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 2011  giugno 25 Sabato calendario

Realizzando un bello scoop, il “Corriere della Sera” ha messo ieri in rete un progetto di disegno di legge, attribuito a Tremonti e intitolato semplicemente “Costi della politica”

Realizzando un bello scoop, il “Corriere della Sera” ha messo ieri in rete un progetto di disegno di legge, attribuito a Tremonti e intitolato semplicemente “Costi della politica”. Sette articoli in cui si prevede di: allineare i compensi pubblici elargiti a qualunque titolo alla media europea; limitare la cilindrata delle auto blu a 1600 cc; riservare i voli di Stato esclusivamente al presidente della Repubblica, ai presidenti delle Camere e al capo del governo; tagliare i benefits di cui i politici godono in ragione dell’incarico quando l’incarico finisce («pensioni, vitalizi, auto di servizio, locali per ufficio, telefoni etc.»); tagliare i trasferimenti a «Senato, Camera, Organi costituzionali o con rilevanza costituzionale, Organi di autogoverno, Autorità indipendenti e simili» per una percentuale da determinare; ridurre il finanziamento ai partiti e limitare i rimborsi elettorali in proporzione alla durata della legislatura; «a decorrere dal 2012 le consultazioni elettorali e referendarie devono essere accorpate in un unico fine settimana».

Votare i referendum in una data diversa dalle amministrative ci è costato, mi pare, 400 milioni. La formulazione dell’articolo farebbe credere che dall’anno prossimo si voterà il sabato e la domenica o più probabilmente solo la domenica.
È un testo ancora grezzo, che nel caso dovrà essere varato dal consiglio dei ministri.

Non passerà mai.
Non è detto. Intanto queste cose Tremonti le ha sostenute varie volte in passato. Poi c’è il fatto che il 4 e il 5 di luglio la Camera discuterà il proprio bilancio. È un appuntamento che quest’anno difficilmente passerà inosservato. I radicali, per mano di Rita Bernardini, e quelli dell’Idv preparano una valanga di ordini del giorno. I numeri poi, nella situazione attuale, sono poco presentabili: il sistema Montecitorio costerà quest’anno un miliardo di euro (duemila miliardi delle vecchie lire), un altro miliardo nel 2012 e nel 2013 e un miliardo 114.219.354 euro nel 2014. A quella data infatti bisognerà mettere in conto i vitalizi ai parlamentari attuali, molti dei quali non saranno rieletti. I vitalizi sono quelle rendite che si riconoscono ai parlamentari quando abbiano compiuto almeno quattro anni sei mesi e un giorno di legislatura (la dead line è ottobre 2012). A proposito, tutti i tagli di Tremonti si riferiscono alla prossima legislatura. È difficile ipotizzare che in questa deputati e senatori si facciano del male da soli. Finora, oltre tutto, non hanno dimostrato di averne la statura morale.

Relativamente ai vitalizi di che cifra stiamo parlando?
6.352 euro mensili a testa, in media. Comprendendo la reversibilità. In tutto si tratta di 1813 persone. Il vitalizio è il beneficio più detestato dai cittadini. Naturalmente i parlamentari resistono all’idea di intaccarlo. Il Pd ne sta discutendo, ma molti dei suoi pensano che argomenti come questo siano demagogici. E tuttavia lo stesso Tremonti ha detto che i costi della politica vanno tagliati, anche se i risparmi non possono essere stratosferici: ma è una questione di presentabilità, nel momento in cui ci si appresta a prelevare dalle tasche degli italiani – in un modo o nell’altro – 40-45 miliardi.

Il richiamo alla media europea è una conferma che il sistema politico italiano costa più degli altri.
Enormemente di più. E per tutti i capitoli di spesa. Sui vitalizi siamo al triplo. Montecitorio ha mandato in giro per l’Europa una commissione di tecnici e adesso sul tavolo dei tre questori della Camera (Colucci e Lazzocchi del Pdl, e Albonetti del Pd) c’è un dossier di 33 pagine da cui risulta che i nostri sono privilegiati rispetto ai loro colleghi su tutte le voci di spesa: indennità, rimborsi-viaggio, segreteria, portaborse (due terzi dei quali non sono tenuti in regola), assistenza sanitaria. Intervenendo sul comparto dei politici, Tremonti metterà subito alla prova la serietà di coloro che gli hanno rimproverato i tagli lineari. Se i tagli non devono essere lineari, se si deve scegliere, beh allora ci vuole una forte solidarietà politica. E che solidarietà politica può esserci se gli stessi politici non accettano di mettersi al passo con i tempi?

Ma quanti sono alla fine quelli che vivono di politica in Italia? Dunque, 630 deputati…
La fermo subito. È una cifra colossale: un milione e 300 mila persone, secondo una stima (al ribasso) della Uil. Parlamentari, ministri e amministratori locali sono 145 mila. Aggiunga i consiglieri circoscrizionali e i consiglieri d’amministrazione delle settemila società pubbliche. Ci metta i 318 mila consulenti o collaboratori. Poi i portaborse, i consulenti dei consulenti, i segretari, gli uffici stampa. Serve a qualcosa tutta questa gente? Non si sa. Tutti insieme però costano 24,7 miliardi. A cui si devono aggiungere 4,4 miliardi per le auto blu. Roba da tagliare per abbassare le tasse, lo ammetta, ce n’è

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 25 giugno 2011]