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 2011  giugno 25 Sabato calendario

SONNO, LIBRI E SPESE: L’ESISTENZA IN NUMERI

Il primo rapporto, nel 2006, documentava attraverso suggestivi grafici le canzoni ascoltate, i libri letti, le miglia percorse in aereo, le foto scattate negli ultimi 365 giorni. In quello successivo comparivano i ristoranti frequentati, la quantità e i tipi di carne ingerita, le bevande e altre statistiche più o meno significative. Oggi, che ha appena pubblicato il rapporto 2010, Nicholas Felton, designer con il gusto per i grafici bizzarri, è diventato il pioniere di una tendenza che ha sempre più adepti online: la misurazione e la visualizzazione in numeri delle nostre esistenze. Grazie all’aiuto di servizi web e dispositivi (vedi box) concepiti allo scopo, ogni frammento della vita di ciascuno può ormai essere raccontato e rappresentato sotto forma di statistica. Quel che serve è un po’ di curiosità, molta costanza e una certa dose di ossessività. Chi avesse voglia di calarsi nei panni di aspirante misuratore di se stesso può cominciare con Daytum. com, creato dallo stesso Felton. Non c’è anfratto di esistenza che, all’occorrenza, il sito non possa documentare. Nel 2011, per esempio, l’utente Pablo Connor al 17 giugno aveva letto 1.479 pagine di libri (nel 2010 era arrivato a 6.068). Di queste 174 appartenevano al romanzo American Tabloid di James Ellroy e 156 a Il falco maltese di Dashiell Hammett. Nel frattempo, tra un noir e l’altro, Connor aveva pure corso per 327,89 miglia (813 l’anno prima). Nick Marrazza, invece, alla stessa data aveva bevuto 476 caffè, 110 birre Stella Artois e 85 Bud Light più svariate dosi di differenti beveraggi. Quanto ai movimenti urbani, 105 volte aveva utilizzato la linea marrone della metropolitana, 69 la rossa, 28, invece, aveva preso il taxi. Daytum. com è il più conosciuto tra i siti di questo tipo ma non certo l’unico. Meno elegante e vario ma più versatile per l’introduzione dei dati è Zealog. com dove l’utente Edubya, per esempio, tiene traccia delle variazioni del suo peso e anche di quanti soldi spende presso la catena di caffè Starbucks. Più complesso e già predisposto per la raccolta di informazioni in decine di ambiti differenti è Me-trics: peso, pressione, ore di sonno, fino all’acqua consumata, alle flessioni, agli incontri intimi. Più specializzato ChartMySelf. com, notevole per completezza e usabilità quando si tratta di elaborare diagrammi, grafici, correlazioni sulla propria salute psicofisica. Come si conviene a ogni movimento che si rispetti, gli adepti di questa corsa alla riduzione di se stessi in statistica hanno anche un’etichetta che li connota e un sito di riferimento: Quantified-Self. com, vale a dire «sé quantificato» . A guidarli è un guru delle nuove tecnologie, Kevin Kelly, co-fondatore del mensile Wired, convinto che la diffusione di sensori e servizi in grado di trasformarci in numeri possa condurre a una più profonda conoscenza di noi stessi. «Questi strumenti possono servire per auto-miglioramento, auto-scoperta, auto-consapevolezza, auto conoscenza — ha detto Gary Wolf, co-fondatore di Quantified-Self. com, in un intervento alla prestigiosa Ted Conference —. Se vogliamo agire più efficacemente nel mondo dobbiamo conoscerci meglio» . Certo, non è facile immaginare quale impatto benefico sulle nostre vite derivi dal sapere quante volte abbiamo preso il tram 39 in un anno ma alcuni benefici della quantificazione sono sicuramente meno oscuri. Per esempio quelli documentati da Jon Cousins. Dopo trent’anni di depressione questo pubblicitario di successo decise un giorno di seguire il consiglio di uno psichiatra e tenere traccia del livello del proprio umore quotidiano. Dopo mesi di consueti alti e bassi riscontrò, a partire dall’agosto 2007, un significativo innalzamento. La svolta, scoprì, era stata condividere i risultati con alcun amici online. È così che è natoMoodscope. com che oggi serve a più di 4 mila persone. «Se lo si usa regolarmente e si mettono in comune i risultati è pressoché certo un miglioramento dell’umore» , dice Cousins quando presenta il progetto spiegando perché misurare se stessi e dirlo al mondo fa bene. Nicholas Felton, da parte sua, non potrebbe essere più d’accordo, e non solo perché è il pioniere del fenomeno. Anni e anni di raccolta dati su di sé hanno infine portato a una concreta ((e misurabile) svolta. Nell’aprile scorso (insieme al suo socio Ryan Case, co-fondatore di Daytum) è stato infatti assunto da Facebook. Il social network ha deciso di dagli uno stipendio perché aiuti il mezzo miliardo e passa di utenti a giocare con i numeri delle proprie vite virtuali e reali.
Raffaele Mastrolonardo