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 2011  giugno 24 Venerdì calendario

IL LOUVRE NEGA LA GIOCONDA A FIRENZE —

La Gioconda ha viaggiato molto, moltissimo, e non è il caso di farla stancare oltre. Così il Louvre ha garbatamente respinto ieri la richiesta, peraltro non ancora avanzata in modo ufficiale, di esporre il quadro più celebre nel mondo nella Galleria degli Uffizi, a Firenze, nel 2013, cento anni dopo il primo soggiorno toscano occasionato dal clamoroso furto a opera di Vincenzo Perugia. «La Gioconda ha lasciato tre volte la Francia, potrebbe farlo anche per questo anniversario che ha un’alta valenza simbolica e culturale» , aveva detto due giorni fa Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei Beni storici, culturali e ambientali, che in collaborazione con la provincia di Firenze ha lanciato una campagna per raccogliere nei prossimi sei mesi 100 mila firme. Ma Vincent Pomarede, direttore del dipartimento delle Pitture al Louvre, ha detto ieri che un trasporto è «inimmaginabile» . «Il quadro è estremamente fragile e un viaggio rischierebbe di causare danni irreversibili» . La Gioconda è stata realizzata da Leonardo da Vinci tra il 1503 e il 1506, su un pannello di legno di pioppo molto sottile. Con il tempo, il pannello si è curvato e presenta una fessura ben visibile, soprattutto sul retro. Il volto di Monna Lisa è protetto da un vetro blindato (per questo la tazza lanciata da un turista russo nel 2009 non aveva fatto alcun danno) e il dipinto è conservato a temperatura e umidità costanti. «Durante un eventuale trasporto non riusciremmo ad avere un perfetto controllo della temperatura, anche ricorrendo a casse climatizzate — ha spiegato ieri Pomarede —, e le vibrazioni sarebbero molto nocive. Si prenderebbero rischi troppo grandi a prestarlo» . Nel gennaio del 1963, il ministro della Cultura francese André Malraux organizzò il viaggio della Gioconda negli Stati Uniti, dove venne accolta dal presidente John Fitzgerald Kennedy e dal vicepresidente Lyndon Johnson: venne esposta alla National Gallery di Washington e poi al Metropolitan Museum of Art di New York davanti a un milione e 700 mila visitatori; nel 1974, Monna Lisa raggiunse la Russia e il Giappone. Ma è durante la Seconda guerra mondiale che Monna Lisa vive le vicissitudini più avventurose: allo scoppio del conflitto il dipinto lascia il Louvre per il castello di Chambord, poi viene spostato ad Amboise, all’abbazia di Loc-Dieu, al museo Ingres de Montauban, di nuovo a Chambord prima di finire sotto il letto del conservatore del museo del Louvre nel castello di Montal e finalmente tornare a Parigi, nel giugno del 1945. Tutti questi spostamenti, e ora la Gioconda non sopporterebbe un viaggio con le massime precauzioni nella natia Firenze? Silvano Vinceti non vuole crederci. «Comprendiamo e condividiamo le preoccupazioni del direttore del dipartimento del Louvre, Vincent Pomarede— ha replicato ieri —. Lo ringraziamo poiché ha posto solo questioni tecniche per la venuta del quadro della Gioconda a Firenze. Ma i problemi che egli pone per quanto concerne il trasporto sono ampiamente superabili» . Nonostante l’opposizione di Antonio Natali, direttore degli Uffizi («La Gioconda è un’opera-simbolo, non può correre alcun rischio e non va mossa dal Louvre» ), Carla Fracci, assessore alla cultura della Provincia di Firenze, è ancora più decisa: «Bisogna mobilitare il mondo intero perché il capolavoro venga riportato a Firenze. Firenze è la patria, la sede naturale di questa opera d’arte, ne è padre e madre, e riaverla, seppur per un solo periodo, sarebbe cosa straordinaria. Bisogna provarci, a costo di andare tutti a Parigi, in coda davanti al Louvre» .
Stefano Montefiori