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 2012  ottobre 17 Mercoledì calendario

Il governo ha pronta la Legge di Stabilità, quella che un tempo si chiamava Finanziaria, e ha già annunciato che non la modificherà preventivamente in nessun punto: ci pensi il Parlamento a correggere quanto gli sembra giusto correggere, tenendo presente però che i saldi non possono cambiare

Il governo ha pronta la Legge di Stabilità, quella che un tempo si chiamava Finanziaria, e ha già annunciato che non la modificherà preventivamente in nessun punto: ci pensi il Parlamento a correggere quanto gli sembra giusto correggere, tenendo presente però che i saldi non possono cambiare.

Immagino che si tratti di una serie di norme che tagliano qui, tassano là, eccetera eccetera, cioè un altro quaderno di sacrifici. C’è una filosofia oppure si tratta di colpi a casaccio?
Una filosofia c’è, e non è troppo dissimile da quella che aveva enunciato a suo tempo Tremonti: spostare il peso dalle persone alle cose, cioè abbassare il carico di tasse sul reddito e colpirci magari quando compriamo qualcosa. Insomma, uno scambio tra Irpef e Iva. Scambio non favorevole, intendiamoci, e cioè fatti i conti, in linea generale, continuiamo a dare di più di quello che eventualmente prendiamo. Però il principio è apprezzabile, e magari un po’ più là si potrà arrivare a un saldo attivo per il contribuente. Mi preme, prima che lei mi contesti su queste cose, dare due notizie. Il debito pubblico ad agosto è sceso di 1,9 miliardi di euro, una circostanza che non si verificava da non so quanto tempo e che viene giudicata “singolare”, cioè potrebbe non ripetersi nei prossimi mesi. E tuttavia… Anche lo spread è a un buon livello. Ieri ha toccato quota 338 e sembra che tenda a scendere ancora. Insomma, alla vigilia della discussione sulla legge di stabilità bisogna ammettere che il governo Monti, un anno tra un mese, qualche punto a suo favore l’ha segnato.  

• Torniamo al discorso Iva/Irpef. Di quanto dovrebbero scendere le aliquote Irpef? E l’Iva aumenterebbe? Ma non era stato fatto tutto uno sforzo per non toccare quell’imposta?
L’idea è quella di abbassare di un punto le due aliquote Irpef più basse. Il primo scaglione (0-15 milia euro) sarebbe tassato per il 22% del reddito anziché per il 23%. Il secondo scaglione (15  mila – 28 mila) passerebbe dal 27 al 26%. I soldi necessari a questa riforma (6,56 miliardi l’anno) verrebbero sostanzialmente dall’aumento di un punto di Iva a partire dal 1° luglio 2013 e da un tetto a detrazioni e deduzioni fiscali concesse nella denuncia dei redditi: in genere non più di 250 euro per ciascuna singola voce e un massimo di 3000 euro per il totale delle deduzioni. Con questo lo Stato incamererà altri due miliardi e mezzo (stima Cgia). Il Codacons dice che questo aumento dell’Iva impatterà sull’inflazione per uno 0,7-1,1%, cioè 378 euro l’anno a famiglia. Ma c’è da calcolare anche il vantaggio dell’abbassamento delle aliquote. La sensazione, a spanne, è che i redditi bassi un minimo di vantaggio lo spuntino.  

Eppure Monti aveva detto che l’Iva non l’avrebbe toccata…
A rigore l’aumento di un punto dell’Iva è un taglio: Tremonti aveva previsto che aumentasse di due punti. Non ho bisogno di dirle che i partiti hanno già cominciato le grandi manovre per sterilizzare le decisioni del governo. Il Pdl – senza far proposte alternative – non vuole che l’Iva aumenti. Il Pd cerca soldi per gli esodati, parendogli basso il fondo da 100 milioni previsto dalla legge, e non vogliono che gli assegni previdenziali di guerra e di invalidità siano sottoposti a Irpef. C’è poi la questione che i tagli alle detrazioni varrebbero già per il 2012, cosa a cui i partiti si oppongono. Il governo risponde: allora slitteranno anche le aliquote Irpef più basse. In ogni caso, di tutto questo si occuperà il Parlamento. E dunque, tutto quello che abbiamo detto e diremo, va preso col beneficio d’inventario.  

Altre strette?
Le più consistenti riguardano gli statali. I contratti resteranno bloccati fino al 2014 e per il 2013 non sarà erogata nemmeno l’indennità di vacanza contrattuale. Gli stipendi superiori ai 90 mila euro continueranno ad essere decurtati del 5% e quelli superiori ai 150 mila del 10% (sempre nelle parti eccedenti i 90 mila e i 150 mila). Dimezzati i rimborsi per i tre giorni di assistenza al figlio o al coniuge disabile. Gli statali pesano sui conti pubblici per un 11% del Pil, qualcosa come 170 miliardi l’anno. L’obiettivo è di arrivare a 165 miliardi nel 2015, anche attraverso il blocco del turn-over che dovrebbe ridurre di circa 300 mila unità gli organici.  

Le Regioni, con tutti gli scandali di questi ultimi tempi, non sono state colpite?
Sono previsti tagli per 2,2 miliardi a Regioni, Comuni e Province. Sta per arrivare alla Camera la riforma dell’articolo 81 della Costituzione, che obbliga Regioni e Comuni a concorrere al pareggio di bilancio.
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 17 ottobre 2012]