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 2014  febbraio 01 Sabato calendario

LA VITA DA SPIA DELLA REGINA DEI GHIACCI


Adesso che veleggia verso i 50 (li compirà nel 2015), il suo fascino, se possibile, è superiore a quando ammaliava sul ghiaccio. Di quando – erano gli Anni 80 – dominava su tutte le piste del mondo. Katarina Witt, la divina, è stata ed è ben più di un’atleta e di una campionessa. Al di là del Muro era “il più bel volto del socialismo”, al di qua l’accusavano di essere una spia della Stasi e la pupilla di Erich Honecker, presidente e segretario del Partito comunista tedesco. I Servizi segreti la pedinavano ovunque, anche a letto, con relativi dossier a luci rosse da brividi. Lei, intanto, vinceva. Tanto, tutto. Anche due Olimpiadi (in attesa di Sochi e di Yu-Na Kim, come solo la norvegese Sonja Henie, che tra il 1928 e il 1936 fece addirittura tripletta), quattro Mondiali e sei Europei.
Grande agonista, ammaliava le folle con una grazia e un atteggiamento che consumava a fuoco lento le avversarie. Kati, prodotto della Germania Est e della sua scuola, allieva di Jutta Mueller, caporal maggiore cui resterà sempre legata, a Sarajevo 1984 vinse senza ancora essere stata oro iridato. A quei Giochi è molto legata anche perché l’impianto di gara, come la città, pochi anni dopo sarebbe stato raso al suolo dalla guerra. Ma miss Witt è nella storia soprattutto per Calgary 1988, dove la sfida con la californiana Debi Thomas, la sola capace di batterla nelle cinque stagioni precedenti, fu elettrizzante. Divenne “La battaglia delle Carmen” perché entrambe proposero un libero con note tratte dall’opera di Georges Bizet. Kati, di rosso fuoco vestita, offrì un’interpretazione talmente suggestiva e ricca di femminilità che la rivale crollò dopo pochi secondi.
Icona della Germania unita, nella sua seconda vita la Witt è diventata un sex symbol e una business woman. Sempre ammiccante e in perfetta forma, nel 1998 ha posato per Playboy. Ha vinto gli Emmys e oggi pattina nei Gala, organizza tournée, fa la commentatrice televisiva, la testimonial, l’attrice, la scrittrice, la showgirl e la proprietaria di una casa di abbigliamento sportivo, gioielli e profumi. Leader della candidatura di Monaco per l’Olimpiade 2018 (poi aggiudicata a Pyeongchang), ha dovuto accettare una sconfitta. Una delle poche della sua vita.