VARIE 17/10/2012, 17 ottobre 2012
APPUNTI PER GAZZETTA - IL SECONDO MATCH OBAMA-ROMNEY
REPUBBLICA.IT - AQUARO
NEW YORK - Alla fine i sondaggi sono tutti concordi: questa volta ha vinto Obama. Il presidente si presenta al secondo confronto televisivo con Mitt Romney reduce dalla secca sconfitta del primo dibattito. Questa volta recupera la grinta e alle domande dei cittadini risponde in modo più convincete aiutato anche da una gaffe del suo sfidante sulla strage di Bengasi che gli permette di andare a bersaglio in modo, tutto sommato, semplice. Il suo avversario è sembrato molto meno convincente rispetto alla prima uscita, spesso ripetitivo nel suo mantra "io so come rilanciare l’economia". Obama da parte sua si è permesso anche qualche battuta caustica come quando parlando di pensioni ha detto: "Io alla mia non ci penso anche perché non è ricca come la tua".
A moderare l’incontro c’era Candy Crowley, giornalista della Cnn, ma le domande le hanno fatte i cittadini ed i temi sono stati quelli sui quali l’America vuole risposte dagli uomini che si candidano a guidare il Paese. L’hanno fatta da padrone ovviamente il lavoro, le tasse, l’economia ma anche l’energia verde, la diffusione delle armi, le politiche per l’immigrazione, la disparità tra gli stipendi di uomini e donne.
"Con Obama finiremo come la Grecia, ha creato disoccupazione e debito", ha attaccato Romney. "Vuole solo diminuire le tasse ai ricchi", la risposta di Obama che ha rilanciato la politica dell’energia verde mentre il candidato repubblicano ha risposto con la necessità "di tutelare i produttori di petrolio e carbone" e di continuare con le "trivellazioni". Sulla Cina Romney, come previsto, ha mostrato i muscoli accusando il Paese asiatico di giocare fuori dalle regole di essere "un manipolatore di valuta". Ma Obama lo fulmina: "Romney investe in aziende che creano dispositivi elettronici per spiare i cittadini cinesi mentre in passato aveva investito in aziende che creavano posti di lavoro in Cina".
Ma è sulla Libia che il dibattito prende la piega che porterà Obama alla vittoria. A tirare in ballo la questione degli attacchi di Bengasi è un cittadino. È qui che Obama ritrova tutta la sua autorevolezza di presidente. "Non si strumentalizza la sicurezza nazionale per speculazioni politiche" inizia il presidente rispondendo agli attacchi di Romney e dei repubblicani sulla cattiva gestione degli attentati in Libia (in cui l’11 settembre sono stati uccisi l’ambasciatore Stevens e altri tre cittadini americani). E poi: "Io sono responsabile di quello che è successo. Troveremo chi ha ucciso Stevens. Romney invece - attacca mostrando tutta la sua indignazione - ha fatto una battuta per fini politici mentre i nostri morti erano ancora in terra. Non si comporta così un comandante in capo". "Hillary Clinton ha fatto un ottimo lavoro ma lei lavora per me: sono io responsabile".
E qui Romney è caduto nella gaffe. Sicuro di poter accusare il presidente per la sua condotta ha cominciato a dire che "quell’atto terroristico mette in discussione tutta la politica di Obama in Medio Oriente". Ma poi ha sbagliato: ha iniziato a balbettare, con voce tremula e in chiara difficoltà, mentre accusava Barack Obama di aver mentito sulla strage di Bengasi. "Vedo che solo ora Barack Obama ha ammesso che si trattava di un atto di terrorismo... cosa che ha invece detto dopo due settimane dai fatti, e non il giorno dopo". Ma si sbagliava e Obama glielo fa notare subito: "Basta leggere i verbali per sapere cosa ho detto da subito", ha replicato sereno il presidente. E Candy Crowley, la moderatrice: "Lo ha detto nel giro di 24 ore".
Dopo lo scontro su Bengasi, il faccia a faccia è andato avanti tranquillo. Fino al colpo finale del presidente, che ha ricordato la gaffe del rivale sul 47% degli americani per i quali, come disse in un video "rubato", non ha interesse perché sono parassiti mantenuti dal governo. A quel punto Romney, che poco prima aveva detto di avere a cuore il "100% dei cittadini", non poteva più replicare perché il tempo era scaduto. Restava il tempo per l’abbraccio alle mogli e per una mail di Obama agli elettori: "Questa corsa è testa a testa. Tutto si decide nelle prossime settimane. E’ l’esito è nelle tue mani. Io combatterò più forte che posso, ma non posso farcela senza di te".
