Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 25 Sabato calendario

BAL Efe

BAL Efe Istanbul (Turchia) 1980 (~). Trans • «[...] definita “la più bella del mondo”, o “la cerbiatta” [...] molto invitata in tv, intervistata dai giornali, tre siti con 200mila contatti al mese e al mese almeno 120 movimentati incontri [...] ha raccontato la sua vita alla giornalista Stefania Berbenni in un libro edito da Mondadori, dal titolo tanto antipatico quanto veritiero, Quello che i mariti non dicono. Tranne quelli, una minoranza, che dalla seducente ragazza, arricchita come l’uranio per l’atomica, da un simpatico “pene molto grosso” come esplicitamente richiesto dai clienti, ci vanno accompagnati dalla loro signora contentissima della variante. Efe, di famiglia turca di dubbia e tramontata ricchezza, da [...] anni in Italia, cittadinanza italiana [...] È una signorina maschile di aspetto più dolcemente femminile della maggior parte delle donne: a parte l’altezza, 1 metro e 90, infrequente in una donna, per il resto è carinissima; taglia 42, seno piccolo, occhi verdi, capelli corti ramati, non ha niente in comune con le giovanottone brasiliane dai seni contundenti e un po’ di barba [...] “…prima o poi qualsiasi uomo vuole provare l’esperienza del trans…non dico tutti ma quasi tutti…. Se fossi sposata non mi fiderei. Non c’è cittadino al di sopra di ogni sospetto…”. Efe sa cinque lingue, vive a Milano, viaggia dove ricchi sporcaccioni la chiamano, da Roma a Brescia a Malta a Parigi, oppure batte vicino al Monumentale o riceve nel suo appartamentino dipinto di rosa dove la sua mamma sta in salotto a leggere riviste e il rottweiler Goran ringhia: ogni tanto qualcuno la pesta ma pazienza, ne è sempre uscita viva. Intanto si è comprata alcuni appartamenti, da cittadina onesta si sente umiliata per non sapere come pagare le tasse: “Ci vorrebbero l’Ici sul sesso mercenario, la trans-tassa. Servirebbe a ripulire il mercato”. Ha la passione delle automobili, Bmw, Porsche, Mercedes, Corvette; veste Chanel, borse Gucci, scarpe Prada, biancheria di seta candida, beauty-case zeppo di preservativi, cui non rinuncia mai: tanto per dimostrare la sua affidabilità, in fondo al libro c’è il suo ultimo referto (dicembre 2009) del test Hiv, naturalmente negativo. Nelle storie che Efe racconta forse gli uomini non fanno una gran figura, trattandosi normalmente di babbi appassionati e mariti esemplari secondo il loro standard, che non è quasi mai quello delle mogli; maschi che, specchiandosi nel loro stesso sesso e gradendone molto le molteplici performance, si scatenano e si sfrenanano come ovviamente mai capitò con la loro signora. Per esempio il Signor Moderato, famoso per i suoi modi garbati nei dibattiti televisivi, cui lei fornisce bustini panterati e scarpe rosse col tacco a spillo, prima di sottometterlo. Dario, il tipo “Noneroio”, adora farsi la povera Efe nel letto coniugale dalle lenzuola di seta rosa, mentre la bella moglie è in vacanza coi piccini. Il giovane supermilionario John si fa raggiungere dove si trova con la moglie e la riceve nel massimo lusso sfidando il pericolo di essere scoperto. Di Umberto che è gelosissimo si innamora, chissà, forse lui lascerà la moglie malata, poi lo scopre che la tradisce con una donna. Sono migliaia gli uomini che la pagano per fare cose che se mai le raccontassero alla propria donna, anche la più aperta, o innamorata, o indifferente, o cinica, o porca, li butterebbero dalla finestra, fuggendo con i loro figli e svuotandogli la cassetta di sicurezza. “Potrei dire che noi trans siamo avvantaggiate perché, avendocelo, sappiamo come far godere un uomo… eppure ciò che eccita i miei clienti è vedere che ce l’ho duro…”. [...]» (Natalia Aspesi, “la Repubblica” 4/3/2010).