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 2011  giugno 24 Venerdì calendario

Chi paga per la Grecia? - Chi sta pagando il salvataggio della Grecia? L’Unione europea e il Fondo monetario internazionale hanno concesso un prestito a maggio del 2010 di 110 miliardi di euro alla Grecia (due terzi a carico della Ue e un terzo a carico del Fmi), perché non poteva più emettere titoli di Stato: gli interessi erano diventati insostenibili

Chi paga per la Grecia? - Chi sta pagando il salvataggio della Grecia? L’Unione europea e il Fondo monetario internazionale hanno concesso un prestito a maggio del 2010 di 110 miliardi di euro alla Grecia (due terzi a carico della Ue e un terzo a carico del Fmi), perché non poteva più emettere titoli di Stato: gli interessi erano diventati insostenibili. Anche oggi oscillano, per i bond a due anni, attorno al 25%. L’Europa ha prestato insomma dei soldi alla Grecia perché non poteva più procurarseli da sola sul mercato se non a costi esorbitanti. Perché dobbiamo salvare Atene dalla bancarotta? Perché la Grecia fa parte di un sistema monetario condiviso, l’euro, e i Trattati europei non prevedono la possibilità che un Paese ne esca. Se fallisse, saremmo dinanzi a uno scenario inedito e dagli effetti incalcolabili. Qualsiasi paragone con altri precedenti - Argentina o Ucraina non regge, perché non erano all’interno di un sistema valutario internazionale. Quello che si può prevedere con certezza quasi assoluta è che i mercati si scatenerebbero contro gli altri partner europei e questo rischierebbe di scatenare un «effetto domino» e altri fallimenti. Secondo molti osservatori sarebbe la fine dell’euro. A che punto è l’intervento di soccorso? Intanto va detto che c’è un accordo molto chiaro tra l’Europa e la Grecia. I soldi non sono «gratis»: arrivano solamente se il governo Papandreou attua le riforme per risanare i conti. Al momento, ad esempio, la quinta tranche del prestito da 110 miliardi Ue-Fmi prevista a luglio (12 miliardi di euro; 8,7 miliardi della Ue e 3,3 miliardi del Fondo) è bloccata finché Atene non avrà approvato il 30 giugno il piano di aggiustamento dei conti da 28 miliardi di euro e le privatizzazioni da 50 miliardi che sono in discussione in Parlamento. L’Italia contribuisce al prestito greco? Certo. L’Italia ha garantito quindici miliardi di euro in tre anni, la Francia diciassette e la Germania, il contribuente maggiore, ne darà ventidue. Complessivamente, l’Europa sborsa quest’anno 40 miliardi e l’anno prossimo 24. E questo non rischia di gravare sui nostri conti pubblici? Siamo già appesantiti da un debito al 120 per cento del Pil. L’Italia coprirà la sua quota attraverso l’emissione di un piccolo stock aggiuntivo di titoli di Stato. Ed ovviamente questo farà lievitare sia il fabbisogno che, a fine anno, l’indebitamento totale. Ma se consideriamo che il prestito alla Grecia viene remunerato con il 5% di interessi circa, ci guadagniamo: sui Btp a tre, cinque o dieci anni la cedola oscilla tra il 3 e il 4,75 per cento. Ovviamente, chi ci guadagna di più è la Germania: è il paese più solido che paga gli interessi minori sui suoi titoli di Stato. La differenza con gli interessi sui bond greci, e dunque il margine di guadagno, è maggiore. Di chi è il debito greco? All’inizio del 2011 circa 139 miliardi, la quota più alta, equivalente al 40% del debito, era in mano ai privati, cioè alle famiglie, ai fondi pensione, alle imprese greche. Un altro 26% era detenuto da privati all’estero; il 29% era distribuito tra Bce, i paesi di Eurolandia e l’Fmi e il 4% residuo era in mano alla banca centrale greca. Dall’inizio dell’emergenza greca la situazione è cambiata? Eccome. Gli investitori stranieri sono corsi ai ripari «scaricando» bond greci: le banche straniere hanno ridotto la loro esposizione di 27 miliardi di euro e gli investitori esteri di 96 miliardi di euro. In altre parole, ancora un anno fa, ad aprile del 2010, i primi avevano il 22, i secondi il 47 per cento dei bond ellenici. All’estero era custodito oltre due terzi del totale. I 110 miliardi del prestito Ue-Fmi basteranno? No. L’Europa, oggi, sta discutendo la possibilità che Atene riceva un nuovo prestito per l’anno prossimo. Gli osservatori internazionali (vuol dire la Banca centrale europea, il Fondo e la Ue) sono convinti infatti che nel 2012 Atene non sarà ancora in grado di approvvigionarsi sul mercato. Ma i singoli Governi stanno discutendo anche con le banche che detengono titoli ellenici una ristrutturazione su base volontaria. Vuol dire che alla scadenza agli istituti di credito verrà chiesto di sottoscrivere nuovi bond per non costringere la Grecia a rimborsarli. Gli istituti di credito italiani sono molto esposti? Parteciperanno alla ristrutturazione? Le banche italiane sono poco esposte verso la Grecia. Gli istituti di credito più a rischio, in questo momento, sono le banche greche, ma anche quelle tedesche e francesi. E secondo alcune indiscrezioni il Tesoro sta negoziando con alcune grandi banche italiane un’adesione volontaria alla ristrutturazione dei bond greci.