CORRIERE.IT - RAMPINI
HAMPSTEAD - Il giorno della riscossa è arrivato. Barack Obama vince ai punti il secondo duello televisivo, cancella la disastrosa performance del 3 ottobre che aveva lanciato Mitt Romney in una spettacolare rimonta nei sondaggi. Il verdetto arriva un’ora dopo la fine del dibattito nell’università di Ofstra a Hampstead, un sondaggio-lampo di Cnn dà il 46% di consensi al presidente e il 39% al repubblicano nei giudizi di un campione di telespettatori che hanno seguito il confronto in diretta. La base democratica "ritrova" il suo presidente, grazie a una serata che Obama gioca tutta all’attacco, incalzando l’avversario, senza dargli tregua. Il presidente sfodera grinta e aggressività, in un dibattito molto più "negativo" del precedente.
Obama attacca Romney sulla sostanza: rinfacciandogli l’incoerenza del suo piano economico "che vuole ridurre il deficit abbassando le tasse a tutti, ma i conti non tornano". Obama avverte che "alla fine il conto lo pagherà il ceto medio". Ricorda le molteplici contraddizioni dell’ex governatore del Massachusetts, che ora nega di voler abbassare le tasse sui ricchi "ma lo ha giurato solennemente nelle primarie del partito repubblicano". Poi arrivano gli attacchi personali, quelli che il presidente aveva accuratamente evitato nel duello di Denver due settimane prima.
Obama rinfaccia al rivale le poche tasse che paga, appena il 14% grazie ai privilegi fiscali di chi gode di plusvalenze finanziarie. Quando Romney promette una politica dura nei confronti della concorrenza sleale dei cinesi, il presidente rivela (a un pubblico americano che in gran parte lo ignora) il fatto che nei suoi investimenti finanziari attraverso il gruppo Bain Capital lo stesso Romney ha delocalizzato attività dagli Stati Uniti alla Cina, "e oggi possiede partecipazioni in una società cinese che produce apparecchiature per lo spionaggio".
La stoccata finale di Obama arriva nell’ultimo intervento, se la riserva quando l’avversario non ha più il diritto alla replica. E’ lì che il presidente ricorda il celebre discorso fatto dal candidato repubblicano in una cena a porte chiuse per la raccolta di fondi, quando parlando a un gruppo di milionari dichiarò: "il 47% degli americani voteranno comunque per questo presidente, perché si considerano delle vittime, non pagano neppure le tasse, si aspettano aiuti dallo Stato". Obama conclude lanciando un avvertimento: guardava il gruppo di 80 cittadini selezionati per fare le domande dentro il campus dell’università di Hofstra, e si rivolgeva a tutti gli americani: "Dentro quel 47% ci siete voi, ci sono quelli come voi che vivono di un salario e pagano la ritenuta alla fonte, ci sono i pensionati che vivono dell’assegno della previdenza, ci sono i reduci di guerra che hanno rischiato la vita per la nazione".
In mezzo, nella fase dedicata alla politica estera c’era stato anche un vivace scambio sulla Libia. Romney tira fuori "l’affaire Bengazi", accusa il presidente di aver taciuto per due settimane agli americani che l’uccisione dell’ambasciatore Usa in Libia è un atto terroristico. Obama duro: "Il giorno dopo, parlando al Rose Garden della Casa Bianca, l’ho condannata come un atto di terrore". "Non è vero", incalza l’altro. E qui interviene in un ruolo insolito la moderatrice, la giornalista Candy Crowley della Cnn, che dà ragione al presidente: "L’ha detto, quella frase è agli atti". Un colpo per Romney che viene smentito in diretta dall’arbitra della partita.
Del resto più volte nell’acceso dibattito il presidente usa un’espressione che aveva evitato nel primo duello: "Not true, governor Romney". Non vero. Insomma gli dà del bugiardo. Una tattica aggressiva che aveva evitato nel Colorado e che ora imprime il segno a tutta la serata. Un bilancio lucido lo traccia il suo consigliere David Axelrod, già stratega della vittoria del 2008. Appena finito il dibattito Axelrod viene in sala stampa e dice: "E’ stata una grande serata per i democratici. In quanto agli indecisi, è difficile dirlo, ormai sono pochi".
