Aldo Grasso, Corriere della Sera 1/2/2014, 1 febbraio 2014
GIOVANI DA PUNIRE E VIOLENZE MASCHERATE
«Giovani a rischio» è, prima di tutto, un interessante caso pedagogico: il contatto diretto con la prigione, l’esperienza della vita carceraria, lo shock della visita in carcere, nel bel mezzo della violenza che vi regna, è un metodo istruttivo? Questo programma di recupero per giovani borderline non assomiglia a una sorta di violenza mascherata, a una punizione offerta come metodo correttivo?
Spieghiamo bene: Luisella Costamagna introduce un nuovo programma che mostra le reazioni di alcuni adolescenti che hanno già avuto problemi con la legge (Crime + Investigation, canale 117 di Sky, giovedì, ore 20.59). Reazioni a cosa? A una visita in carcere, nel Maryland Correctional Institution di Jessup. Qui gli educatori, con la complicità di alcuni carcerati, mettono in scena un programma di recupero basato su un percorso traumatico dove i carcerati urlano, atterriscono i visitatori, incoraggiano ogni nefandezza: se continui sulla cattiva strada finirai in questo inferno!
Come sottolinea la Costamagna, un giorno in carcere dovrebbe servire a tenerli fuori tutta la vita. «Giovani a rischio» è una sorta di serializzazione del documentario «Scared Straight!» di Arnold Shapiro (premio Oscar 1978) dove si raccontavano, appunto, le reazioni di un gruppo di ragazzi rinchiusi per un giorno in un carcere. Pare che in America il documentario sia stato proiettato in molte scuole e sarebbe davvero interessante capire se il trauma della punizione, a imitazione della pena inflitta all’adulto, abbia qualche valenza pedagogica.
Il compito della Costamagna è duplice: da una parte cerca di contestualizzare il fenomeno delle carceri e della criminalità giovanile in Italia; dall’altro tenta di mediare con il pubblico italiano la «brutalità» del metodo educativo: Sahn, 13 anni, che ruba t-shirt per via della sua «passione per la moda» più volte cede alle lacrime. Lo salverà la paura?