Francesco Maria Cannatà, ItaliaOggi 17/10/2012, 17 ottobre 2012
IL PARTITO DEI PIRATI TEDESCHI STA PERDENDO MOLTI CONSENSI
Il partito dei Pirati tedeschi è in calo. Secondo il sondaggio domenicale di Enmid, la forza politica accreditata fino allo scorso aprile del 12% delle intenzioni di voto non andrebbe ora oltre il 5%. Soglia sotto la quale non è possibile accedere al Bundestag. Secondo quanto scrive Der Spiegel, la discesa è dovuta agli scontri interni al partito.
Presidente contro amministratore, strutture regionali contro se stesse. Insomma un tutti contro tutti dovuto a libri contestati, dirigenti dimessi e atteggiamenti arroganti. Strana parabola quella dei Pirati. Nel 2005 ancora non esistevano. Sette anni dopo la Germania guarda con sconcerto l’avanzata di un Ufo politico che non fa mistero di voler diventare la quarta se non la terza forza politica del paese. Ad aprile di quest’anno erano accreditati del 12% nazionale. Oggi quella che doveva essere una navicella corsara somiglia a una scialuppa che inizia a fare acqua.
Non un partito, nemmeno un movimento e forse neanche un’idea. Semplicemente un «amplificatore di liquidità». Un gruppo di consumatori anarchici che per raggiungere i propri obiettivi si affida a tecniche diverse e adatte allo scopo. Non più il ramo nazionale di una organizzazione nata in Svezia, ma, come è stato scritto, un «fenomeno molto tedesco», con un successo finora senza pari al mondo.
Insignificanti fino al 2011, i Pirati entrano nella grande politica il 18 settembre dell’anno scorso. Approfittano di una campagna elettorale sballata dei Verdi e dello sfaldamento dei liberali incapaci di gestire il passaggio dall’opposizione al governo per prendere l’8,9% alle elezioni municipali di Berlino ed entrare nel parlamento della capitale.
Accesso gratuito a internet l’unica rivendicazione di questi giovani dai capelli irsuti, sempre in t-shirt nere e con l’immancabile laptop sotto il braccio. Sei mesi dopo, grazie a «trasparenza» e «partecipazione dei cittadini» diffuse con atteggiamenti palingenetici, i Pirati sono accreditati del 12%. Un dilettant-populismo fulminante, un digital-totalitarismo che affascina giovani e astensionisti.
La marcia è segnata però da nervosismo tra i puri e duri della trasparenza e del rifiuto di ogni forma di leadership e coloro che devono confrontarsi con le realtà amministrative. Tra chi esalta il «basismo» e chi respinge le forme estreme della nuova fede. Tra chi magnifica l’ignoranza e chi si vergogna di non essere in grado di esprimersi senza saper cosa dire quando servono pareri su politiche fiscali e integrazione europea. Questi i segreti svelati oggi dalla stella cadente dei Pirati. Il malessere tedesco ed europeo non è evidentemente scomparso. I Pirati invece sembrano aver imboccato questa strada, segnando anche la fine del dilettantismo in politica. L’esperimento che vedeva la forza nella debolezza, nell’ignoranza una virtù, nel rifiuto del discorso razionale una qualità, nel comportamento sconnesso e cafone un merito da premiare potrebbe essere arrivato al capolinea. Una cultura da setta che nella politica vedeva solo un plebiscito, piccolo o grande da click o urlato in televisione, in grado di far scomparire i problemi, si sta rivelando incapace di affrontare la complessità. La raccolta di firme online contro Google e altri motori di ricerca portata avanti da Bruno Kramm e altri Pirati è fallita. Solo un tentativo maldestro di far soldi o la volontà di intervenire in una delle funzioni fondamentali della rete?
* da www.formiche.net