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 2011  giugno 24 Venerdì calendario

TRENTA CHILI IN MENO E UN SORSO D´ACQUA NELLA NOTTE L´ULTIMO SCIOPERO DI PANNELLA

Diavolo d´un Pannella! Ha bevuto, nella notte. Forse. O forse no. Il Guardasigilli Alfano si trattiene un´ora, il presidente della Repubblica scrive una lettera di due pagine, il sottosegretario Letta si precipita pieno di buone intenzioni, il presidente del Senato Schifani fa sapere che al più presto si terrà un dibattito al Senato, intanto arriva anche la Rosy Bindi, che è tutto dire, intervengono D´Alema e Franceschini, l´Italia dei Valori e il neo-sindaco Pisapia, rispunta l´idea di un Pannella senatore a vita, ma insomma: è davvero il caso di fare un salto alla clinica Nostra Signora della Mercede, magari per raccogliere il testamento spirituale del più indomito leader della storia politica repubblicana che va spegnendosi al 65° giorno di sciopero della fame, e da domenica anche della sete.
Qui, nella clinica preferita dai monsignori della Santa Sede, s´incontrano silenziose suorine e il sindacalista Bonanni in uscita. C´è anche il verde Bonelli che si preoccupa per l´aria condizionata e si congeda abbracciandolo quasi commosso. In effetti Pannella fa impressione: in t-shirt bianca, pantaloni da tuta neri, piedi nudi, coda di cavallo color della paglia. La sua scarna magrezza fa risaltare gli occhi di un azzurro intenso, quasi infantile. La stanza è in penombra, arredamento spoglio d´ecclesiale essenzialità, due poltrone, una sedia d´acciaio, libri, fogli, giornali, posaceneri, sulle pareti un crocifisso che lo guarda mentre è a letto, una madonnina che sembra proteggerlo quando si mette seduto, sul televisore muto un film del tenente Colombo.
Fuori bolle il pomeriggio romano. Pannella ha 30 chili in meno ed è stanco, un po´ ansimante, la bocca impastata, per questo spiega che deve continuamente fumare: senza la nicotina, se parla, gli si aprono le labbra già screpolate. Quando si mette a letto, fa impressione l´enorme gabbia toracica vuota; se la tocca, pare voglia giocarci, è un ricordo, «da bambino - sorride - avevo il petto da uccellino». La voce va e viene. Dice: «Voglio che s´incardini un processo che arrivi con certezza e in tempi brevi a conseguire l´obiettivo di una grande riforma della giustizia attraverso l´individuazione di un unico strumento, l´amnistia». Che per tutti, meno che per i radicali, è un tabù.
L´attenzione che ha suscitato il suo digiuno gli fa piacere e forse lo lusinga anche, ma non lo accontenta. La solita corda tesa. Pannella distingue tra consenso privato, affettivo, che quasi mai gli è venuto meno, e consenso pubblico. In questa «schizofrenia che appartiene alla gente di potere», s´incunea da sempre la sua lotta per «dare corpo alla speranza» - e un po´ anche risalta la sua formidabile e spregiudicata risorsa d´imprevedibilità.
Chi ha studiato i digiuni pannelliani - dei quali non esiste una contabilità ufficiale: a occhio oltre una quarantina, il primo nel 1960, per l´Algeria - anche stavolta si trova davanti bollettini medici terrificanti: dolori muscolari, insonnia, abbassamento della vista, decalcificazione dei denti, sfaldamento delle unghie, diuresi contratta, pulsazioni cardiache dimezzate, pressione arteriosi ridotta, elettrocardiogramma miniaturizzato. Il rischio vero è che si blocchi qualcosa dentro, e allora addio. Eppure, lui assicura, «su base scientifica», di avere oggi «maggiori capacità di resistenza» di quante ne avesse 30 anni fa.
E quindi parla, parla, parla, Pannella; e uno, anche preoccupato, resta ad ascoltarlo volentieri nella stanza semi buia sulla teoria nonviolenta, Berlusconi e Raiset, Tom Ponzi e le vane intercettazioni ai suoi danni, la pasta De Cecco e il profeta Isaia, il ricordo della marcia di Natale con Cossiga malato e perfino di quando gli capita di dialogare con «sorella morte». E alla fine lo saluta quasi commosso, come il verde Bonelli.
Ma poi un´oretta dopo scopre che, zitto zitto, quatto quatto, contro l´ovvio parere dei suoi medici non solo Pannella è ritornato a casa, ma domani cioè oggi, se ne va in Tunisia per incontrare membri del governo transitorio e associazioni dei diritti civili. Missione che rientra nell´ultima sua sfida titanica e dannatissima, così difficile da comprendere nell´Italia del bunga bunga e della P4: spostare da solo l´asse dell´attenzione dell´intero sistema mediatico a favore degli ultimi, dei dimenticati, degli oppressi, cioè dei carcerati. E comunque vada, quel bicchier d´acqua notturno è una lezione a suo modo preziosa, una passione rara, la solita angelica diavoleria d´un Pannella che beva e la fa bere a tutti, ormai da quarant´anni o giù di lì.