Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Allora: c’è questo Bisignani amico di tutti, messo sotto torchio dai magistrati, a cui non si sa che cosa sta dicendo, intanto però ci sono come sempre migliaia di intercettazioni, giustificate dal fatto che Bisignani era indagato e quindi peggio per quelli che stavano al telefono con lui, i quali hanno nomi grossi, più o meno tutti i ministri del centro-destra, gli amministratori delegati delle grandi aziende pubbliche, papaveri della Rai (sempre centro-destra) e chi più ne ha più ne metta. Il centrodestra vorrebbe adesso vietare per legge la pubblicazione di queste intercettazioni, intanto la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera deve dare o negare il permesso di arrestare l’on. Papa (Pdl), ex magistrato e informatore del Bisignani medesimo. In altri tempi, si sarebbe stati sicuri del “no”, ma adesso c’è la Lega in fibrillazione, Bossi attacca Maroni e l’on. Castelli, a proposito di Papa e delle intercettazioni, dice: «Già da ministro avevo avuto la percezione di un potere non definito che non risiedeva solo a Palazzo Chigi, adesso si è aperto uno squarcio, forse abbiamo scoperto che Bisignani era l’uomo del quarto potere». Bossi ha bisogno di far vedere ai suoi che fa sul serio, quindi i leghisti potrebbero anche mettere nei guai Papa, il che sarebbe clamoroso.
Come si fa a
proibire ai giornali di pubblicare le intercettazioni?
Con una legge. Per esempio, il Senato ha già
approvato la legge che limita fortemente il potere di intercettare. Si potrebbe
portare quel testo alla Camera e… Solo che i numeri della Camera non sono tanto
sicuri come quelli del Senato. E la Lega? Che direbbe la Lega? L’altra strada è
fare un decreto che proibisca sic et simpliciter la pubblicazione di questi materiali.
Già introdurre la distinzione tra quelli che sono penalmente rilevanti e quelli
che non lo sono aprirebbe la strada a contenziosi infiniti.
Perché un decreto?
Per far presto. Bisognerà però convincere Napolitano
che ci troviamo di fronte a un’emergenza. E mi pare difficile. C’è una lunga
dichiarazione di Cicchitto, il più impegnato su questa materia, che lamenta non
solo la violazione della privacy e quel che segue, ma anche il fatto che queste
documentazioni siano a senso unico. Come mai nessuno si occupa dei lobbisti di
De Benedetti? Perché nessuno sputtana Bersani o Franceschini?
Forse De
Benedetti i lobbisti non ce li ha? Forse i Bisignani di sinistra sono più
prudenti dei Bisignani di destra?
Soprattutto i Bisignani di sinistra hanno poco da
tramare, dato che non hanno in mano le leve del potere.
Ma alla fine questo Bisignani quali
leggi ha infranto?
Non si sa, e questo è il bello di tutta la faccenda.
Senta Di Pietro: «Da quello che ho avuto modo di vedere nelle carte, non sarà
certo facile arrivare ad individuare dei reati. Trovare dei capi d’imputazione.
Non ne vedo. Il fatto è che in questi anni, ovvero da Tangentopoli ad oggi, il
sistema si è specializzato. Industrializzato. Quando indagavo io, si potevano
seguire le strade e arrivare alle tangenti, individuare i percorsi che
portavano al reato. Oggi le tangenti non esistono più. Sono abilmente
mascherate dietro consulenze, collaborazioni. E i reati, invece, si nascondono
dietro incontri di lavoro, operazioni di lobby. Credo che per arrivare a
qualche risultato in questa inchiesta sia necessaria soltanto una cosa: una
confessione. Esplicita. Altrimenti finirà tutto come è cominciato». Una
dichiarazione molto grave, e per due motivi. Il prim si ammette che Woodcock,
come già molte volte in passato, s’è buttato a corpo morto in un groviglio del
quale non possiede il filo conduttore. Un bel gioco, se non fosse che ha come
corollario degli innocenti in galera (sono tutti innocenti, prima dell’ultima
condanna). Secondo Di Pietro insinua che Woodcock, senza avere idea di quale
reato sia stato commesso, ma pensando che qualche reato da qualche parte deve
esserci, tiene ristretti alcuni esseri umani aspettando che, sfiniti,
confessino qualcosa. Beh, glielo voglio dire in quattro parole: non si può
fare. Invece di una legge contro le intercettazioni, bisognerebbe istituire una
commissione parlamentare su questo pubblico ministero, troppe volte recidivo
della sua disinvoltura.
Che ne dice
della legge che vieta la pubblicazione delle intercettazioni?
Un errore marchiano, un’iniziativa indegna di un
partito che si vuole liberale. I giornali hanno il diritto-dovere di stampare
tutto quello che ritengono interessante, che sia penalmente rilevante o no.
Purché riguardi personaggi pubblici. L’unica legge ammissibile relativamente ai
giornali è fatta di quattro parole: «La stampa è libera». Non lo dico io, l’ha
scritto Cavour più di un secolo e mezzo fa
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 24 giugno 2011]
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