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 2011  giugno 25 Sabato calendario

Il reato, il peccato e il garantismo - Si può deplorare l’uso (non solo) americano di mettere alla gogna mediatica un imputato senza minimizzare o sottovalutare il reato di cui è accusato? Non ci riesce lo scrittore Alessandro Piperno che su il Corriere della Sera (21 maggio) mette sotto accusa «gli eccessi teatrali dei puritani americani» e «l’isterico fanatismo radical che infesta, da anni, il mondo anglosassone»

Il reato, il peccato e il garantismo - Si può deplorare l’uso (non solo) americano di mettere alla gogna mediatica un imputato senza minimizzare o sottovalutare il reato di cui è accusato? Non ci riesce lo scrittore Alessandro Piperno che su il Corriere della Sera (21 maggio) mette sotto accusa «gli eccessi teatrali dei puritani americani» e «l’isterico fanatismo radical che infesta, da anni, il mondo anglosassone». «Nessuno mi toglie dalla testa – scrive – che, per quanto il presunto crimine di Strauss Kahn sia indegno, esso sia stato capziosamente utilizzato per allestire una commedia dell’umiliazione il cui scopo era più didascalico che giuridico». Se la prende con tutti Piperno, con le femministe, i multiculturalisti, gli esagitati del settarismo post coloniale, i risentiti e le risentite di tutto il mondo, ma nell’elenco non compaiono gli stupratori. Anche Barbara Spinelli, che cita Il giocatore di Dostoevskij per spiegare «la dipendenza senza sostanze » dell’ex presidente del Fmi, ignora la vittima. Per lei DSK «è un uomo che ha sfidato il destino e che di fatto è un suicidato ». La sua è la storia «di una gigantesca sconfitta politica» (La Repubblica, 18 maggio). Nominare la sconfitta fisica e psicologica subita dalla cameriera africana che sostiene di essere stata aggredita e violentata è poco elegante? Troppo egualitario, troppo banalmente femminista? È il «garantismo delle élite» scrive Maria Laura Rodotà, replicando a Carmen Llera che aveva detto di DSK «non è un sadico, ama il sesso, so what? (e allora?)». Rodotà mette al centro la donna vittima, ma in suo nome cancella l’altra violenza, quella subita dal sessantenne ricco, famoso e potente, messo alla berlina prima di essere eventualmente condannato (Corriere della Sera, 20-21 maggio). Cosa che fa la copertina di Panorama che lo immortala, in un fotomontaggio, con i pantaloni calati sulle caviglie e mutandoni a cuoricini rossi. Giuliano Ferrara non sembra preoccuparsi degli eccessi puritani americani, perché «a New York è stato denunciato un efferato crimine, data, ora, luogo e circostanze..». Sono «i gridolini puritani» di Repubblica (e di Le Monde) che lo indignano, quelli dispiegati per «le squinternate festicciole galanti in stile Drive In» del nostro presidente del consiglio (Il Foglio, 17 maggio). Piuttosto a Ferrara interessa rispondere alla domanda «perché il sesso è andato fuori controllo? » Colpa, dice, del «pansessualismo » del moderno Occidente che ha perso il senso del peccato. Per Eva Cantarella invece «lo stupro virile» rimanda a un mito molto antico. Quello di Zeus, uno che non si preoccupava certo che l’oggetto del suo desiderio fosse o meno consenziente (Corriere della Sera, 20 maggio). Franca Fossati