Roberto Giardina, ItaliaOggi 17/10/2012, 17 ottobre 2012
GERMANIA, HOTEL SOLTANTO PER DONNE
Grand Hotel, il romanzo più famoso dedicato alla vita in albergo, fu scritto da una donna, la tedesca Vicki Baum, nel 1929, l’anno della grande crisi. Le clienti del suo albergo di lusso erano mogli, amanti, avventuriere. L’americano Sinclair Lewis cinque anni dopo pubblicò Opera d’arte, appunto un albergo che il suo protagonista vuole sempre migliore, fino a raggiungere un’impossibile perfezione.
Un hotel perfetto, ma per gli uomini.
Ora che sempre di più le donne viaggiano da sole, non solo colleghe di Mata Hari, anche professioniste con precise esigenze, gli albergatori cercano di venire incontro a questa clientela in costante aumento. Non è una novità assoluta. L’Artemisia è stato aperto a Berlino una ventina d’anni fa. Una camera parte da 39 euro, si trova nel mio quartiere, ma non so come sia. È vietato agli uomini. Le donne ci vanno per stare in pace, tuttavia non tutte vogliono dormire in un ghetto o in un fortilizio femminista. In Germania, si aprono nuovi hotel riservati alle signore, ma non sempre vietati agli uomini. Come deve essere una stanza di hotel che piaccia alle donne?
Uta Brandes, docente alla International school of design di Colonia, ha pubblicato Frauenzimmer im Hotel. Wie Geschätsfrauen sich Hotels wünschen (Verlag Erich Schmidt, 120 pag., 30 euro), Camere per donne in hotel. Come le donne d’affari desiderano che sia un hotel.
Una specie di bibbia per architetti e albergatori. L’autrice ha intervistato 150 signore che viaggiano spesso per sentire i loro desideri, ed è giunta a indicare tre fattori principali. Le donne chiedono sensibilità, sicurezza, socializzazione. E le intervistate hanno fatto una lista di 40 particolari per loro importanti, o irrinunciabili. Ad esempio, stanze tranquille, ferri da stiro in camera, grandi specchi, colazioni con alimenti integrali, con poche calorie e pochi grassi nocivi. Frau Uta ha intervistato anche gli uomini per scoprire i loro desideri: wireless in ogni angolo, buoni materassi e docce comode. Non è che gli uomini non cerchino anche quello che vogliono le donne, spiega l’autrice, uno specchio comodo piace anche a loro, soltanto che a prima vista non si accorgono delle differenze, mentre le clienti sanno subito valutare una stanza con occhio critico, notando i particolari positivi o negativi appena varcano la porta.
Ad Amburgo, l’Hotel Hanseatin, femminile anche nel nome (anseatica), ha concepito le sue tredici stanze secondo i gusti presunti delle clienti: nel foyer, vasi con rose sempre fresche, le pareti nel caffè dipinte in un tenue lilla, scelta di riviste di moda, saponi e lozioni di pregio e così via. Le camere sono state arredate da donne, alle pareti sono appesi quadri di pittrici, nella hall vengono tenute conferenze naturalmente sempre da donne. Non piace a tutte, però. Le clienti vogliono sentirsi a loro agio, consiglia Uta Brandes, in ambienti che sembrino normali, e non riservati a loro, come un’area protetta. È vero che, ancor oggi, una signora che viaggi da sola viene spesso infastidita al bar o al ristorante, e servita per ultima da camerieri che preferiscono i clienti uomini, ma le donne vogliono sentirsi a loro agio in alberghi normali, consiglia l’autrice.
Sono i particolari a fare la differenza: ambienti profumati, a cominciare dai bagni, ma non con essenze troppo dolci, considerate tipicamente femminili, cameriere che non sembrino Barbie in minigonna, molti cuscini, accappatoi morbidi, armadi ampi e cassetti profondi. E nel set di cortesia non ci siano solo rasoi, spazzolini e dentifricio, ma anche collant della giusta misura. Gli albergatori non dovrebbero arredare gli hotel come una casa da bambole, civettuola e dipinta in rosa. Le donne sanno valutare un servizio efficiente, e desiderano che il portiere conosca il loro nome, e si ricordi alla prossima visita delle loro particolari esigenze. Un albergo dove le donne si sentano a loro agio alla fine dovrebbe conquistare anche gli uomini. Ma forse non capiranno il perché, conclude Frau Uta.