’OSPEDALE ISRAELITICO
FABIO TONACCI FRANCESCO VIVIANO
ROMA
— Mentre la politica scopre quello che era sotto gli occhi di tutti, e cioè il colossale conflitto di interessi del multiincaricato Antonio Mastrapasqua, l’Inps fa qualcosa di meno ovvio. Con un decreto ingiuntivo notificato ieri all’Ospedale Israelitico e alle Asl del Lazio punta a recuperare 42 milioni di euro di credito non saldato. A prescindere dall’esito dell’indagine della procura sul presidente dell’Inps per l’affaire dei rimborsi gonfiati, l’Ente previdenziale
si tutela: vuole indietro i contributi non versati dalla clinica romana, 29 milioni, più le sanzioni e gli interessi di mora. Li vuole tutti e subito.
È stato lo stesso Inps a comunicarlo al ministero del Lavoro,
in una lunga mail nella quale viene fuori che la pratica “Israelitico” balla già da alcuni mesi sotto l’occhio della Corte dei Conti. Almeno dal 20 settembre scorso, quando il magistrato addetto al controllo del-l’Istituto, Antonio Ferrara, si è insospettito dopo aver ricevuto il decreto del presidente Zingaretti che sospendeva il riconoscimento di alcuni crediti ceduti. Nello stesso momento in cui la mail è arrivata nella posta elettronica del ministero, al nono piano del palazzo della Giunta regionale del Lazio si sono accorti che due faldoni con i documenti dell’Ospedale Israelitico sono spariti dall’archivio. Contenevano le copie originali degli atti istruttori alla base dei due protocolli d’intesa del 2011 e 2011, firmati da Mastrapasqua e ratificati con decreto dall’ex governatore Renata Polverini.
La Regione ha denunciato il furto. «Non sono più reperibili ». Per i carabinieri del Nas
quelle carte sono di un certo valore, potrebbero spiegare quali logiche hanno portato alla stesura di due convenzioni così goffamente prone agli interessi dell’Israelitico, tanto da essere bocciate non una ma due volte al Tavolo Tecnico dei delegati del governo. La richiesta dei militari di visionare quei fascicoli racconta due cose: che l’inchiesta è tutt’altro che chiusa e — nel caso che di furto si tratti — che qualcuno sta cercando di coprire gli accordi intessuti tra Mastrapasqua e la giunta in quella stagione.
Stagione, il biennio 2011-2012, in cui l’Israelitico copriva ogni mese i contributi non versati con cessioni di credito «regolarmente accettate dalle Asl di riferimento», scrive l’Inps nella mail inviata al ministro Giovannini. Le firmava il presidente, in qualità però di direttore
generale della clinica, davanti a un notaio di Roma. I crediti con le Asl che non pagavano erano girati in parte all’Inps, quindi a sé stesso, in parte all’Inpdap. Ci sono decine e decine di atti notarili a dimostrarlo. Ora questo suo doppio ruolo, triplo ruolo se si considera che Mastrapasqua è anche vicepresidente di Equitalia cioè dell’ente riscossore dei crediti non liquidati, è diventato insostenibile anche per il governo.
L’annuncio del premier Letta di voler riformare la
governance
dell’Inps è storia di ieri. Ma bastava leggere gli ultimi due impietosi referti della Corte dei Conti sugli organi di vertice dell’Ente, datati 2012 e 2013, per avere un’idea del potere che si è concentrato nelle mani di un solo uomo. Chi ha scritto quelle relazioni è ancora il magistrato Antonio Ferrari. Descrive Mastrapasqua per quello che è diventato all’interno del-l’Inps: un monarca che governa in un contesto di anomalie. «In qualità di commissario straordinario (ruolo coperto fino al 31 maggio del 2012,
ndr)
— si legge — era controllante e controllato ». Ha ignorato «in taluni casi anche importanti» i pareri del Consiglio di indirizzo e vigilanza, ha definito da solo «le linee guida dell’accorpamento di Inpdap e Enpals e dell’andamento gestionale del 2012»,
cancellando «senza alcuna motivazione » una proposta interna.
Non solo. È stato lui a spingere per mettere sul bilancio dell’Ente «onerose consulenze fornite da una società specializzata — scrive la Corte dei Conti — senza una adeguata programmazione ». Chi lavora nella sede centrale, la considera una sorta di Inps “ombra”, con compiti prima svolti dal personale interno. Il risultato è stato quello di triplicare in tre anni la spesa complessiva, «estesa anche a eventi di tipo culturale». Quello della comunicazione, per il presidente, è un pallino. Tanto da mettere in piedi un ufficio stampa alle sue dipendenze, «in aggiunta alla preesistente Direzione centrale, con competenze analoghe». Meno appassionato, invece, a partecipare alle riunioni sulla vigilanza: «Del tutto carente da quattro anni la sua presenza alle riunioni del Consiglio». Non è un dettaglio. La presenza del vertice in quei consessi è fondamentale in un ente quale l’Inps che non ha consiglio d’amministrazione perché soppresso. Ma questo, per Mastrapasqua, non è stato mai un gran problema.

MILENA GABANELLI SUL CORRIERE DELLA SERA
Protagonisti: il direttore generale dell’Ospedale Israelitico (Mastrapasqua), il presidente dell’Inps (Mastrapasqua), il vicepresidente di Equitalia (Mastrapasqua). Il fatto: l’Ospedale Israelitico di Roma ha firmato una convenzione con la Regione Lazio per avere il rimborso delle prestazioni.
ANTONIO MASTRAPASQUA CON LA MOGLIE MARIA GIOVANNA BASILEANTONIO MASTRAPASQUA CON LA MOGLIE MARIA GIOVANNA BASILE

La Regione ritarda a pagare perché non tutte le prestazioni sembrano dovute, poi quella convenzione è troppo di manica larga e viene bloccata. Antonio Mastrapasqua, nel 2012, convince la Polverini che non c’è niente di taroccato nell’ospedale che lui dirige. Qualche settimana fa il nuovo governatore della regione Zingaretti ha di nuovo sospeso la convenzione.

