Luca Taidelli, La Gazzetta dello Sport 1/2/2014, 1 febbraio 2014
INTERVISTA A ALVAREZ
Alvarez ruba palla sulla trequarti a Chiellini e serve Icardi, che segna l’1-0. Minuto 73 di Juve-Inter, 14 settembre scorso.
Alvarez, se potesse fermerebbe il tempo a quell’attimo?
«All’andata abbiamo fatto un grande lavoro e ora vogliamo ripartire proprio da quella partita. Quando lottavamo alla morte su ogni pallone come se fosse l’ultimo. Forse questo ci è mancato nelle ultime uscite, ma se lo abbiamo fatto qualche mese fa vuol dire che certe caratteristiche fanno parte di questo gruppo».
Cosa vi ha insegnato quel match?
«Che possiamo fare una grande partita anche a Torino. Sappiamo che loro in casa hanno sempre vinto, giocando benissimo. Ma noi dobbiamo ricordarci come li abbiamo messi in difficoltà all’andata. Poi spesso decidono degli episodi»
Anche la vittoria per 3-1 con Stramaccioni nel novembre 2012 può tornare utile?
«Quella gara è stata una delle più belle degli ultimi anni, ma appartiene al passato. Ora la situazione è diversa, ma anche quel match deve servire a darci convinzione. Poi dipende da noi e da quello che sapremo mettere in campo».
L’1-1 dell’andata invece fu pure la prima gara in cui non avete saputo gestire un vantaggio.
«Abbiamo lasciato per strada molti punti. La cosa più difficile nel calcio è sbloccare le partite, a noi è riuscito spesso ma poi non siamo stati capaci di tenere il risultato per tanti motivi».
Ci sono davvero 23 punti tra voi e la Juve?
«Questo non lo so, ma loro giocano insieme da tre anni. Noi abbiamo cambiato allenatori e sistemi di gioco. Quest’anno abbiamo lavorato in modo diverso. Siamo all’inizio di un progetto che può darci grandi soddisfazioni».
Uno dei vostri paradossi è che siete partiti forte malgrado foste un cantiere aperto, ma poi è arrivato il calo.
«Gli alti e bassi ci stanno, l’importante è avere un progetto chiaro e andare avanti con quello per diversi anni. Abbiamo fatto molte gare buone, ma fatichiamo a trovare continuità».
Mazzarri era davvero soddisfatto della prestazione contro il Catania?
«Nel primo tempo abbiamo avuto tante palle gol e la gara sarebbe cambiata. Invece col passare dei minuti è venuta meno la fiducia».
Soprattutto sottoporta. E questo è un altro paradosso. Finché c’era solo Palacio, avevate il miglior attacco. Ora che è tornato anche Milito, non segna più nessuno...
«Se in un mese non vinci una gara, inevitabilmente perdi anche serenità. Specialmente nell’area avversaria. Ma la cosa più importante è continuare a creare occasioni da gol».
Lei è soddisfatto della sua prestazione contro il Catania?
«Io non sono mai soddisfatto di me e vorrei dare sempre di più».
Eppure ultimamente non si vede più l’Alvarez del girone d’andata.
«Forse un po’ tutti siamo calati rispetto ai primi mesi di campionato. Ma ci alleniamo bene e la condizione è buona. Dobbiamo solo ritrovare la convinzione per tornare a giocare come sappiamo».
Mazzarri ha appena detto che lei ora sente troppo la pressione, che deve tornare a giocare con la testa sgombra.
«In effetti, quando le cose non girano cerchi di strafare e spesso questo diventa un problema».
Cosa vi darà Hernanes?
«Grande giocatore, può ricoprire diversi ruoli in mezzo al campo. Uno che in qualsiasi squadra può fare la differenza».
Ci si riesce davvero a isolare dalle vicende societarie e di mercato?
«Bisogna farlo. Ma di certo per qualche compagno il fatto che ora il mercato sia finito sarà una bella liberazione. Se vai in campo con la testa libera sul tuo futuro, è tutta un’altra cosa».
Per lei invece si parla di rinnovo imminente.
«Non ho ancora firmato, ma qui sto benissimo e voglio sdebitarmi per la fiducia che l’Inter ha mostrato nei miei confronti».
E se la sorpresa diventasse Botta?
«Rubèn lo conosco da anni, in Argentina ci siamo affrontati spesso. Farà benissimo, malgrado abbia subìto un grave infortunio in un momento così delicato. Ma ora che sta bene, ci darà tanta qualità. Però siamo noi che dobbiamo aiutare lui, non si può pensare che lui ci possa salvare da solo. Può fare il trequartista, ma anche l’esterno. Gli piace puntare l’uomo, cosa che nel calcio moderno si vede sempre meno».
A -11 dal Napoli, si può credere ancora nel terzo posto che varrebbe la Champions?
«Ne sono convinto. Perché se dovessimo sbloccarci, abbiamo già dimostrato di poter giocare alla pari con tutti».
Dopo le polemiche legate al mancato scambio Guarin-Vucinic, a Torino vi aspettate un’accoglienza ancora più calda?
«Juve-Inter è una gara da sempre calda di suo, non credo serva altro per accenderla».
Che differenza c’è tra muoversi da trequartista o da interno?
«Non so come giocheremo a Torino, ma all’andata giocando dietro a Palacio abbiamo fatto bene. Quello è un ruolo più offensivo, ma mai come questa volta anche in quella posizione dovrei dare una mano in fase difensiva».
Come finirà Juve-Inter?
«Non lo so, ma sento che faremo una grande gara. Poi sul risultato incidono tanti fattori. Di certo usciremo dal campo avendo dato tutto».
Essere la prima squadra che porta via punti allo Stadium può essere uno stimolo in più?
«Certo. Vista la loro forza, dovremo correre più di loro. Senza fare pronostici su chi sarà decisivo. E a loro non toglierei nessuno, perché vogliamo batterli al completo».
In cosa la Juve è più forte di voi?
«Giocano a memoria e sono carichi. Noi siamo soltanto all’inizio di un percorso».
Cosa può avere l’Inter in più della Juve?
«Deve avere più fame».
Quanto l’ha aiutata Mazzarri?
«Tanto perché mi ha sempre dato fiducia. Ma è stato fondamentale aver svolto per la prima volta da quando sono in Italia il ritiro estivo».
In questi giorni lo ha visto diverso?
«L’ultimo periodo difficile non lo ha cambiato. Chiaro che soffre, ma come tutti noi. Lui vive per il calcio e anche questa volta è molto determinato e ci sta preparando in ogni minimo dettaglio per affrontare la Juve».