Aldo Grasso, Corriere della Sera 24/06/2011, 24 giugno 2011
IL VERO ARBORE E’ IL GRANDE ASSENTE
Ho incrociato casualmente Renzo Arbore e ho trovato un uomo inviperito, come mai mi era successo. Anzi, uno spera sempre di incontrare Arbore per trarne giovamento, in saggezza e allegria. Da cos’era infastidito il Nostro? Da un programma di Rai5, una sorta di lunga biografia che, attraverso ospiti più o meno eccellenti, ripercorre le tappe della sua lunga carriera. A suo dire, il programma è stato confezionato senza un preventivo assenso o, quanto meno, senza un placet a lavoro finito. Ogni serata è costruita in due tronconi. Nel primo — leggo sul sito di Rai5 — «Arbore e gli arborigeni» , viene scoperto un Renzo Arbore diverso dal solito, raccontato da ospiti «eccellenti» come, fra gli altri, Fiorello, Domenico De Masi, Achille Bonito Oliva, Lino Banfi, Carlo Verdone, Gigi Proietti, Piergiorgio Odifreddi, che ripercorreranno le tappe di una carriera unica che ha cambiato il modo di pensare e realizzare la tv. Un affresco di come il mondo dello spettacolo, della musica e, più in generale, del costume del nostro Paese si sono modificati negli ultimi cinquant’anni. Nel secondo «Arbore, con la complicità di Elio e le Storie Tese ci offrirà DOC Memories, una selezione delle più belle puntate del suo programma musicale dedicato ai concerti live» . Possibile che i responsabili della rete non lo abbiano coinvolto in questa operazione? Stando all’arrabbiatura (per usare un termine civile), direi proprio di no. Capisco che i diritti delle vecchie trasmissioni di Arbore siano della Rai (d’altronde lui non ha mai usato agenti e ha sempre dimostrato fedeltà e fiducia nei confronti dell’azienda), ma non è concepibile fare un programma su di lui senza coinvolgerlo totalmente. Arbore è la Rai. Arbore è la coscienza mediologica della Rai, il primo che ha fatto tv sapendo che essa era anche radio, cinema, teatro, giornale. Io penso che la dg Lorenza Lei dovrebbe fargli una telefonata, almeno di cortesia.
Aldo Grasso