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 2011  giugno 24 Venerdì calendario

CHI HA DIRITTO A DIRE ASSURDITÀ - VI È MAI CAPITATO

di salire su un autobus, e nello stesso tempo scendere? Vi è mai capitato di chiudere una porta e aprirla simultaneamente; o di essere dentro una stanza, e anche fuori? Avete trovato in giro scatole vuote che però sono piene, e sono davvero vuote e anche piene? Presumibilmente no. D’altra parte quasi ogni giorno vi trovate di fronte ad amici che sono anche nemici, e false verità e vere menzogne, e quasi ogni giorno capita che qualcuno sostenga che le cose stanno in un certo modo, qualcun altro sostenga che stanno in modo opposto, e però, a quanto sembra, hanno entrambi ragione. Più raramente, ma non così raramente, la coscienza vi dice che dovete fare una certa cosa, ma vi dice anche che non dovete farla. E poi capita di vedere figure che inequivocabilmente sono e non sono quel che sono, o forse sono e non sono insieme quel che sembrano essere, o forse sembrano e non sembrano essere quel che sono e non sono...
Il fatto è che le contraddizioni ci sono, inutile negarlo. Ma nello stesso tempo non possiamo dire che esistano. O forse esistono, ma non ci sono. Così c’è una super-contraddizione che riguarda le contraddizioni: ci sono e non ci sono, sono dappertutto e in nessun luogo.
Tutto ciò ha determinato una certa tolleranza nei confronti delle contraddizioni: al punto che di fronte ai politici e ai loro servi che mandano a morte quotidianamente il firmissimum principium aristotelico, il principio di non-contraddizione, si è portati a chiudere un occhio, con il risultato di promuovere e incoraggiare il trionfo dell’insensatezza.
Che fare? In filosofia il dibattito sul tema è arrivato oggi a un punto d’arrivo interessante, grazie soprattutto a quella scuola di logici «paraconsistenti» (che cioè ammettono violazioni della legge di non-contraddizione) che va sotto il bizzarro nome di dialeteismo. Il termine viene da di-aletheia, «doppia verità», e per l’appunto il dialeteista è qualcuno che, per qualche tesi o proposizione p, ammette che p sia vera, ma sia anche vera non-p. Sembra un’assurdità e una stranezza inaccettabile, ma basta leggere le limpide pagine di Graham Priest, che è oggi il capofila del dialeteismo (da lui fondato negli anni Ottanta del Novecento insieme all’australiano Richard Routley, scomparso nel 2000), per capire che non è così, e che l’apparente follia dialeteista nasconde una non disprezzabile saggezza.
Non c’è molto da leggere in Italia sul dialeteismo, se si eccettuano notizie sparse in libri e articoli scientifici, e il brillante volume di Francesco Berto, Teorie dell’assurdo (Carocci), con introduzione dello stesso Priest. Ma la letteratura recente in lingua inglese è in questi anni cresciuta in modo esponenziale. Dal grande volume di interventi su The Law of Non-Contradiction, curata da Priest e altri, al classico In Contradiction di Priest, ripubblicato di recente, e Doubt Truth To Be A Liar, Towards Non-Being.
La tesi-base dei dialeteisti è una evidenza che era ben nota a Hegel e a Marx stesso, ma che si tende a dimenticare. Ossia: che non tutte le contraddizioni sono accettabili. I doppi segnali che provengono da poteri scarsamente legittimati (se non decisamente criminali, come nel caso di 1984 di Orwell) non sono vere contraddizioni, ma semplicemente trappole o idiozie. «Nella scienza non ci si può contraddire, certo, ma nella vita e in politica, invece sì, si può, anzi, è inevitabile!», si sente dire a volte. Niente di più falso, nel-l’ottica dialeteista. È vero esattamente l’opposto: nella scienza ci si può anzi, a volte, ci si deve contraddire, mentre in politica e nella vita no. Il fisico che esplora il comportamento delle microparticelle, il matematico che lavora con la teoria dei numeri, o in topologia, lavora quotidianamente con le contraddizioni, e le tiene in gran conto. Ma se qualcuno nella vita pratica vi dice che le cose stanno in un certo modo e anche nel modo opposto, o sta parlando di qualche paradosso logico e metafisico (ma è raro che avvenga) oppure, se parla di soldi, interessi, nipoti di Mubarak, sta semplicemente cercando di confondere le carte: una delle due cose che dice è falsa.