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 2011  giugno 24 Venerdì calendario

DAGLI AIUTI UNA SPINTA ALLE START-UP

Che sia una micro-impresa o un negozio in franchising il problema di partenza è sempre lo stesso: vincere la caccia al tesoro per trovare i fondi indispensabili per decollare. Mettersi in proprio, sia chiaro, non è da tutti: tenacia, creatività e intraprendenza non si comprano da nessuna parte. Ma anche per i più "portati" il nodo risorse va sciolto ai blocchi di partenza. Nonostante il ventaglio di agevolazioni a disposizione sia ampio, spesso gli incentivi sono sconosciuti o sembrano complicati da raggiungere.

Per offrire una bussola agli aspiranti imprenditori la Guida «Mettersi in proprio» passa in rassegna le principali fonti di finanziamento messe in campo a livello nazionale e sul territorio, con i bandi regionali e le iniziative di banche e Camere di commercio, senza trascurare i programmi ad hoc ideati dall’Unione europea.

Si parte con i due maxicapitoli previsti dalla legge 185/2000: gli incentivi all’autoimprenditorialità (start up) e all’autoimpiego (lavori autonomi, microimpresa e franchising): cosa sono, come funzionano, requisiti e iter per i candidati. E l’ultimo monitoraggio realizzato da Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione e lo sviluppo d’impresa, evidenzia un boom di domande sul fronte dell’autoimpiego: nel 2010 le richieste di contributi e prestiti sono aumentate di oltre il 30% rispetto al 2009 e il trend positivo conferma nei primi cinque mesi di quest’anno con oltre 4.500 domande presentate, un migliaio di iniziative finanziate e 60 milioni di investimenti ammessi. L’autoimpiego si traduce in prestiti d’onore e bonus a favore di disoccupati intenzionati ad avviare un’attività autonoma sotto forma di ditta individuale con investimenti dichiarati non superiori a 25.823 euro. Quota che sale a oltre 129mila euro per le microimprese. Risorse veicolate attraverso tre canali: contributi a fondo perduto, mutui agevolati, servizi di assistenza tecnica.

Dalla fotografia scattata da Invitalia emerge che sebbene l’80% delle domande continui a provenire dal Meridione è il Nord-Est a registrare la crescita maggiore: qui le richieste di finanziamento rispetto al 2009 sono più che raddoppiate (+114%), mentre al Centro si registra un incremento del 46% rispetto all’anno precedente. Tra i settori "sponsorizzati", a prevalere sono le attività turistico-culturali (33% degli investimenti finanziati), seguite da attività manifatturiere artigianali, servizi alla persona, commercio e servizi alle Pmi.

Gli interventi di auto-imprenditorialità sono invece diretti alle start up controllate da under 35 residenti nelle aree svantaggiate del paese. Nel 2010 sono state finanziate una trentina di imprese, con l’impegno di circa 32 milioni di euro. La selezione per accedere a questi strumenti è rigorosa e i tempi per avere una risposta sono in media di 4 mesi dalla presentazione di tutti i documenti richiesti.

Ai fondi gestiti a livello centrale si affiancano gli incentivi regionali che rappresentano una fetta importante dei finanziamenti erogati alle imprese, pari a circa il 20% dell’universo degli interventi. La formula attraverso cui si concretizza il beneficio varia da Regione a Regione: accanto al contributo in conto capitale, si fanno sempre più strada finanziamenti agevolati, contributi in conto interessi, crediti d’imposta, acquisizioni temporanee di quote di minoranza e voucher. E un’altra possibile porta a cui bussare per ottenere fondi è rappresentata dagli sportelli bancari, che dispongono di un ventaglio di proposte di finanziamento dedicate alle start up.

Da non trascurare, infine, i progetti di microcredito sponsorizzati dalle Camere di commercio che negli ultimi anni si sono impegnate a potenziare i propri fondi di garanzia per incentivare il mondo del credito a dare sostegno ai neoimprenditori, attraverso prestiti a tasso agevolato. Francesca Barbieri; DUE STRADE AGEVOLATE DA AVVIARE CON UN CLICK - Autoimprenditorialità e autoimpiego sono le due strade agevolate per mettersi in proprio, due capitoli di un complesso sistema di interventi disciplinati dal Dlgs n. 185/2000 (Testo unico). Le misure di agevolazione gestite dall’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa (Invitalia) rappresentano, attualmente, i principali strumenti finanziari operativi a sostegno delle nuove iniziative imprenditoriali intraprese da giovani e da soggetti in cerca d’occupazione.

Entrambe sono particolarmente apprezzate dai potenziali destinatari. Non sono poche le ragioni del successo: la procedura di accesso agli aiuti è sempre aperta (senza graduatorie, nè gare telematiche); la documentazione, nel caso degli incentivi all’autoimpiego può essere facilmente compilata online; è possibile fruire di aiuti che coprono anche le spese di gestione ed è disponibile un servizio di tutoraggio di Invitalia.

