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 2011  giugno 25 Sabato calendario

Il caporale Shalit da 5 anni disperso nel ventre di Gaza - Nella villa bucolica di Cesarea, dove trascorre pacati week-end addolciti dalla brezza del mare, il premier israeliano Benjamin Netanyahu torna oggi necessariamente a riprendere in mano il Dossier Shalit

Il caporale Shalit da 5 anni disperso nel ventre di Gaza - Nella villa bucolica di Cesarea, dove trascorre pacati week-end addolciti dalla brezza del mare, il premier israeliano Benjamin Netanyahu torna oggi necessariamente a riprendere in mano il Dossier Shalit. All’imbrunire davanti ai suoi cancelli si raduneranno, come tutte le settimane, gruppi di dimostranti che invocano lo scambio del caporale catturato da Hamas il 25 giugno 2006 con mille detenuti palestinesi fra i quali vanno annoverati i più pericolosi stragisti che hanno insanguinato Israele nei primi anni di Intifada. In giorni come questi, probabilmente, Netanyahu maledice il momento in cui ha deciso di darsi alla politica. Fosse rimasto negli affari, nulla avrebbe turbato il suo week-end ai bordi della piscina. Invece non può fingere di non aver letto il sofferto editoriale pubblicato ieri da Tami Arad, la moglie (o, più probabilmente, la vedova) del navigatore israeliano Ron Arad, caduto con il suo Phantom in Libano nel 1986. Da 25 anni la donna attende un brandello di notizia sulla sua sorte. Ma tutto tace. E adesso Tami Arad dice agli israeliani che devono scuotersi dal torpore, che Ghilad Shalit va liberato a tutti i costi, perché non diventi un altro Ron. Ieri anche il presidente americano Obama e il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon sono tornati a chiedere la «liberazione immediata» del militare israeliano. Certo, il prezzo imposto da Hamas è esoso: ma si può esigere dal sergente e dalla sua famiglia di pagare il prezzo della sicurezza di Israele ? D’altra parte nelle informative dello Shin Bet (il servizio di sicurezza) Netanyahu trova prospettive funeree, qualora decidesse di spalancare i cancelli del carcere per i dirigenti del braccio armato di Hamas condannati a decine di ergastoli. Cosa ne sarebbe, delle forze pragmatiche dell’Anp, alla luce della vittoria di Hamas ? Mentre le trattative per lo scambio dei prigionieri vanno a rilento, Israele non resta però con le mani in mano. Fonti militari precisano che dei rapitori di Shalit, almeno otto sono stati uccisi. Uno è stato rapito ma un altro - Muhammed Abu Shimala, comandante di Hamas nella regione militare meridionale di Gaza - resta operativo. La settimana scorsa uomini col volto coperto hanno cercato di prelevare il suo braccio destro, Raed Atar. Ma un suo particolare sesto senso lo ha assistito: all’ultimo momento ha cambiato i piani e si è salvato. In questi giorni Israele si dice che forse conviene attendere, che il prezzo potrebbe abbassarsi, viste le brutte acque in cui versano i vertici politici di Hamas, mentre Damasco è investita dalla bufera politica. C’è la speranza che il leader politico di Hamas, Khaled Meshal, abbia perso la propria baldanza. Forse adesso potrebbe accettare quanto finora ha respinto: ossia che, dopo la scarcerazione, siano confinati a Gaza o in un Paese arabo quei responsabili del braccio armato di Hamas condannati per aver perpetrato le stragi peggiori. L’osso duro delle trattative - mediate a fasi alterne da Egitto e Germania sembra essere Ahmed Jaabri, il comandante del braccio armato di Hamas. Con lui solo poche persone sanno dov’è custodito il prigioniero. Sotto Gaza c’è una città sotterranea, un dedalo di cunicoli e di bunker. Shalit potrebbe essere ovunque. Finora Jaabri ha saputo incutere timore, dal palestinese della strada fino al capo dell’esecutivo di Hamas, Ismail Haniyeh. Adesso forse qualcosa si è incrinata. Nei giorni scorsi su YouTube mani ignote hanno messo un cartone animato che lo mostra come un bambino impegnato a trastullarsi con il suo balocco-Shalit. I genitori lo sgridano ma lui fa spallucce: «No, non ve lo dò». Chi c’è dietro il filmato ? I servizi israeliani ? O forse esponenti di al-Fatah, impegnati a mettere Hamas in cattiva luce di fronte alle famiglie dei detenuti ? Di certo, per Jaabri, Shalit non è solo un balocco: è in primo luogo una preziosa polizza per la sua vita.