Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il governo ha pronta la Legge di Stabilità, quella che un tempo si chiamava Finanziaria, e ha già annunciato che non la modificherà preventivamente in nessun punto: ci pensi il Parlamento a correggere quanto gli sembra giusto correggere, tenendo presente però che i saldi non possono cambiare.
• Immagino che si tratti di una serie di norme che tagliano qui, tassano là, eccetera eccetera, cioè un altro quaderno di sacrifici. C’è una filosofia oppure si tratta di colpi a casaccio?
Una filosofia c’è, e non è troppo dissimile da quella che aveva enunciato a suo tempo Tremonti: spostare il peso dalle persone alle cose, cioè abbassare il carico di tasse sul reddito e colpirci magari quando compriamo qualcosa. Insomma, uno scambio tra Irpef e Iva. Scambio non favorevole, intendiamoci, e cioè fatti i conti, in linea generale, continuiamo a dare di più di quello che eventualmente prendiamo. Però il principio è apprezzabile, e magari un po’ più là si potrà arrivare a un saldo attivo per il contribuente. Mi preme, prima che lei mi contesti su queste cose, dare due notizie. Il debito pubblico ad agosto è sceso di 1,9 miliardi di euro, una circostanza che non si verificava da non so quanto tempo e che viene giudicata “singolare”, cioè potrebbe non ripetersi nei prossimi mesi. E tuttavia… Anche lo spread è a un buon livello. Ieri ha toccato quota 338 e sembra che tenda a scendere ancora. Insomma, alla vigilia della discussione sulla legge di stabilità bisogna ammettere che il governo Monti, un anno tra un mese, qualche punto a suo favore l’ha segnato.
• Torniamo al discorso Iva/Irpef. Di quanto dovrebbero scendere le aliquote Irpef? E l’Iva aumenterebbe? Ma non era stato fatto tutto uno sforzo per non toccare quell’imposta?
L’idea è quella di abbassare di un punto le due aliquote Irpef più basse. Il primo scaglione (0-15 milia euro) sarebbe tassato per il 22% del reddito anziché per il 23%. Il secondo scaglione (15 mila – 28 mila) passerebbe dal 27 al 26%. I soldi necessari a questa riforma (6,56 miliardi l’anno) verrebbero sostanzialmente dall’aumento di un punto di Iva a partire dal 1° luglio 2013 e da un tetto a detrazioni e deduzioni fiscali concesse nella denuncia dei redditi: in genere non più di 250 euro per ciascuna singola voce e un massimo di 3000 euro per il totale delle deduzioni. Con questo lo Stato incamererà altri due miliardi e mezzo (stima Cgia). Il Codacons dice che questo aumento dell’Iva impatterà sull’inflazione per uno 0,7-1,1%, cioè 378 euro l’anno a famiglia. Ma c’è da calcolare anche il vantaggio dell’abbassamento delle aliquote. La sensazione, a spanne, è che i redditi bassi un minimo di vantaggio lo spuntino.
• Eppure Monti aveva detto che l’Iva non l’avrebbe toccata…
A rigore l’aumento di un punto dell’Iva è un taglio: Tremonti aveva previsto che aumentasse di due punti. Non ho bisogno di dirle che i partiti hanno già cominciato le grandi manovre per sterilizzare le decisioni del governo. Il Pdl – senza far proposte alternative – non vuole che l’Iva aumenti. Il Pd cerca soldi per gli esodati, parendogli basso il fondo da 100 milioni previsto dalla legge, e non vogliono che gli assegni previdenziali di guerra e di invalidità siano sottoposti a Irpef. C’è poi la questione che i tagli alle detrazioni varrebbero già per il 2012, cosa a cui i partiti si oppongono. Il governo risponde: allora slitteranno anche le aliquote Irpef più basse. In ogni caso, di tutto questo si occuperà il Parlamento. E dunque, tutto quello che abbiamo detto e diremo, va preso col beneficio d’inventario.
• Altre strette?
Le più consistenti riguardano gli statali. I contratti resteranno bloccati fino al 2014 e per il 2013 non sarà erogata nemmeno l’indennità di vacanza contrattuale. Gli stipendi superiori ai 90 mila euro continueranno ad essere decurtati del 5% e quelli superiori ai 150 mila del 10% (sempre nelle parti eccedenti i 90 mila e i 150 mila). Dimezzati i rimborsi per i tre giorni di assistenza al figlio o al coniuge disabile. Gli statali pesano sui conti pubblici per un 11% del Pil, qualcosa come 170 miliardi l’anno. L’obiettivo è di arrivare a 165 miliardi nel 2015, anche attraverso il blocco del turn-over che dovrebbe ridurre di circa 300 mila unità gli organici.
• Le Regioni, con tutti gli scandali di questi ultimi tempi, non sono state colpite?
Sono previsti tagli per 2,2 miliardi a Regioni, Comuni e Province. Sta per arrivare alla Camera la riforma dell’articolo 81 della Costituzione, che obbliga Regioni e Comuni a concorrere al pareggio di bilancio.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 17 ottobre 2012]
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