Luca Nannipieri, Libero 17/10/2012, 17 ottobre 2012
TRA ENTOMOLOGI E FICTION QUANTE FOLLIE SU LEONARDO
[Un esperto di insetti per scovare i resti della Gioconda, dipinti che spuntano come funghi: il business Da Vinci non ha limiti] –
Ogni mese c’è qualcuno che dice di essere stato a letto con Moana Pozzi. Ogni mese c’è qualcuno che dice di aver fatto una scoperta sensazionale su Leonardo da Vinci. I miti sono essenziali ed inquietanti proprio per questo: perché non danno limite al ridicolo. Riescono a rendere plausibile qualunque sciocchezza inventata su di loro. Su Leonardo non c’è riposo. Ogni settimana esce fuori una notizia inaudita, un ritrovamento impressionante, una scoperta senza precedenti, una trovata pseudoscientifica che farebbe soltanto ridere se non fosse ripresa seriamente da tutte le agenzie del mondo. Il mito è così debordante che rende credibile o ipotizzabile o soltanto lontanamente possibile anche la più indifendibile delle dichiarazioni.
Per trovare le ossa della Gioconda, negli scavi archeologici a Firenze, è stato chiamato anche un «cacciatore» di insetti dall’Università di Huddersfield. La sua prima dichiarazione pubblica la dice lunga: «Il mio sogno è quello di trovare gli insetti che hanno colonizzato il corpo, in particolare vorrei trovare quella conosciuta come la mosca dei sarcofagi, che ci fornirebbe molti indizi sull’eventuale corpo della Monna Lisa». Il mito è così forte che la cura e il rispetto dei defunti chinano il capo di fronte alla bramosia di capire quali insetti hanno colonizzato il corpo della Gioconda. In contemporanea, un medico calabrese, dopo aver finito le sue visite, si mette a guardare un poster dell’Ultima cena di Leonardo e intravede il calice del Sacro Graal e il volto di Gesù Cristo della Sindone. Inutile dire che le agenzie di tutto il mondo ci sono cascate a capo fitto.
Pochi mesi fa, dai magazzini del Museo del Prado di Madrid, un’al - tra scoperta cosiddetta eccellente: viene fuori una copia quasi gemella della Gioconda realizzata tra il 1503 e il 1506 da uno degli allievi di Leonardo proprio mentre il genio pennellava il ritratto originale. È una copia coeva, senza alcun mistero, entrata nella collezione reale spagnola nel 1666. Dunque qual è la scoperta eccellente? La risposta non importa più di tanto. Il mito è così magnetico che travalica qualunque considerazione di buon senso, e poi la risonanza me mediatica ripaga di tutto.
Come quando venne fuori che nelle pupille della Gioconda Leonardo aveva nascosto un mistero in codice. Qualcuno vi leggeva delle lettere, dei simboli: LV, oppure 72, che rovesciati si leggono L2. Quale messaggio avrà voluto darci? E giù dichiarazioni, supposizioni. La risposta definitiva anche qui non è arrivata. E non importava che arrivasse. I giornali avevano già riempito le pagine con i nomi degli scopritori. E Dan Brown? Il suo Codice da Vinci ha venduto 80 milioni di copie, e cosa diceva? Che nell’Ultima cena, Leonardo ci ha lasciato nientemeno che un messaggio cifrato, ovvero che Gesù Cristo si era sposato con Maria Maddalena, e nel Cenacolo non aveva accanto San Giovanni, ma proprio sua moglie, la Maddalena.
Per un anno, quotidiani, agenzie e storici dell’arte si sono dannati dietro la leggendaria Battaglia di Anghiari del genio fiorentino, che si doveva celare a Palazzo Vecchio. Interminabili lanci d’agenzia e discussioni. È lì, non è lì, c’è traccia, no, non c’è traccia.È il nero di Leonardo. No, è un nero qualunque. L’affresco di Vasari, bucato come un formaggio per trovare Leonardo, sembrava quasi un maledetto intruso. La Battaglia poi non è stata beccata, ma il mito non si è fermato. Come non si è fermato quando uno sconosciutissimo acquirente, Peter Silverman, si è comprato per 15 mila euro (quanto un furgoncino usato della Fiat) un piccolo ritratto di donna in pergamena, e poi scrivendoci un libro appena uscito (La principessa perduta di Leonardo, edito da Piemme) l’ha strombazzato a mezzo mondo come fosse una nuova grande opera di Leonardo. Ancora non è chiaro se sia del pittore fiorentino, ma adesso è assicurato per oltre 150 milioni di dollari. Poteva mancare la televisione in tutto questo? No, e difatti ecco che dal prossimo anno esce sulla FOX la serie tv Da Vinci’s Demons, che non sarà un’ingrigita biografia su Leonardo, perché hanno già annunciato che vi saranno colpi di scena e scoperte inattese sulla vita del genio.
Si è detto e fatto tutto su Leonardo: che fosse l’autore della Sacra Sindone, che si fosse ritratto sulla Gioconda; e si potrà dire e fare di tutto, su di lui, senza limiti o indulgenze: scoperte vere, patacche, rivelazioni, imprese balorde o giullaresche come quella di scovare le ossa delle persone che lui ha dipinto. Perché il mito, oltre a riempire i giornali e dare la pagnotta agli scopritori di turno, risveglia l’Inaudito, ciò che non è stato ancora udito. Il mito vive della sua stessa ingiustificata azione. Conoscere spesso non è dimostrare. Da sempre i nostri desideri abitano spazi dove la ragione è fallace. Ecco perché la gente si appassiona a qualunque sciocchezza attorno a Leonardo e se ne frega, spesso a Buon diritto, dei ragionevoli compitini di storia dei critici d’arte.