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 2011  giugno 24 Venerdì calendario

ABETE: ASSIEME DA RAGAZZI A FARE LEZIONE NELLE BORGATE —

«Mario Draghi me lo ricordo diligente, studioso, bravo, molto sportivo» . Messa obbligatoria la mattina alle 8 e 15 che si concludeva con il Salve o Regina in latino, pomeriggio di studio al doposcuola. «Io facevo calcio, lui basket, io stavo nella sezione C lui nella B» . Due banchieri nella stessa scuola per un paio di lustri, dal 1955 al 1965 l’anno della maturità classica presa al Massimo di Roma, il più prestigioso istituto di gesuiti della capitale. Due ragazzi del 1947. Luigi Abete, presidente della Bnl e di Assonime, va volentieri indietro con la memoria di mezzo secolo circa. Con l’attuale presidente della Banca centrale Europea ha fatto le elementari e le medie nella vecchia sede del Massimo in piazza del Cinquecento (dove oggi c’è il Museo Romano) e poi il ginnasio e il liceo all’Eur. «Era magro e longilineo come adesso, direi che ha una forte coerenza sia comportamentale sia fisica» . Inutile cercare di captare anche vagamente tendenze politiche di Draghi in quegli anni dell’adolescenza anche se nel resto del mondo cominciavano i primi vagiti della contestazione. «Da noi era tecnicamente impossibile, avevamo regole rigide, una scuola con forte identità» . Luigi e Mario, classi diverse ma spesso nel pomeriggio studiavano negli stessi saloni, in molti casi con gli stessi professori. L’insegnamento più forte che i gesuiti hanno inculcato ai loro studenti era che il «fine anche nobile non giustifica mai i mezzi» . «La correttezza deve essere sostanziale, ci hanno insegnato che se tu sei in quella parte della società fortunata devi anche pensare agli altri» . Il ricordo scivola a quei pomeriggi intensi, quando andavano a dare lezione ai ragazzini poveri delle borgate romane. «Era una lezione anche per noi, rendersi conto delle differenze sociali, lì si è formato il senso del dovere, uno dei valori fondamentali trasmessi dai gesuiti» . Draghi perse i genitori (il padre dirigente della Banca d’Italia) all’età di 15 anni, una tappa della vita che lo segnò ma non lo indurì. Inutile chiedere ad Abete se già da ragazzino Mario dimostrasse capacità di leadership, predestinato al successo. «Non ci si poneva la domanda se uno di noi da grande sarebbe diventato famoso, si partiva dal presupposto che tutti dovevamo fare qualcosa di importante» . In una difficile classifica tra chi ha preso a scuola più medaglie d’oro Draghi è stato in pole position. Le medaglie del Massimo hanno inseguito Abete e Draghi, ma anche altri allievi come De Rita e De Gennaro, negli anni successivi quando verso il 1995 l’associazione ex alunni cominciò a premiare quelli che si sono distinti pure nella vita. «Quello che penso di Mario l’ho detto mesi fa all’ambasciatore tedesco in Italia Michael Gerdts: deve convincere il cancelliere Merkel che con Draghi fa il più grande affare della sua vita, perché ha un sistema di regole determinato e vincolante con se stesso, miglior garanzia per un incarico di quel tipo» . «Che un tedesco faccia il tedesco non è una notizia, ma che lo faccia un italiano...»
Roberto Bagnoli