Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  giugno 24 Venerdì calendario

In continuo aumento i telefoni controllati - A dispetto di quanto se ne parli, il ricorso alle intercettazioni è sempre più dilagante nelle procure italiane

In continuo aumento i telefoni controllati - A dispetto di quanto se ne parli, il ricorso alle intercettazioni è sempre più dilagante nelle procure italiane. A Palermo - secondo il presidente della corte d’appello, Vincenzo Oliveri - nel giro di un anno il numero complessivo è cresciuto del 50%, passando da 8800 a 13mila per le telefoniche e da 1636 a 3018 per le ambientali. In un anno si sono spesi 43 milioni di euro. Ma Palermo è la capitale della mafia e le intercettazioni «sono il caposaldo dell’impianto probatorio in presenza di culture omertose». Anche a Bari l’incremento nel numero delle intercettazioni è stato notevole: più 30% da un anno all’altro, per un costo complessivo di 7 milioni di euro, anche se i costi sono stati abbattuti del 45%. E’ in controtendenza Milano: nel semestre tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2010, la procura ha fatto ricorso alle intercettazioni telefoniche in 216 procedimenti (ma sono circa 5000 intercettazioni all’anno). In Piemonte il numero delle intercettazioni è relativamente basso: 6.307 in un anno. Per fare chiarezza, l’ultima Finanziaria ha disposto di un capitolo di spesa specifico per le intercettazioni. Ci sono i dati relativi al 2010: la procura di Roma ha avuto un’apertura di credito per circa 4 milioni di euro, 16 milioni e mezzo alla procura di Milano, 28 milioni di euro a Palermo, 13 milioni a Napoli. Il ricorso alle intercettazioni è un trend che sembra inarrestabile: le utenze bersagliate erano 100mila nel 2006; sono divenute 116mila nel 2007 e 124mila nel 2008. Nel 2009, poi, ultimi dati consolidati, i telefoni intercettati sono stati 119mila e 11mila gli ambienti tenuti sotto controllo. Allo Stato le intercettazioni nel 2009 sono costate 272 milioni di euro. Non è chiaro quanti siano i cittadini intercettati. Se si sta ai «bersagli» ufficiali, si tratta di 137mila utenze. Partendo da questo numero valido per tutti, però, le proiezioni cambiano moltissimo. Secondo alcuni va moltiplicato per dieci il numero di partenza perché «ognuno di noi ha in media almeno dieci interlocutori telefonici» e arriva così facilmente al milione e mezzo di cittadini «auscultati». Chi divide lo stesso numero per tre «perché è normale che ogni indagato abbia due cellulari e un telefono fisso» e perciò secondo l’Anm sarebbero appena 40 mila gli intercettati. Siccome lo Stato non paga le fatture, le aziende private del settore lamentano crediti per 500 milioni di euro. Dice Walter Nicolotti, presidente dell’associazione Iilia: «Le procure ci stanno con il fiato sul collo e vorrebbero scaricare su di noi il problema. Ma se ci fanno pagare persino le porte blindate, è chiaro che le fatture lievitano».