Luigi Garlando, SportWeek 1/2/2014, 1 febbraio 2014
GOL DA TUTTO IL MONDO LA SERIE A È UN’OLIMPIADE
Ad Hafnarfjördur, cittadina islandese a sud di Reykjavik, si celebra ogni anno un festival vichingo con lotte di spade e cose del genere. Non si capisce perché, ma pare che questa località portuale sia bersagliata da irresistibili barzellette islandesi, tipo: le donne di Hafnarfjördur vanno al mercato con le scale per controllare se i prezzi sono saliti. Ad Hafnarfjördur è nato Emil Hallfredsson, centrocampista del Verona.
Anyama è una cittadina della Costa d’Avorio, pochi chilometri a nord di Abidjan, nel cuore di un bosco. Ospita una missione italiana ispirata a Don Orione. Ad Anyama è nato Gervinho, attaccante della Roma. Domenica scorsa a Verona, Hallfredsson e Gervinho hanno idealmente acceso una torcia olimpica al Bentegodi. Segnando, uno dopo l’altro, hanno riunito i ghiacciai islandesi ai deserti africani, hanno riassunto simbolicamente tutto il campionato. Perché la serie A è ormai un’Olimpiade. Partecipano tutti.
Con quello di Halfredsson salgono a 33 le nazioni rappresentate dai gol del campionato, oltre a quella italiana. Un record. Mai, negli ultimi 20 anni, alla 21ª giornata, avevano segnato così tanti stranieri di Paesi diversi. Gli argentini sono i più prolifici (79 reti), poi Brasile (54), Spagna (27), Francia (18), Cile (16)... Manca un gol dell’Oceania per essere un torneo a cinque cerchi, ma gli altri continenti sono rappresentati: il Sud America da solo ha già prodotto 200 gol. Un tempo, quando ce la tiravamo da signori, andavamo in Brasile a comprarci Zico e Falcão, in Argentina a prenderci Maradona, in Germania a caricare Rummenigge nel carrello. Quelli erano i nostri mercati. Non ci avvicinavamo neppure ai discount. Perfino davanti a Platini, che pure era caviale, facevamo i preziosi. Bravo, ok, però un francese...
Ora che non abbiamo un euro, la nostra soglia di compassione si è abbassata al livello del mare. Vanno benissimo anche i saldi in Islanda e in Costa d’Avorio.
Se prima pretendevamo rovesciate autografe di Van Basten, ora scopriamo che quelle del greco-albanese Kone non sono niente male. Come quando risparmiando in farmacia e invece del medicinale di nome prendiamo il suo principio attivo.
Un tempo, un belga-indonesiano avrebbe bussato per anni al portone della serie A prima di ottenere considerazione, oggi un Nainggolan entra, gioca e diventa subito un fenomeno di mercato da 18 milioni.
Un tempo la nostra giostra girava così veloce che solo i migliori riuscivano a salirei, oggi è alla portata di tutti. Questa è la verità, che non ci lusinga troppo.
Ma siccome si accende la torcia di Sochi, raccontiamocene una più gratificante: abbiamo un campionato olimpico che sarebbe piaciuto a De Coubertin. Tutti possono partecipare. Anche se poi vince sempre la Juve.