Andrea Brenta, ItaliaOggi 17/10/2012, 17 ottobre 2012
BRACCIALETTO ELETTRONICO IN FRANCIA
Evitare la detenzione ai piccoli delinquenti. Sorvegliare gli individui ritenuti pericolosi. Contrastare il sovraffollamento carcerario.
Se in Italia il braccialetto elettronico, dopo una sperimentazione durata ben dieci anni e costata quasi 90 milioni di euro, è risultato inapplicabile, in Francia il dispositivo è già usato da ben 20 mila persone.
Che, anziché al polso, lo portano alla caviglia.
Poco più grande e pesante di un orologio in plastica, il braccialetto si nasconde facilmente sotto i calzini e può essere proposto anche ai minorenni, a partire dai 16 anni di età.
I vantaggi sono numerosi. Innanzitutto economici: il sistema costa alle casse dello stato 10 euro al giorno, contro i 94 euro di una giornata di reclusione. Poi il braccialetto appare come lo strumento ideale per lottare contro la recidiva e favorire il reinserimento: Oltralpe il 60% di coloro che lo hanno portato non sono oggetto di una nuova condanna entro i successivi cinque anni. Inoltre, il dispositivo permette di non perdere il proprio lavoro (nel caso lo si abbia) e di mantenere i legami con la propria famiglia.
Destinato inizialmente alle pene di breve durata e alle persone che disponevano di un domicilio fisso e non apparivano particolarmente pericolose, oggi il braccialetto elettronico è utilizzato per tutte le categorie di reati: dalle violenze in famiglia ai furti nei supermercati, dalle rapine al traffico di stupefacenti, ai reati sessuali.
L’aumentare del numero dei sorvegliati elettronici rende però la situazione difficilmente gestibile da parte delle forze dell’ordine. In alcuni casi, come nella città di Metz, in tre anni, dal 2009 al 2012, il numero dei braccialetti è aumentato del 125% e a occuparsi dei loro portatori sono soltanto tre agenti, due di giorno e uno di notte. Inondati dai falsi allarmi e dalle numerose perdite di segnale, gli agenti rischiano di sottovalutare veri allarmi e casi davvero gravi.
A ciò si aggiungono i braccialetti troppo stretti che provocano malattie della pelle, quelli che si rompono, le batterie che si usurano troppo velocemente: ogni volta scatta l’allarme e la situazione per i sorvegliati diventa pesante. Per non parlare dei dispositivi che permettono di geolocalizzare i portatori e che suonano in continuazione: roba da far impazzire chiunque. Jean-Jacques B., condannato a vent’anni di reclusione, ha beneficiato di questo tipo di trattamento dopo nove anni di detenzione. Il suo apparecchio suonava dovunque: nei negozi, nel suo letto, al ristorante, nello studio del suo avvocato. L’uomo ha tentato il suicidio.
Non stupisce quindi che il 5% dei sorvegliati chieda di ritornare in prigione. E che siano in aumento i casi di depressione, burn-out e addirittura suicidio, fenomeno, quest’ultimo, emergente e che non è ancora stato quantificato.
Insomma, malgrado gli apparenti vantaggi, il braccialetto elettronico è ben lungi dall’essere una soluzione miracolosa.