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 2011  giugno 24 Venerdì calendario

IL RITORNO DI BERNACCI: «UN ANNO PER CAPIRE LA MIA VITA»

«È malato, è a pezzi, è depresso»: le voci gli ronzavano attorno dopo quel maledetto Torino-Varese di fine agosto. E lui zitto, muto. Ora che ha deciso di andare a Modena per riprovarci, Marco Bernacci racconta per la prima volta cosa gli era successo.
Guarito dallo psicanalista?
«Come? No, chiariamolo subito: io non ero depresso».
E perché aveva mollato tutto?
«Perché ero stufo marcio del calcio, non sopportavo più l’ambiente, le persone. Ho deciso di staccare la spina, di prendermi una pausa, una specie di anno sabbatico. Volevo stare bene con me stesso».
Cosa ricorda della sua prima e ultima partita col Torino?
«Che avevamo perso e che mi ero mangiato un gol incredibile». Ah, la classica goccia...
«No, guardi: i gol me li mangerò ancora, è il destino di un attaccante. La verità è che ero appena arrivato, che avevo fatto solo un paio di giorni di preparazione, che Lerda mi aveva chiesto se me la sentivo e gli avevo detto di sì. Ma ho sbagliato, non avrei dovuto giocare nè accettare quel trasferimento. Ma pensavo di farcela».
E così ha salutato tutti.
«Rinunciando tra l’altro a un bel po’ di soldi, che comunque non sono mai stati la priorità della mia vita. Per una settimana ho spento il cellulare, non ho letto giornali nè visto la tv. Poco per volta la gente si è dimenticata di me, anche se ogni tanto sentivo qualcosa di strano e di sbagliato».
E perché non è intervenuto per chiarire?
«Ho imparato che non bisogna inseguire tutto quello che viene detto su di te».
Che cosa ha fatto in questi mesi?
«Niente di particolare, ho fatto una full immersion nella famiglia, sono stato con Simona, un mese fa è nato mio figlio Giacomo. E poi ho visto gli amici, mi sono goduto Cesena dove sono nato e cresciuto».
Si è allenato?
«Qualcosa ho fatto, ma so che sarà durissima cominciare, ritrovare il ritmo partita. L’idea non mi spaventa».
Che cosa le è mancato?
«La partita, l’allenamento, i ritiri. Tutto. A un certo punto ho capito che l’intervallo era finito. E così il Bologna, proprietario del cartellino, mi ha aiutato a trovare una sistemazione». Perché Modena?
«Perché è una città bella, la piazza è ambiziosa e starò vicino a casa. E poi il d. s. Pari mi è piaciuto perché non ha fatto domande, mi ha solo ricordato che mi voleva l’anno prima. L’ho apprezzato molto».
Bergodi?
«Non lo conosco, lo ricordo da difensore della Lazio».
La sua nuova squadra?
«So che verrà rinforzata. Bisogna fare bene, è l’anno del centenario».
Come finirà stavolta?
«Finirà che stavolta ce la faccio, non tolgo il disturbo dopo la prima partita...».