Ecco, la serata all’università di Hofstra va letta in questa chiave: gli strateghi del partito democratico sono convinti che questo secondo duello tv andava usato per ri-motivare la base, galvanizzare i democratici, ridurre i rischi di astensionismo. In buona parte il risultato del 6 novembre si giocherà su questo: quale dei due partiti sarà più efficace nel portare i suoi alle urne. In quanto agli indecisi, la performance di Romney non è stata priva di efficacia.
Il repubblicano ha i suoi momenti più brillanti quando fa il processo al bilancio del primo mandato di Obama, sottolinea l’alta disoccupazione (23 milioni), l’impoverimento del ceto medio, l’alto prezzo della benzina. "Se lo rieleggete, non aspettatevi qualcosa di diverso". Romney piace certamente a una parte dell’opinione pubblica americana quando martella il concetto che "non si esce dalla crisi con più Stato". Il repubblicano non ripete il miracolo di Denver, è costretto a subire l’offensiva del presidente, e tuttavia conserva un "appeal" che non può essere sottovalutato. La strada da qui al 6 novembre è ancora lunga, e la settimana prossima c’è l’appuntamento col terzo e ultimo duello tv.
(17 ottobre 2012)
REPUBBLICA.IT - ZUCCONI
SE IL Barack Obama che abbiamo visto ieri sera nel secondo dei tre dibattiti fosse stato al posto di quell’ectoplasma che vedemmo nel primo, le elezioni presidenziali americane sarebbero già finite da giorni. Purtroppo per lui, e per i suoi sostenitori, il risveglio di "Barry", come si faceva chiamare da ragazzo perché voleva evitare quel suo nome africano e straniero, potrebbe essere arrivato troppo tardi per arrestare e rovesciare il "momentum", la forza inerziale della crescita di Mitt Romney nei sondaggi.
Ieri sera alla Hofstra University nello stato di New York abbiamo visto per la prima volta i due veri candidati. Un Obama sempre molto professorale, ma finalmente vivo, a tratti arrabbiato, intenso, più appassionato e meno cerebrale, capace di individuare la profonda differenza che esiste fra la propria visione "rooseveltiana" dell’America e quella dell’avversario, intrappolato nel solco della tradizione di due presidenti repubblicani del passato, Herbert Hoover e George W Bush, sotto il cui segno sono esplose le due peggiori catastrofi economiche degli ultimi 100 anni, la Grande Depressione degli anni 30 e la Grande Recessione che ancora stiamo attraversando.
L’America di Obama è una società nella quale, all’interno di un’economia di mercato, "il grande motore della nostra prosperità", nessun governo può considerare "il 47 per cento della popolazione come vittime e parassiti", secondo la verità sfuggita fuori onda a Romney. L’America del repubblicano, riportato alle contraddizioni di una campagna elettorale condotta per corteggiare le estrema destra e oggi riorientata drasticamente al centro moderato per catturare gli indecisi, è una nazione nella quale la riduzione della tasse, e le mani sciolte ai grandi ricchi, miracolosamente crerebbero "12 milioni di posti di lavoro". Aprendo dal "primo giorno" anche una guerra doganale e valutaria contro la Cina. Proprio la nazione che tiene in mano migliaia di miliardi di dollari in debito Usa.
Romney è apparso per quello si conosce da anni e che già il suo stesso partito aveva bocciato quattro anni or sono come candiato: un abile piazzista che promette al cliente di rivelare la qualità del prodotto soltanto dopo che il cliente ha firmato il contratto. Basando la vendita su una formula ripetuta almeno sette volte: "Io so come si fa a far ripartire l’economia". Parola di re.
Obama ha vinto la gara di ritorno, e si attende lo spareggio, anche grazie alla formidabile gaffe di Romney sul massacro di Benghazi, quando ha insistito che Obama non aveva parlato di "atto di terrore" nelle prime ore, come invece - e il video lo conferma- aveva fatto. Ma la domanda rimane: il risveglio di "Barry" è "too little too late", troppo poco, troppo tardi?
(17 ottobre 2012)
CORRIERE.IT - GAGGI
HEMPSTEAD (New York) – “L’unico vantaggio di Obama” nota con sarcasmo e una punta di irritazione il vecchio John Sununu che fu capo di gabinetto nella Casa Bianca di George Bush padre e che ora è uno dei più stretti consiglieri di Mitt Romney, «è che veniva dal disastro di Denver: difficile fare peggio, facile assegnargli la vittoria».