Autoimprenditorialità

Misure a sostegno delle nuove iniziative e degli ampliamenti nel settore della produzione di beni e servizi alle imprese, dell’erogazione dei servizi in svariati comparti (beni culturali, turismo, manutenzione opere civili e industriali, innovazione tecnologica, agricoltura), nel settore agricolo e a favore delle cooperative sociali di tipo «b» (in cui le persone svantaggiate rappresentano il 30% dei lavoratori soci della cooperativa).

Beneficiari degli incentivi sono le nuove imprese di piccola dimensione costituite sotto forma di società, comprese le cooperative – con esclusione delle ditte individuali, società di fatto e le società con unico socio – composte in maggioranza sia numerica che di capitali da giovani di età tra i 18 e i 35 anni.

Per i programmi d’investimento consistenti in ampliamenti aziendali, gli aiuti potranno essere richiesti solo dalle imprese che abbiano avviato la loro attività almeno tre anni prima della data di presentazione della domanda e che siano in possesso dei requisiti di età prescritti dalla normativa da almeno due anni prima della presentazione della domanda.

I limiti massimi di spesa finanziabili sono individuati in relazione alla tipologia di intervento. Per i programmi di investimento del settore della produzione di beni e servizi (anche agricoli), l’importo complessivo non potrà eccedere 2.582mila euro. Per il settore della produzione dei servizi e per quello delle cooperative sociali l’importo è ridotto a 516mila euro (per le cooperative sociali già esistenti il limite massimo è di 258mila euro). Le agevolazioni si concretizzano in un finanziamento per l’investimento affiancato da contributi per la gestione, per la formazione o assistenza tecnica.

In dettaglio, a fronte del progetto di investimento proposto, un’impresa giovane potrà contare su mix di aiuti, contributo a fondo perduto e mutuo a tasso agevolato, che arriva a coprire l’80-90% della spesa complessiva per le iniziative localizzate nelle regioni Meridionali e il 60-70% per quelle del Centro-Nord. Il finanziamento per la gestione si concretizza in un contributo a fondo perduto, erogato nel rispetto della normativa de minimis, a copertura delle spese di funzionamento connesse alla fase di avvio dell’iniziativa. È sempre attribuito nel rispetto della soglia de minimis anche l’ulteriore finanziamento per la formazione e/o assistenza tecnica.

Autoimpiego

Comprende le misure a sostegno della realizzazione e dell’avvio di piccole attività imprenditoriali (anche in forma associativa) da parte di disoccupati o persone in cerca di prima occupazione attraverso le iniziative di lavoro autonomo, microimpresa o franchising.

Lavoro autonomo. Le agevolazioni sono rivolte a persone fisiche che intendono avviare un’attività di lavoro autonomo in forma di ditta individuale. Alla data di presentazione della domanda, il richiedente deve essere non occupato, maggiorenne e residente da almeno sei mesi nel territorio nazionale (o alla data del 1° gennaio 2000). Le iniziative proponibili possono riguardare qualsiasi settore di attività (con esclusione di quello della produzione primaria di prodotti agricoli, pesca e acquacoltura). Possono essere finanziati i programmi di spesa di importo non superiore a 25.823 euro.

Microimpresa. Le iniziative sono proponibili esclusivamente da società di persone (società semplici, Sas e Snc), di nuova costituzione, non aventi scopo mutualistico, in cui almeno la metà numerica dei soci, che detiene la metà delle quote di partecipazione, sia in possesso dei requisiti previsti con riferimento all’età, alla non occupazione e residenza. L’investimento complessivo non potrà superare l’importo di 129.114 euro. A differenza del lavoro autonomo, la microimpresa non potrà riguardare le attività di commercio.

Franchising. Beneficiari sono le ditte individuali che le società di persone e di capitali aventi i requisiti richiesti dalla normativa in termini di non occupazione, età e residenza. Le iniziative devono riguardare la commercializzazione di beni e servizi mediante la formula dell’affiliazione in franchising. Il franchisor prescelto deve essere convenzionato con Invitalia (l’elenco dei soggetti accreditati è disponibile sul sito www.invitalia.it).

Le agevolazioni concedibili consistono in finanziamenti per gli investimenti e per le spese del primo anno di gestione (anche su base pluriennale per il franchising). Per il lavoro autonomo le spese di gestione non possono superare l’importo di 5.165 euro, mentre per le altre due iniziative, l’importo è determinato sulla base di quanto previsto nel piano finanziario. Amedeo Sacrestano, Gina Leo; IL GRANDE PUZZLE DEI BANDI REGIONALI - Definire complesso il sistema degli incentivi regionali è perfino riduttivo. Per descriverlo è stata spesso utilizzata l’ormai abusata metafora della "giungla di provvedimenti" che, appartenenti a tipologie differenti, si stratificano a ritmo incessante, a volte con qualche risultato di rilievo ma, più di sovente, con impatto e utilità limitati.

