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 2011  giugno 25 Sabato calendario

AlBalawi Hammam

• (Humam Khalil Abumulai al Balawi) Kuwait 25 dicembre 1977, Kost (Afghanistan) 30 dicembre 2009. Medico giordano, spia doppiogiochista, si fece saltare in aria in una base americana uccidendo otto persone • «Chi ha armato il missile umano, Hammam Al Balawi, aveva messo in conto che l’attentatore potesse essere perquisito. E per questo ha confezionato una bomba ad alto potenziale, resa ancora più micidiale da dozzine di biglie di ferro. Al Balawi è entrato nella base di Khost [...] a bordo di una vecchia station wagon, quindi è sceso dalla vettura tenendo la mano destra in una tasca. Un agente, addetto alla sicurezza, si è avvicinato per perquisirlo e gli avrebbe detto “togli la mano”. Al Balawi ha risposto innescando la cintura esplosiva. La deflagrazione ha raggiunto, con effetti devastanti, anche l’intero team della Cia in attesa ad una ventina di metri. Otto imorti: tra loro la responsabile della squadra, una veterana che dal 2001 era sulle tracce di Al Qaeda [...] e il capitano Zaid, ufficiale dei servizi giordani che gestiva l’attentatore come infiltrato. Una spia che però è sfuggita al controllo e ne ha spiegato i motivi in un video di rivendicazione registrato alla vigilia dell’attentato e trasmesso [...] dalla tv Al Jazeera. Al Balawi vi appare in mimetica insieme ad Hakimullah Mehsud, leader dei talebani pachistani. Citando un versetto del Corano, il militante con un passato di dottore ha spiegato che non ha accettato di svendere il suo credo nonostante “abbiano messo il Sole nella sua mano destra e la Luna nella sinistra”. I giordani e gli americani gli avrebbero offerto “milioni di dollari per spiare i mujaheddin”, invece lui si è unito ai guerriglieri condividendo con loro molti segreti. L’attentato, ha aggiunto, è la vendetta per l’uccisione di alcuni capi integralisti a cominciare da Beithullah Mehsud, altro tagliagole pachistano fatto fuori da un missile statunitense [...] La versione dei militanti è che Al Balawi non ha mai tradito la causa. Reclutato [...] dagli 007 giordani dopo un arresto, il medico ha finto di collaborare accettando di unirsi ai gruppi islamisti in Pakistan. In realtà ha continuato ad aiutare gli islamisti. Al Balawi, con il nome di battaglia di Abu Duyana, era, infatti, molto attivo come blogger jihadista, una fonte di ispirazione diventato oggi un modello da seguire. La moglie turca, con la quale ha avuto due figlie, ha subito detto di essere “fiera” del marito e il padre ha addossato la responsabilità alle “ingiustizie” commesse dagli Usa. Americani e giordani raccontano un’altra storia. L’infiltrato— dicono — era davvero importante, grazie alle sue soffiate la base Cia di Khost ha potuto organizzare devastanti raid dei droni costati la vita a molti capi qaedisti. Quindi potevano fidarsi, anche se resta inspiegabile il motivo per il quale non sia stato perquisito all’esterno dell’avamposto. [...]» (Guido Olimpio, “Corriere della Sera” 10/1/2010) • «Perché i sette agenti della Cia, uomini che dell’ascolto dell’umana doppiezza fanno una professione, hanno creduto al dottor Humam Khalil Abumulai al Balawi, cadendo nella sua trappola? Aveva fatto qualche rivelazione interessante il giordano ma, lo sanno tutti, è il trucchetto dei doppiogiochisti quando puntano alto e non esitano a sacrificare alcune pedine per colpire la regina nemica. Cos’ha tratto in inganno gli esperti dell’intelligence? Il dottore qualche mese prima dell’attentato aveva rilasciato un’intervista al Vanguards of Khorasan, rivista legata ad al Qaida. Diceva: “Avevo una predisposizione per il jihad e il martirio sin da quando ero piccolo. Se l’amore per il jihad entra nel cuore di un uomo, non lo lascerà neanche se lui lo vuole”. Gli americani hanno creduto che al Balawi recitasse per potenziare la copertura. Non è venuto loro di pensare che manifestasse le sue vere intenzioni. Il furbo – il candido ne è una sottospecie – medico giordano ha vinto col sistema della “lettera rubata”, la celebre novella di Edgar Allan Poe: ha messo la verità sotto gli occhi di tutti sapendo come ben pochi si accontentino dell’evidenza [...] un giordano vissuto nell’odio per Israele e per gli Stati Uniti, uno che già aveva offerto prove tangibili di tanto rancore. Che cuore ha un uomo così? Qualche milione di dollari gli cambiano i sentimenti? Come si è potuto pensare di poter comprare un giovane dottore che per amore del jihad abbandona la professione e riprogrammarlo manco fosse un robot? Va da sé che costui si vendicherà nel modo più atroce di tanto disprezzo. Il padre di al Balawi l’ha detto: credevate di fare di un medico, mio figlio, uno spione? L’arroganza ha accecato gli agenti della Cia. Pensavano d’avere in pugno l’anima di al Balawi e gli hanno consegnato i propri destini. Un eroe, quindi, il dottore giordano, l’intrepido jihadista che da solo sconfigge la potente Cia. Un idolo per le popolazioni arabe [...] Il doppiogioco di al Balawi non è stato tra la Cia e al Qaida quanto tra la libertà e la servitù. [...] Ma chi è il mandante di al Balawi? Il vero mandante è quello che ciascuno si costruisce nel proprio immaginario; chissà se davvero fin da piccino al Balawi era innamorato della morte o è un’ennesima copertura. [...]» (Umberto Silva, “Il Foglio” 27/1/2010).