Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  ottobre 17 Mercoledì calendario

Il figlio del sindaco preso con le mani in pasta - Le mani in pasta. Nei verbali del principale indagato per il crac dello storico pa­stificio «Antonio Amato» di Saler­no, Peppino Amato jr, nipote omo­nimo del fondatore, spuntano i big della politica e della finanza rossa

Il figlio del sindaco preso con le mani in pasta - Le mani in pasta. Nei verbali del principale indagato per il crac dello storico pa­stificio «Antonio Amato» di Saler­no, Peppino Amato jr, nipote omo­nimo del fondatore, spuntano i big della politica e della finanza rossa. Dal figlio del sindaco di Salerno, Enzo De Luca,all’attuale presiden­te Abi Giuseppe Mussari, protago­nista di una «cena del capretto» in costiera amalfitana che tanto sem­bra interessare ai magistrati cam­pani. La procura, nel giugno scorso, ha ottenuto l’arresto oltre che di Amato jr anche dell’ex sottosegre­tario Paolo Del Mese ( vicesegreta­rio nazionale dell’Udeur), di suo nipote Mario,amministratore del­l’immobiliare «Ifil C&D srl», e di un altro paio di personaggi mino­ri. Tutti accusati di aver saccheg­giato le casse dell’azienda. Il nome di Piero De Luca, avvocato e ram­pollo di Enzo ’o sindaco, spunta, in­sieme a quello di Del Mese jr, nel lungo interrogatorio di Amato al pm Senatore a proposito di trasferi­menti di denaro all’estero. «Ricor­do perfettamente che Mario Del Mese mi raccontava di viaggi in Lussemburgo per raggiungere Pie­ro De Luca (il figlio del sindaco di Salerno, ndr ), al quale portava sol­di da versare sul conto in Lussem­burgo, proventi della Ifil», di cui il primogenito di Enzo De Luca, se­condo Amato, sarebbe stato «so­cio occulto». È l’origine di queste somme che però interessa in parti­colare al pm, cui l’indagato spiega: «I soldi erano proventi della Ifil dal­le attività, che sempre Mario Del Mese (che ha minacciato querela per calunnia, ndr ) mi diceva di ave­re la Ifil in svariate delle opere che il Comune sta realizzando».Di Vin­cenzo ’o sindaco, Amato jr, parla per la segnalazione di «direttore dei lavori per l’Amato Re (società di real estate , fallita nel 2011)» e per un presunto patto elettorale tra lo stesso primo cittadino e Paolo Del Mese «affinché i voti nominali a lui (Del Mese, ndr ) fossero poi accom­pagnati con una preferenza come sindaco». Agli atti dell’inchiesta compare anche il verbale d’interrogatorio dell’ex sottosegretario Paolo Del Mese che al pm rivela di aver orga­nizzato u­na cena di lobbying su ri­chiesta del patron, Giuseppe Ama­to sr, nel settembre 2006. Una con­viviale, a base di capretto e patate, a cui partecipano Giuseppe Mus­sari, allora numero uno di Mps e oggi presidente Abi, il futuro pri­mo cittadino di Siena, ex deputato Pd, Franco Ceccuzzi (grande soste­nitore dell’acquisizione Antonve­neta oggetto di un’inchiesta che ve­de Mussari indagato) e il sindaco De Luca. «Amato aveva in pro­gramma un progetto edilizio e vo­leva aprire un discorso economi­co con il Monte dei Paschi », spiega Del Mese,aggiungendo che«il sin­daco era comunque interessato al­la vicenda »,perché«c’erano in bal­lo le licenze edilizie » e che avrebbe presenziato all’incontro, tenutosi nella villa della famiglia Amato a Vietri sul Mare, «per dare un soste­gno ». Sulla presenza di De Luca, però, Del Mese tiene a sottolineare che non fu una sua idea:«Mica l’ho invitato io,ma non c’è nulla di ma­le ». Non smentisce il suo ruolo di «mediatore» nella vicenda («pre­sentai Amato a Mussari») ma che cosa sia accaduto dopo non sa. Il re­soconto di quella sera, però, per Amato jr è un avviso lanciato dal vi­cesegretario nazionale dell’Udeur ai suoi commensali: «Secondo me il messaggio è al sindaco di Saler­no e al presidente Mussari ( Mps) e non so più a chi: “Vedete che io so tante cose, come racconto questo posso raccontare dell’altro, quin­di datemi una cosa di soldi. Altri­menti parlo”». Già a quell’epoca, l’azienda na­viga in cattive acque nonostante la sponsorizzazione agli azzurri ca­m­pioni del mondo ( «con la Naziona­le non abbiamo venduto un mac­cherone in più», detterà sconsola­to Amato jr a verbale). È in forte dif­ficoltà, se è vero che «gli amman­chi in società iniziarono dal 2000 con la falsificazione delle schede dei pagamenti dei clienti. Facile, dunque, che l’incontro potesse servire ad avviare anche un’istrut­toria per l’apertura di una linea di credito a favore dell’azienda. Ma questi soldi sono stati concessi? Quanto c’ha rimesso, eventual­mente, il Monte dei Paschi di Sie­na nel crac da 57 milioni di euro del pastificio Amato? Tranne Del Mese, nessuno dei commensali è indagato dalla Procura di Salerno, eppure i magistrati si sono parec­chio in­curiositi alla ragnatela di ri­ferimenti incrociati emersi dai ver­bali. Soprattutto dopo il ritrova­mento di una fattura di Piero De Lu­ca tra libri contabili dell’azienda. Una fattura da 18mila euro saldata per poco meno della metà. Ai fi­nanzieri che lo hanno sentito co­me persona informata dei fatti, il fi­glio del sindaco di Salerno ha spie­gato che non aveva «ritenuto op­portuno, per ragioni di correttezza e professionalità, intraprendere al­cuna azione diretta a recuperare l’importo della fattura non paga­to ». A trovarne di avvocati dal cuo­re d’oro.