Sandro Iacometti, Libero 17/10/2012, 17 ottobre 2012
COSÌ IL FISCO-SPIA CI ENTRA NEL CONTO
[Tra pochi giorni scatta l’obbligo per gli istituti di riferire all’Agenzia delle entrate ogni movimento sui nostri soldi. Ecco come funzionerà e che cosa succederà] –
Serpico sta già scaldando i muscoli. Il supercervellone posizionato nei sotterranei romani della Sogei è pronto a mangiarsi i dati di tutti i movimenti bancari dei contribuenti italiani per scatenare quella che Attilio Befera considera l’offensiva finale contro l’evasione fiscale. Il conto alla rovescia è già partito. Dal prossimo 31 ottobre entrano in vigore le disposizioni contenute nell’articolo 11 del cosiddetto decreto Salva Italia firmato dal premier Mario Monti. Poche righe di testo dall’impatto devastante sulla vita dei cittadini italiani. Si tratta infatti della comunicazione dei dati contabili all’anagrafe tributaria da parte di banche e operatori finanziari. In altre parole milioni e milioni di informazioni sui più piccoli movimenti dei nostri conti correnti, delle nostre carte di credito, dei nostri libretti, dei nostri titoli e dei nostri risparmi sotto qualsiasi forma e a qualsiasi titolo detenuti finiranno nel grande database gestito da Serpico. Qui il cervellone provvederà a confrontarli con quelli provenienti dalle società telefoniche, dai gestori di luce e gas, dalle assicurazioni e qualsiasi altra cosa vi venga in mente. Dopo di che i dati potranno prendere due vie. Una porta al redditometro, il mostruoso meccanismo che, stando alle intenzioni degli ideatori, sarebbe addirittura in grado di prevedere una nostra futura evasione, elaborando in anticipo quale sarebbe il nostro profilo di contribuente “congruo”. In sostanza Serpico, che dietro la minacciosa immagine del superpoliziotto nasconde l’acronimo Servizio per le informazioni sul contribuente, sulla base delle nostre spese e del nostro stile di vita sa prima di noi quante tasse dovremo pagare. Se poi la cifra non coincide potrebbero essere guai, soprattutto se non sarete in grado di dimostrare, ricevute alla mano, per quale motivo avete pagato meno tasse di quelle stabilite dal vostro algoritmo.
Ma se il super computer individua anomalie rilevanti nei movimenti bancari, i dati finiscono direttamente, senza passare dal redditometro, all’ufficio accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, che provvederà subito ad aprire un fascicolo a vostro carico.
Al di là degli scontrini del bar o le ricevute della palestra, è chiaro che tutto ruoterà intorno al nuovo strumento consegnato dal professore della Bocconi nelle mani di Befera, (il quale ha profondamente ringraziato). Non è un caso che, malgrado la presentazione avvenuta più di un anno fa, il direttore dell’Agenzia delle entrate abbia continuato a far slittare l’operatività del redditometro, che avrebbe dovuto essere pronto per le dichiarazioni dei redditi della scorsa primavera. Dal 31 ottobre gli ormeggi si potranno mollare. E Befera infatti ieri ha ribadito l’intenzione di attivare il redditometro entro le prossime settimane. Per entrare veramente in funzione, però, Serpico dovrà aspettare il prossimo 31 marzo. È quella la data prevista per l’invio annuale di tutte le movimentazioni da parte delle banche. La quantità di informazioni che finirà nei sotterranei della Sogei è sconfinata. Oltre ai conti correnti, che saranno passati al setaccio con verifiche di tutti gli addebiti, gli accrediti e i saldi contabili, il Grande fratello fiscale controllerà tutte le operazioni fuori conto, con l’esclusione dei pagamenti con bollettini postali sotto i 1.500 euro. Nel calderone finiranno anche i conti deposito in titoli od obbligazioni, gli strumenti di gestione collettiva del risparmio, i certificati di deposito e i buoni fruttiferi. Befera potrà ficcare il naso anche nelle vostre cassette di sicurezza, dove potrete mettere ciò che volete, purché facciate sapere al fisco tutte le volte che le aprite e le chiudete. E non pensate di cavarvela con prodotti di finanza strutturata, come i derivati, su cui neanche voi siete in grado di capire bene se vi abbiano portato quattrini o meno. Anche in questo caso l’Erario vuole sapere il numero totale dei contratti accesi e chiusi nell’anno. Inutile dire che il controllo si effettuerà su carte di credito, di debito, prepagate e ricaricabili. Così come finiranno sotto la lente gli acquisti di oro e metalli preziosi o gli incrementi dei riscatti di polizza effettuati nei 12 mesi. In tutto si tratta di 51 voci, che comprendono e racchiudono ogni singolo istante della vostra vita. Compresi quelli che voi non sapete, come ad esempio un movimento bancario con un artigiano che evade regolarmente le tasse e che, casualmente, vi ha rimesso a posto il tetto. Chi glielo spiega, poi, all’ispettore del fisco che con il tizio non avete mai avuto alcun rapporto tranne quell’unica transazione?
Ma i problemi non finiscono qui. Chi ci assicura che i nostri dati saranno utilizzati solo a fini istituzionali e saranno adeguatamente protetti? Nessuno. A provvedimento appena varato, il primo allarme fu lanciato dall’allora garante della Privacy, Francesco Pizzetti, che nel gennaio scorso paragonò lo Stato di polizia fiscale all’epoca del terrorismo. «Anche quella fu», disse Pizzetti parlando di «strappi forti» allo Stato di diritto «una situazione eccezionale, che poi ebbe un termine. Altrettanto auspico che accada nella lotta all’evasione». Anche perché, ha aggiunto l’ex garante, «è proprio dello Stato non democratico pensare che i propri cittadini siano tutti possibili fuorilegge».
Nascono anche da qui i numerosi paletti chiesti dall’authority per la Privacy all’Agenzia delle Entrate nel parere sul provvedimento espresso lo scorso aprile. Paletti resi necessari dal fatto che, come appare evidente dal testo del Garante, il Fisco non ha gli strumenti adatti a gestire in sicurezza una tale quantità di dati. L’idea di Befera era di utilizzare il sistema informatico Entratel, che già gestisce i flussi di dati dell’anagrafe tributaria. Idea stoppata con decisione dall’authority, poiché il servizio non «risulta adeguato alla trasmissione dei dati per via delle voluminose quantità di scambi previste». Basti pensare, rivela il garante, che già oggi per «via della enorme quantità di dati da trasmettere è stato ritenuto necessario in alcuni casi utilizzare supporti ottici (dvd) per l’invio all’Agenzia». Il rischio che i problemi non siano ancora risolti è più che concreto. Come dimostra il fatto che l’Agenzia delle Entrate, malgrado la fretta di attivare lo strumento, ha inviato la risposta alle obiezioni del Garante formulate ad aprile solo lo scorso lunedì. Resta da capire se le contromisure prese dal Fisco saranno sufficienti a tranquillizzare l’autorità ora guidata da Antonello Soro. Di sicuro, è difficile che il garante possa rispondere in tempo per il 31 ottobre. Il che significa che Befera, con tutta probabilità, dovrà pazientare ancora un po’.