ATTACCO - E’ vero: avesse ripetuto la “performance” di due settimane fa, il presidente sarebbe apparso un pugile suonato, alla mercé dell’avversario. Nel confronto di ieri alla Hofstra University, davanti a 80 cittadini selezionati in modo casuale dalla Gallup tra gli elettori incerti della contea di Nassau, Barack Obama ha attaccato il suo avversario fin dal primo minuto su tutto: salvataggio dell’industria dell’auto, energia, tasse, Cina, tutele sociali. Ha dimostrato di non essersi eclissato, di essere ancora un leader capace di tenere il centro del palcoscenico e i primi sondaggi lo danno vincitore: 46 per cento dei consensi contro il 39 di Romney secondo quello della Cnn, il più tempestivo, ma non necessariamente il più accurato.
FIUME IN PIENA - Non c’è dubbio che il presidente sia di nuovo all’offensiva, anche se Romney ha ribattuto colpo su colpo e in qualche caso è anche riuscito a ribaltare il confronto a suo favore: ad esempio sull’immigrazione e sulla questione della ricerca petrolifera. Quella sul suolo pubblico va male, ha accusato il leader repubblicano e la spiegazione di Obama, probabilmente fondata, è apparsa macchinosa e incomprensibile ai più. Ma, per il resto, ieri Obama era un fiume in piena deciso a non lasciare vie di fuga a Romney e a scagliargli contro tutte le accuse personali che due settimane fa gli aveva risparmiato, temendo di apparire “poco presidenziale”: «Paghi solo il 14 per cento di tasse, minacci sfracelli contro la Cina, ma da imprenditore l’hai coccolata e hai investito i tuoi soldi in società che sono state i “pionieri dell’”outsourcing” di posti di lavoro americani finiti all’estero».
PIECE TEATRALE - Romney spesso si è difeso con efficacia e il dibattito nel quale i candidati dovevano rispondere esclusivamente alle domande del pubblico è diventato un’incandescente “piece” teatrale coi due protagonisti che, abbandonati i loro sgabelli, sono andati avanti e dietro sul palcoscenico incrociandosi più volte, dialogando e scambiando accuse dirette. E violando, in questo modo, le regole di comportamento che loro stessi si erano dati. Anche la conduttrice Candy Crowley ci ha messo del suo per far finire il regolamento della serata nel cestino: si sarebbe dovuta limitare a dare la parola al pubblico, dopo aver scelto le domande tra quelle proposte in precedenza dagli 80 invitati. Invece, come aveva annunciato, più volte è intervenuto chiedendo ai candidati di precisare, di chiarire. In questo modo ha reso il dibattito più vivace, ma nel dare e togliere bruscamente la parola si è esposta a qualche critica.
LA LIBIA - E probabilmente oggi i repubblicani la metteranno sotto accusa per aver avallato un’asserzione di Obama sulla Libia che Romney considera falsa: il presidente, finito nel mirino per come ha reagito all’uccisione dell’ambasciatore Stevens a Bengasi, si è difeso bene, si è assunto tutte le responsabilità rinunciando allo “scudo” che le era stato offerto da Hillary Clinton, ha accusato i repubblicani di politicizzare un delicato caso che coinvolge la sicurezza nazionale e la perdita di vite umane. Ma, attaccato per aver tardato a riconoscere che quello di Bengasi era stato un attacco premeditato, non l’effetto di una protesta dei musulmani offesi dal film contro Maometto, il presidente ha sostenuto di aver indicato fin dall’inizio, in una dichiarazione nel Rose Garden della Casa Bianca, la pista terroristica. La Crowley ha avallato, ma da una verifica è emerso che allora Obama si era limitato a dire che l’America non si sarebbe fatta intimidire da trame terroriste. Quello è stato il momento nel quale il dibattito di ieri sera ha preso una piega decisamente favorevole al presidente.
