Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Realizzando un bello scoop, il “Corriere della Sera” ha messo ieri in rete un progetto di disegno di legge, attribuito a Tremonti e intitolato semplicemente “Costi della politica”. Sette articoli in cui si prevede di: allineare i compensi pubblici elargiti a qualunque titolo alla media europea; limitare la cilindrata delle auto blu a 1600 cc; riservare i voli di Stato esclusivamente al presidente della Repubblica, ai presidenti delle Camere e al capo del governo; tagliare i benefits di cui i politici godono in ragione dell’incarico quando l’incarico finisce («pensioni, vitalizi, auto di servizio, locali per ufficio, telefoni etc.»); tagliare i trasferimenti a «Senato, Camera, Organi costituzionali o con rilevanza costituzionale, Organi di autogoverno, Autorità indipendenti e simili» per una percentuale da determinare; ridurre il finanziamento ai partiti e limitare i rimborsi elettorali in proporzione alla durata della legislatura; «a decorrere dal 2012 le consultazioni elettorali e referendarie devono essere accorpate in un unico fine settimana».
Votare i
referendum in una data diversa dalle amministrative ci è costato, mi pare, 400
milioni. La formulazione dell’articolo farebbe credere che dall’anno prossimo
si voterà il sabato e la domenica o più probabilmente solo la domenica.
È un testo ancora grezzo, che nel caso dovrà
essere varato dal consiglio dei ministri.
Non passerà
mai.
Non è detto. Intanto queste cose Tremonti le ha sostenute
varie volte in passato. Poi c’è il fatto che il 4 e il 5 di luglio la Camera
discuterà il proprio bilancio. È un appuntamento che quest’anno difficilmente
passerà inosservato. I radicali, per mano di Rita Bernardini, e quelli dell’Idv
preparano una valanga di ordini del giorno. I numeri poi, nella situazione
attuale, sono poco presentabili: il sistema Montecitorio costerà quest’anno un
miliardo di euro (duemila miliardi delle vecchie lire), un altro miliardo nel
2012 e nel 2013 e un miliardo 114.219.354 euro nel 2014. A quella data infatti
bisognerà mettere in conto i vitalizi ai parlamentari attuali, molti dei quali
non saranno rieletti. I vitalizi sono quelle rendite che si riconoscono ai
parlamentari quando abbiano compiuto almeno quattro anni sei mesi e un giorno di
legislatura (la dead line è ottobre 2012). A proposito, tutti i tagli di
Tremonti si riferiscono alla prossima legislatura. È difficile ipotizzare che
in questa deputati e senatori si facciano del male da soli. Finora, oltre
tutto, non hanno dimostrato di averne la statura morale.
Relativamente ai vitalizi di che cifra
stiamo parlando?
6.352 euro mensili a testa, in media. Comprendendo
la reversibilità. In tutto si tratta di 1813 persone. Il vitalizio è il
beneficio più detestato dai cittadini. Naturalmente i parlamentari resistono
all’idea di intaccarlo. Il Pd ne sta discutendo, ma molti dei suoi pensano che
argomenti come questo siano demagogici. E tuttavia lo stesso Tremonti ha detto
che i costi della politica vanno tagliati, anche se i risparmi non possono
essere stratosferici: ma è una questione di presentabilità, nel momento in cui
ci si appresta a prelevare dalle tasche degli italiani – in un modo o
nell’altro – 40-45 miliardi.
Il richiamo alla media europea è una conferma che
il sistema politico italiano costa più degli altri.
Enormemente di più. E per tutti i capitoli di spesa.
Sui vitalizi siamo al triplo. Montecitorio ha mandato in giro per l’Europa una
commissione di tecnici e adesso sul tavolo dei tre questori della Camera
(Colucci e Lazzocchi del Pdl, e Albonetti del Pd) c’è un dossier di 33 pagine
da cui risulta che i nostri sono privilegiati rispetto ai loro colleghi su
tutte le voci di spesa: indennità, rimborsi-viaggio, segreteria, portaborse
(due terzi dei quali non sono tenuti in regola), assistenza sanitaria.
Intervenendo sul comparto dei politici, Tremonti metterà subito alla prova la
serietà di coloro che gli hanno rimproverato i tagli lineari. Se i tagli non
devono essere lineari, se si deve scegliere, beh allora ci vuole una forte solidarietà
politica. E che solidarietà politica può esserci se gli stessi politici non
accettano di mettersi al passo con i tempi?
Ma quanti sono alla fine quelli che vivono di
politica in Italia? Dunque, 630 deputati…
La fermo subito. È una cifra colossale: un milione e
300 mila persone, secondo una stima (al ribasso) della Uil. Parlamentari,
ministri e amministratori locali sono 145 mila. Aggiunga i consiglieri
circoscrizionali e i consiglieri d’amministrazione delle settemila società
pubbliche. Ci metta i 318 mila consulenti o collaboratori. Poi i portaborse, i
consulenti dei consulenti, i segretari, gli uffici stampa. Serve a qualcosa
tutta questa gente? Non si sa. Tutti insieme però costano 24,7 miliardi. A cui
si devono aggiungere 4,4 miliardi per le auto blu. Roba da tagliare per
abbassare le tasse, lo ammetta, ce n’è
[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 25 giugno 2011]
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