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 2012  ottobre 17 Mercoledì calendario

TAGLI ALLA SANIT

[Sui costi standard il governo ne fa una giusta] –
È la parte più convincente della legge di stabilità per il 2013, e spicca decisamente rispetto agli altri articoli che suscitano tanta discussione e perplessità. Ci sono solo tre norme che espressamente nella relazione tecnica si richiamano all’intervento del commissario straordinario per la spending review, Enrico Bondi. E valgono su base annua poco meno di 5 miliardi di euro di risparmio della spesa pubblica. Sono però le più innovative ed efficaci, tanto più che incidono solo sullo spreco di spesa pubblica e non sulla qualità dei servizi erogati. Le due principali sono concentrate sulla spesa delle Aziende sanitarie locali. Quando Bondi è diventato commissario, per settimane ha analizzato i conti pubblici e si è subito accorto dalla spesa storica che la voce che avrebbe potuto dare più margini di risparmio era proprio quella della sanità. In uno studio sull’andamento della spesa quando l’intero comparto è passato dalla gestione centralizzata alle regioni, è apparso evidente come i controlli si siano affievoliti, e la spesa per acquisto di beni e servizi sia lievitata, in alcuni casi più che raddoppiata in meno di dieci anni. Un andamento che è l’esatto opposto di quanto è avvenuto nel resto del settore pubblico, dove la centralizzazione degli acquisti Consip e la generale diminuzione dei prezzi ha fatto disegnare una curva lievemente discendente depurata dell’inflazione.
Gli interventi più rilevanti di Bondi nella legge di stabilità sono due. Il primo riguarda tutta la spesa per acquisti non sanitari da parte delle Asl. Il secondo riguarda gli acquisti di prodotti medicali, che in realtà rappresentano circa un terzo della spesa, contrariamente a quanto uno potrebbe supporre. Sulla prima voce Bondi ha ottenuto un risparmio annuo di 2,5 miliardi di euro. Sulla seconda a regime otterrà un taglio di un miliardo e 750 milioni di euro annui. Cifre importanti ottenute con un metodo più volte annunciato come grande principio del federalismo, eppure mai attuato: quello dei costi standard. Il commissario per la spending review ha analizzato nel dettaglio il costo per Asl di ogni tipologia di acquisto, scoprendo differenze colossali perfino per committenti fisicamente a poche centinaia di metri l’uno dall’altro. Bondi stesso raccontò a luglio in una tesa riunione con i rappresentanti delle Regioni il caso della mensa ospedaliera di due strutture pubbliche di Roma a poche centinaia di metri di distanza l’una dall’altra. Ebbene, il costo per utente della prima era esattamente il doppio di quello dell’altra. Evidentemente non c’era in quel caso una gestione coordinata degli appalti per servizi, né un punto di riferimento per gli acquisti. A quel momento il commissario ha censito in tutta Italia il costo per ogni acquisto di una Asl diviso per le principali categorie merceologiche. Ha preso il più basso e il più alto tracciando una linea mediana. Poi ha definito il costo standard in una banda di oscillazione del 10 per cento sopra o sotto quella mediana. E con tutte le sue tabelle elaborate nel dettaglio grazie all’aiuto che gratuitamente gli ha fornito l’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, Bondi ha buttato giù la bozza dei tagli per la legge di stabilità.
Il commissario ha spiegato che gli acquisti in beni e servizi non sanitari delle Asl nel 2011 sono ammontati a 12,6 miliardi di euro. Poi ha individuato l’eccesso di spesa rispetto al valore mediano delle forniture, con quella oscillazione del 10 per cento. Scoprendo che il 26% della spesa dell’anno scorso era sicuramente in eccesso. In termini assoluti significa 3,2 miliardi di euro sprecati ogni anno dalle Asl pagando di più lo stesso bene che si poteva acquistare a meno. Non contento ha chiesto all’autorità sui contratti pubblici di fornirgli un campionari di prezzi giusti per alcune merceologie e di confrontarlo con i prezzi medi effettivamente pagati dalle Asl. Anche qui la differenza era notevole: fra il 20 e il 22% di sprechi. Prudenzialmente quindi sono stati tagliati dal 2013 ben 2,5 miliardi di euro di spesa inutile delle Asl.
Stesso metodo seguito con la identica collaborazione per la spesa delle Asl per l’acquisto di dispositivi medici: si è scoperto che in media vengono comprati sprecando il 33% delle risorse rispetto al prezzo giusto. La spesa totale è di 7 miliardi di euro, se ne potrebbero risparmiare 2,3 ogni anno. Prudenzialmente ne sono stati tagliati 1,7 miliardi subito.