Il groviglio normativo si complica con il passar del tempo. Spesso non vengono nemmeno "abrogati" i provvedimenti non più operativi. Questo fa sì che strumenti obsoleti (e/o privi, da tempo, di copertura finanziaria per il funzionamento) continuino a stare in mostra nelle banche dati di settore o, più semplicemente, sulle guide cartacee e siti web della regioni italiane. Si alimentano, in tal modo, aspettative non sempre validamente fondate e, in qualche caso, addirittura fuorvianti.

In ambito regionale, misure d’intervento destinate alla creazione di nuove attività economiche si alternano a più generiche azioni per incrementare la competitività dei sistemi produttivi territoriali. Spesso, però, in ambito locale si punta a sostenere programmi d’ampliamento e rafforzamento di strutture produttive già esistenti. In tal senso, le agevolazioni regionali possono rappresentare – pur con i limiti citati – delle valide alternative agli interventi di più ampio respiro, quali quelli nazionali e/o comunitari. Ciò per la maggiore elasticità e immediatezza delle procedure generalmente adottate e, soprattutto, per la maggiore facilità d’interlocuzione (teorica) con i soggetti gestori degli interventi. Nel panorama dei bandi attualmente operativi, ne proponiamo qui sotto una selezione di quattro esempi di finanziamenti regionali descritti più in dettaglio.

Gli incentivi regionali costituiscono comunque una fetta importante dei finanziamenti che - ogni anno - vengono erogati alle imprese. Nella "Relazione annuale sugli incentivi" del ministero dello Sviluppo economico nel 2008 (ultimo anno disponibile) - si legge che gli incentivi regionali rappresentano, in termini finanziari, circa il 20% della totalità degli interventi censiti (91 interventi a livello nazionale e ben 1.216 interventi regionali). Se, nel periodo 2003-2008, i finanziamenti concessi al sistema delle imprese ammontano complessivamente a circa 60 miliardi di euro, 42,8 miliardi di essi hanno attinto dalle finanze nazionali e 17,2 miliardi da quelle delle Regioni.

Gli aiuti regionali - al pari di quelli nazionali - possono essere distinti in due categorie tipo: gli interventi "generalizzati" (poco usati) e quelli "finalizzati" (più impiegati per la maggiore adattabilità alle esigenze specifiche dei contesti). Nel primo caso, si è in presenza di misure indirizzate a una platea d’imprese ampia (dal punto di vista dimensionale e settoriale) e, spesso, dirette a finanziare tipologie diversificate d’investimenti, senza particolari limiti o condizioni, se non quelli generali previsti dalla normativa comunitaria. Nella seconda ipotesi, gli interventi sono caratterizzati da una specifica finalizzazione, attuata con la selettività degli investimenti ammessi, dei progetti e delle iniziative agevolabili. Rientrano in tale categoria, le agevolazioni per sostenere l’innovazione e la ricerca, l’internazionalizzazione e, in generale, la competitività delle imprese (quali, ad esempio, quelle per il risparmio energetico o la produzione di un minore impatto ambientale).

In termini di distribuzione geografica, le agevolazioni concesse risultano sostanzialmente stabili nelle regioni del Centro-Nord, mentre nel Mezzogiorno - dove le politiche di sviluppo sono in misura prevalente correlate ai programmi cofinanziati dai fondi Ue - l’andamento delle erogazioni è variabile e maggiormente legato ai cicli della programmazione comunitaria. Quanto all’utilizzo, in entrambi i casi sembra prevalere la procedura "valutativa a sportello" su quella "a graduatoria" e quella "automatica".

La "formula agevolativa" utilizzata per l’erogazione del beneficio presenta una forte differenziazione da una Regione all’altra e in relazione alla tipologia di provvedimento. Accanto al contributo in conto capitale, si fanno sempre più strada gli incentivi erogati sotto forma di finanziamenti agevolati, in alcuni casi affiancati da un contributo a fondo perduto (cd "contributo misto"). Molto presenti sono anche i contributi in conto interessi, i crediti d’imposta, le acquisizioni temporanee di quote di minoranza e, ancora, la formula del voucher (utilizzato, in generale, per le attività formative e per l’acquisizione di servizi).

Per la loro ricerca, occorre partire dalla rassegna generica del sito web della propria Regione e dei Bollettini ufficiali regionali (oggi sempre disponibili sul web), da affiancare sempre alla successiva verifica (presso l’ufficio di riferimento) dell’effettiva operatività della misura individuata. Amedeo Sacrestano, Gina Leo