Le indagini dei carabinieri hanno avuto il loro corso: sembra proprio che l’ospedale chiedesse alla Regione rimborsi non dovuti; ci sono stati arresti, sono partite le indagini della magistratura e la pronta collaborazione di Mastrapasqua: «Non ne sapevo niente». Il capo ha tanti incarichi, non può seguire tutto per filo e per segno, e odiosamente scarica sui sottoposti. Ma che interesse può avere un medico, o un amministrativo, che lavora per un ente senza fini di lucro, nel taroccare una richiesta di rimborso? È troppo facile pensare che lo fa perché qualcuno glielo chiede. Se non il direttore generale, chi?
MASTRAPASQUA E GIANNI LETTAMASTRAPASQUA E GIANNI LETTA

Mentre l’indagine farà il suo corso, spostiamo l’interesse sull’Inps. L’Ospedale Israelitico dal 1993 non versa i contributi dovuti, e chiede alla Asl di provvedere a regolare i conti con gli enti previdenziali in cambio della cessione di una parte del credito. In sostanza ricorre a una legge del 1985 che consente agli enti morali di compensare i crediti per le prestazioni sanitarie con i debiti nei confronti della pubblica amministrazione. Ma chi ha certificato quei crediti come «certi ed esigibili», visto che gli accertamenti hanno dimostrato il contrario?
Mastrapasqua AntonioMastrapasqua Antonio

La Regione ha quindi ritardato i pagamenti, e l’ente previdenziale ha accumulato credito, senza muovere un dito. Non è certo un problema dell’Inps se l’ospedale chiedeva rimborsi non dovuti! Il problema sta nel fatto che Mastrapasqua sia da un lato direttore generale dell’ospedale che deve pagare i contributi, e dall’altra presidente dell’ente che li deve incassare.

La cifra di cui stiamo parlando non è da poco: dai documenti Inps in nostro possesso il debito per contributi previdenziali non pagati dall’Ospedale Israelitico ammontano a 42.548.753 euro, di cui 10.771.383 per interessi sanzionatori, 2.845.695 per interessi di mora. Dal 2004, gestione Mastrapasqua, l’ospedale ha accumulato ininterrottamente debiti nei confronti dell’ex Inpdap (oggi Inps) a un ritmo di 2-3 milioni all’anno.

Ma com’è possibile che siano trascorsi tutti questi anni senza che siano state avviate le procedure di riscossione coattiva nei confronti dell’ospedale, ovvero della Regione Lazio, se doveva essere quest’ultima a onorare i debiti dell’ospedale religioso? Ricordiamo che esiste una normativa (Legge n. 388/2000) che impone agli enti previdenziali adempimenti molto stringenti pena la loro prescrizione.
Gaetano Marzotto Gianni Battistoni e Antonio MastrapasquaGaetano Marzotto Gianni Battistoni e Antonio Mastrapasqua

In sostanza, l’Inps, come l’ex Inpdap, è tenuto a segnalare all’impresa inadempiente «i contributi dovuti e non pagati alla scadenza... (nei limiti della prescrizione di norma 5 anni, ndr ) accertati d’ufficio o tramite l’attività di vigilanza» (dal sito dell’Inps). Dopodiché, entro la fine dell’anno successivo a quello contestato deve provvedere al loro recupero con l’emissione delle famigerate «cartelle esattoriali» gestite da Equitalia di cui il dottor Mastrapasqua è vicepresidente. Sono state emesse cartelle a carico dell’Ospedale o della Regione Lazio?

Dai documenti Inps in nostro possesso, sembrerebbe di no, perché l’Inps, subentrato all’Inpdap dal 2012, chiede di quantificare gli «interessi che la Asl avrebbe dovuto corrispondere per i debiti dell’ospedale, che la stessa Asl Rm aveva riconosciuto a seguito di cessione» solo in data 23 ottobre 2013.
Mario Pirani Antonio MastrapasquaMario Pirani Antonio Mastrapasqua

Domanda: il debito nasce nel 1993, si appesantisce dal 2004, e a fine 2013 né l’Inps, né l’ex Inpdap, sanno a quanto ammonta il debito complessivo perché devono ancora quantificare sanzioni e interessi? Evidentemente sì, perché da quel che emerge dalle carte la direzione centrale entrate Inps fornisce i criteri di calcolo il 26 novembre 2013. Naturalmente l’Inps si sta interrogando sul da farsi ritenendo che siano necessarie «ulteriori verifiche ed approfondimenti».
Antonio MastrapasquaAntonio Mastrapasqua

Nel più classico degli «scaricabarile» del dipendente pubblico il calcolo, da cui finalmente emerge che tutto il debito maturato è pari a quasi tutti i ricavi di un anno dell’Ospedale Israelitico, viene inviato alla «direzione regionale per le valutazioni di competenza».
Quindi, oggi, la Regione Lazio e non l’Ospedale Israelitico, dovrebbe pagare gli interessi per il ritardato pagamento di quei contributi previdenziali ceduti. Ma dice che non pagherà perché quelle fatture erano gonfiate o non dovute.

Insomma l’efficientissimo presidente dell’Inps ha sicuramente provato a fare gli interessi dell’Ospedale Israelitico, ma non quelli della Pubblica amministrazione che si chiami Regione Lazio, Inpdap o Inps, visto che parte di quei contributi probabilmente non potranno più essere richiesti da Equitalia perché prescritti.