Roselina Salemi, La Stampa 17/10/2012, 17 ottobre 2012
Secondo il documentario «God save my shoes», se una donna ha meno di cinque paia di scarpe non è una vera donna
Secondo il documentario «God save my shoes», se una donna ha meno di cinque paia di scarpe non è una vera donna. «Parliamo di desiderio e non di bisogno», ricorda Mary Lou Quinlan, consulente di marketing. «S essanta paia non sono una necessità, ma, se abbiamo lo spazio e ce le possiamo permettere…». Fissazione, feticcio, biglietto da visita, la scarpa è la regina degli accessori e rivela molto anche del carattere nazionale. Zalando.it, boutique online con sede a Berlino fondata nel 2008 da Robert Gentz e David Schneider, ha affidato a «ResearchNow» un sondaggio su donne (mille per ogni nazione) e tacchi alti, scoprendo la differenza tra dire e fare, sognare e indossare. Il tacco 12 sarebbe il traguardo ideale, ma in Italia ci arriva solo il 20 per cento. Il 28 si accontenta del 10, anche se la moda sta escogitando trampoli ogni giorno più arditi. E c’è un 4 per cento di coraggiose, che si gloria di stare un su un 15 o almeno di comprarlo. Meritano comprensione quelle che passeggiano (33 per cento), guidano l’auto (5), vanno al supermercato (4) o in bici (solo l’1 per cento, fortunatamente) con scarpe più adatte all’happy hour. Sorpresa: anche le tedesche hanno una tendenza emotiva al tacco 10 e sono disposte a soffrire per essere considerate più sexy. Ma, se un medico ordina loro di scendere per motivi di salute, scendono. Detestano il rischio ortopedico. Noi invece non sappiamo resistere. Più dell’opinione del dottore (appena il 19 per cento la ritiene importante) in Italia conta l’amor proprio del compagnofidanzato-marito: guai a farlo sfigurare, superandolo con l’artificio della zeppa. Il 52 per cento fa come Carla Bruni con Nicolas Sarkozy, come Nicole Kidman con Tom Cruise: adatta i centimetri. Le parigine sono delle gran camminatrici e non affronterebbero mai gli Champs Elyseés su un tacco impegnativo. Hanno sempre nella borsa un paio ballerine di ricambio. Il buonsenso prevale sull’istinto «fashionista»: le scarpiere francesi traboccano di tacco cinque e, nonostante le tentazioni (quest’anno alle sfilate si sono visti degli incredibili 18/20), la dichiarazione di spesa arriva al massimo a 108 euro. E il numero di scarpe si ferma a 15: una delle più basse percentuali europee. Siamo noi italiane le più spendaccione. Quanto alle inglesi, una minoranza condivide il pensiero di Victoria Beckham («Metto sempre il tacco 12 perché con le scarpe basse non riesco a concentrarmi») e ritiene che stiletto o plateau rendano diverso il mondo di camminare, di apparire, di essere. Un buon 40 per cento – sondaggio del «Daily Mail» – vorrebbe imitare Kate Middleton: un paio di scarpe di LK Bennet (185 sterline), slanciato e comodo, color crema, da abbinare con tutto. Però l’Europa è unita, se non dall’euro, dalla passione per la «pump» abbinata al little black dress (tubino), che mette d’accordo il 49 per cento. Il nero è al primo posto e il giallo all’ultimo. Certo, è un po’ poco per l’unità europea, ma è meglio di niente. *** Roberta Rossi è speciale. Collezionista (2 mila paia di scarpe), per anni direttore di sviluppo del prodotto nell’azienda di famiglia (la Rossi Moda) ha collaborato con Yves Saint Laurent, Marc Jacobs, Donna Karan, Vuitton. Poi ha scritto «A lezione di tacchi» (Sonzogno) e ci ha fatto scoprire un mondo. Le scarpe possono essere espressione di un carattere nazionale? Di una psicologia? «Certo. Me le vedo le francesi con il tacco trotteur, quadrato, e noi che ci fermiamo al 10. Sa qual è il peggior difetto delle italiane? Pensare di stare dentro le stesse scarpe dalle 8 a mezzanotte. Allora si ripiega sul tacco 7. Invece bisogna cambiarsi tre volte: per andare in ufficio, in palestra, a una cena. Io inviterei tutte a osare il 12. Non è vero che fa sesso, che fa escort. Al contrario, libera la femminilità». Sempre più in alto? «Oh sì. Io sono 1,67, con un bel tacco raggiungo l’altezza di una modella. E’ un regalo. Più le donne conquistano il mondo, più aumentano le vetrine di scarpe». Perchè, secondo lei? «Perché chi vuole farsi notare può scegliere un tacco-scultura, una di quelle creazioni viste da Prada. Le scarpe dicono molto di noi, dicono anche se abbiamo coraggio». Per esempio? «Un vero amore dev’essere spericolato. Ci vuole spregiudicatezza per certi modelli con fibbie e cinturini. Non è così anche nei sentimenti? L’uomo sbagliato può rivelarsi quello giusto. La scarpa scomoda ti fa anche sentire bellissima». Ha visto quante se ne vendono on line? Milioni di paia.. «Non lo capisco. Che cosa c’è di meglio che entrare in un negozio e provare tutto?».