OBAMA RILANCIA, ROMNEY PIU ATTENTO AI TEMI SOCIALE - Insomma, Obama ha reagito, è uscito dall’angolo. Non solo ha evitato il naufragio, ma è probabilmente riuscito a ridare morale al suo popolo. Ma questo non significa necessariamente che sia riuscito a recuperare anche tra gli incerti, tra gli indipendenti che si muovono al centro dello schieramento politico. Il presidente è stato più vivace, è vero, ma si è dedicato anima e corpo ad attaccare Romney, mentre poco ha detto dei suoi programmi, di come pensa di tirare fuori l’America dalla grave crisi economica nella quale è precipitata. Su questo è stato più puntuale Romney che, quando non doveva difendersi dalle accuse di Obama, ha riproposto (per linee sommarie) il suo piano per rilanciare l’occupazione e contenere il debito pubblico. Mostrandosi più attento che in passato ai temi sociali che tanto stanno a cuore alle donne e al sostegno delle componenti più deboli della società. Obama non gli ha riso in faccia come aveva fatto Joe Biden con Paul Ryan, ma l’ha accusato di presentare per puro opportunismo proposte che sono molto diverse da quelle che lui stesso ha cavalcato otto mesi fa, durante la compagna delle primarie repubblicane. Ha convinto gli incerti? Non c’è nemmeno il tempo di aspettare i nuovi “poll”: lunedì si replica in Florida, per il terzo e ultimo dibattito presidenziale.
WALL STREET ITALIA
Nel formato townhall, all’Universita’ di Hofstra a Long Island (New York) con domande del pubblico di oltre 80 "elettori indecisi", il dibattito e’ stato molto acceso e vivace, ma in definitiva il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e’ risultato vittorioso sul candidato repubblicano Mitt Romney riuscendo cosi’ ad esorcizzare il flop del primo confronto televisivo. In un sondaggio lampo effettuato da CBS News mezz’ora dopo il dibattito il risultato e’: Obama 37%, Romney 30%, indecisi 30%. In un altro sondaggio meno "lampo" effettuato da Cnn: Obama 46%, Romney 39%.
Obama ha recuperato sicurezza, combattivita’, passione e allo stesso tempo e’ apparso equilibrato, naturale e piu’ "compassionevole" e nello stesso tempo "presidenziale", sui grandi temi sociali che agitano l’America, certamente questo e’ stato il miglior dibattito televisivo della carriera politica di Barack Obama. Romney e’ invece sembrato a tratti troppo aggressivo e all’attacco diretto del Presidente, e certameente troppo studiato, ingessato e costruito (come in effetti e’).
Il candidato repubblicano e’ stato in difficolta’ soprattutto su tasse, immigrazione, classe media, politiche verso le donne, tutti temi sicuramente vinti con certezza da Obama nel confronto domande/risposte. Moemorabile la battuta di Obama: "Romney non ha un piano in 5 punti, ha un piano in 1 punto solo: aiutare i ricchi a scapito di tutti gli altri". Il presidente ha stravinto sulla politica estera e soprattutto sulla risposta in merito all’assassinio dell’ambasciatore Usa in Libia (una domanda sull’attacco al consolato di Bengasi e’ stata un boomerang e un disastro politico per Romney, mentre il presidente ha risposto con molta fermezza).
In verita’ Romney ha detto le stesse cose del primo dibattito TV, a volte con le stesse identiche parole, recitando una parte ben studiata, solo che stavolta aveva in Obama un avversario nel pieno delle sue forze e nuovamente se stesso, forte e motivato nella caratterizzazione e difesa delle proprie politiche, e all’attacco lucido e determinato delle politiche negative di Romney. "Credetegli - ha detto Obama - cerchera’ di riapplicare in pieno, proprio quelle politiche fallimentari di George Bush che ci hanno portato al disastro economico in cui siamo ancora adesso".
Altri temi su cui Romney ha perso: la difesa a oltranza della fascia alta dei ricchi a scapito della classe media (nessun argomento specifico a supporto da parte del repubblicano, se non un ventilato credito di $2500 per tutti, ma di nessuna sostanza concreta e senza dettagli) e, proprio nell’ultima risposta, quella finale, un affondo finale di Obama sulla famosa registrazione "clandestina" in cui Romney a un fundraising repubblicano diceva che e’ inutile occuparsi del 47% degli americani, che sono comunque persi e votano democratico in quanto "vittime e dipendenti da sussidi pubblici".
Insomma, se Obama avesse "performato" nel primo dibattito TV come e’ accaduto ieri sera nel formato townhall, Romney non sarebbe mai stato in grado di recuperare nei sondaggi come e’ accaduto nelle ultime due settimane. Adesso il gioco si riapre. Il presidente e’ tornato quel che era nela campagna elettorale del 2008 che lo porto’ alla Casa Bianca. "He is back", come dicono gli amwericani. E Romney nelle prossime 3 settinane prima del voto deve fronteggiare l’avversario democratico, in carica, che ha nuovamente molte buone chance di essere rieletto per un secondo mandato alla Presidenza degli Stati Uniti.
Obama ha vinto il secondo duello Tv con Mitt Romney. E’ quanto emerge da un sondaggio della Cnn. Il presidente americano ha ottenuto il 46% delle preferenze contro il 39% del candidato repubblicano. Per il 73% degli intervistati, inoltre, Obama ha fatto meglio del previsto.
OBAMA ATTACCA ROMNEY SU BENGASI: STRUMENTALIZZAZIONI - Una situazione che attiene alla sicurezza, come quella dell’attacco al consolato Usa di Bengasi, non si strumentalizza a fini politici. ’’Non e’ cosi’ che opera un Commander in chief’’: cosi’ il presidente americano, Barack Obama, ha attaccato il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney, accusandolo di aver diffuso un comunicato contro l’operato dell’amministrazione Obama nelle ore piu’ critiche delle proteste contro le ambasciate americane in Egitto e Libia
ROMNEY: IN 4 ANNI PIU’ DEBITO MENO LAVORO - ’’Negli ultimi 4 anni c’e’ stato piu’ debito e meno lavoro. Una cosa inaccettabile. Con me si cambia strada, avremo piu’ opportunita’’’. Lo ha detto Mitt Romney rispondendo a un giovane laureando aprendo il duello tv.
OBAMA: MENO SGRAVI SU RICCHI PER INVESTIRE - Bisogna tagliare le agevolazioni sui piu’ ricchi per investire nel futuro del Paese. Lo ha detto il presidente americano, Barack Obama, in apertura del dibattito col candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney e rispondendo alla domanda di un giovane che chiedeva ai due candidatoi che futuro avesse una volta laureato.
OBAMA: NON TORNARE A POLITICHE PASSATO - ’’Non dobbiamo tornare alle politiche del passato, quelle che ci hanno portato alla crisi’’, per superare la quale ’’ci abbiamo messo quattro anni’’. Lo afferma il presidente americano Barack Obama al termine di un botta e risposta con il candidato Mitt Romney sul salvataggio dell’industria dell’auto
OBAMA: UNICO OBIETTIVO ROMNEY GIU’ TASSE A RICCHI - Mitt Romney ha un solo obiettivo: abbassare le tasse ai ricchi. Lo ha detto il presidente americano, Barack Obama.
BOTTA E RISPOSTA OBAMA-ROMNEY SU BANCAROTTA DETROIT - Botta e risposta fra il presidente americano Barack Obama e il candidato repubblicano Mitt Romney sulla bancarotta e il salvataggio delle case automobilistiche di Detroit. ’’Il presidente mi accusa di aver voluto la bancarotta di Detroit: General Motors e Chrysler hanno fatto bancarotta, un passaggio necessario per risollevarsi’’ dice Romney. Obama replica: l’appoggio del governo in bancarotta era necessario, in gioco c’erano ’’milioni di posti di lavoro’’.
OBAMA: MIO PIANO TASSE SEMPLICE, AIUTARE CLASSE MEDIA - ’’La mia filosofia sulle tasse e’ semplice: aiutare la classe media e chi e’ in difficolta’’’. Lo afferma il presidente americano Barack Obama, sottolineando che, in questo quadro, e’ necessario assicurarsi che i piu’ ricchi paghino di piu’.
OBAMA ATTACCA: UNICO PIANO ROMNEY TAGLIARE BIG BIRD - Mitt Romney non ha altri piani che tagliare Big Bird e Planned Parenthood per ridurre la spesa. Lo afferma il presidente americano Barack Obama, riferendosi al canarino giallo dei Muppet della Pbs ’minacciato’ da Romney nel corso del precedente dibattito. L’ex governatore del Massachusetts nel primo dibattito televisivo aveva messo in guardia dalla possibilita’, in caso di aggiudicasse la casa Bianca, di un taglio dei sussidi federali alla tv statunitense non commerciale.
OBAMA: SU POLITICHE ECONOMICHE ROMNEY COME BUSH - ’’Sulle politiche economiche il governatore Romney e’ come Bush’’: lo ha detto il presidente americano, Barack Obama, sottolineando come quelle politiche hanno portato alla gravissima crisi degli ultimi anni. (Ansa)