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 2016  febbraio 21 Domenica calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Oggi si tratta di scrivere un coccodrillo, e la cosa mi imbarazza. Il coccodrillo è un pezzo che si prepara prima della morte di qualcuno e si tiene pronto da qualche parte, nel caso che il personaggio se ne vada all’altro mondo intorno all’ora di chiusura dei giornali. Qui in Gazzetta non facciamo coccodrilli, e quindi non avevamo quello di Umberto Eco, e devo scriverlo io adesso, col solo deprimente vantaggio di aver letto quelli che hanno tirato fuori dai cassetti i colleghi che lavorano altrove. Ma non c’era bisogno, stavolta, di leggere quello che hanno scritto gli altri. Di Eco si sanno da sempre un sacco di cose, perché l’uomo è stato prima di tutto un grande personaggio pubblico, un cordiale testimone di tutti e per conto di tutti, un eroe tipico del nostro tempo. E mi dispiace che sia morto.

Si sapeva che era malato?
Aveva il cancro da due anni, e non usciva più dalla metà di gennaio. È morto a casa sua, in Foro Buonaparte a Milano. 84 anni d’età. Un evento che gli intimi si aspettavano. Infatti i coccodrilli erano pronti.  

Diciamo in poche righe chi era.
Prima di tutto un grande professore. Insegnare era la cosa che gli piaceva di più, ci sono ricordi esaltanti di quelli che hanno avuto la fortuna di essere suoi allievi ed è memorabile infatti quel suo manuale - per me il suo capolavoro - intitolato Come si fa una tesi di laurea. Davvero uno straordinario corso accelerato per chiunque voglia scrivere qualcosa su un tema preciso e in un tempo dato. In secondo luogo un intellettuale vero, cioè qualcuno che mette pensiero nelle cose che accadono nel mondo, e questo pensiero è fatto di una quantità sterminata di conoscenze filosofiche, storiche, linguistiche. In terzo luogo, un umorista finissimo, capace di intitolare un suo saggio Kant e l’ornitorinco, di collaborare con Oreste Del Buono (altro genio) per far uscire Linus, di dedicare un capitolo intero di Lector in fabula a un raffinato scherzo letterario inventato da Alphonse Allais. Eco impazziva per i giochi di parole, scrisse la prefazione a un librino minuscolo fatto da un signore specialista, tra l’altro, in poesie omovocaliche (sonetti in a, in o, in e, e perfino in u: il libro si intitola All’alba Sharazad andrà ammazzata, il signore in questione è un dermatologo di Imperia di nome Giuseppe Varaldo) e tradusse da par suo gli Esercizi di stile di Quenau, la stessa storia raccontata in cento modi diversi. È solo strano che abbia lasciato ad altri l’onore della traduzione de La disparition, il romanzo di Perec scritto senza mai adoperare la lettera “e”.  

È strano che lei ricordi subito queste stravaganze e non dica niente dei romanzi, e di saggi celeberrimi come La fenomenologia di Mike Bongiorno. Andrebbe anche ricordata la sua passione per il Medio Evo, la Bustina di Minerva sull’Espresso, il fondamentale trattato di semiologia, la prossima uscita del suo ultimo libro, il
Papè Satan pubblicato dalla nuova casa editrice La Nave di Teseo, creata anche grazie a un suo contributo di due milioni in odio alla vendita di Bompiani alla Mondadori.
Eco romanziere non mi ha mai convinto, neanche al tempo del suo successo mondiale (1980) intitolato Il nome della rosa.
Ma non pensava di aver scritto un capolavoro neanche lui: raccontò poi che aveva immaginato un’operina da due-tremila copie, da affidare magari alla Biblioteca Blu di Franco Maria Ricci, che stampava allora testi raffinatissimi in caratteri Bodoni, a caro prezzo e per pochi intimi. Ma certo, ignorare Il nome della rosa è impossibile soprattutto per la dimensione mondiale del successo, trenta milioni di copie vendute, una pioggia di soldi sul nostro professore. Che a chi gli domandava come il libro avesse cambiato la sua vita, rispondeva: «Prendo più taxi di prima».  

Questo famoso trattato di semiologia che di sicuro non mi azzardo a leggere. Non so neanche che cos’è la semiologia.
La semiologia sarebbe la scienza dei segni. Che cos’è un segno? Le lettere dell’alfabeto sono chiaramente dei segni, e così i cartelli stradali, o i colori dei semafori. Ma sono segni anche le foto che postiamo su Facebook e, anzi, è segno anche il nostro gesto di postare una foto su Fb: postando la nostra foto su Fb segnaliamo qualcosa di indipendente dal contenuto della foto. Per questa via, tutto è segno, e il semiologo è l’intellettuale che ha il compito di individuare i segni, metterli in relazione tra loro, scoprirne il significato. Prendiamo questa Fenomenologia di Mike Bongiorno, di cui lei ha parlato prima. Sarebbe un errore ritenerlo, come molti fanno, un saggio politico. Si tratta invece di un testo di semiologia che vuole svelare il senso del «segno Mike» tanto più importante perché a quell’epoca Mike aveva sbancato con Lascia o raddoppia? Si cita sempre il passaggio chiave di quello scritto: Mike è diventato un fenomeno di massa - scriveva Eco - «perché non provoca complessi di inferiorità, pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello». Mike cioè è un’icona dell’Italia del boom che «convince il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità». Ma guardi un po’: questa è una definizione perfetta per la tv che Berlusconi impose al Paese un quarto di secolo dopo! Un grande interprete dei segni può persino diventare un profeta.  

Una sua frase memorabile?
Una sola? Allora scelgo questa: «Il mio modello è Alfred Jarry, che al momento di morire chiede uno stuzzicadenti. Semplicemente sublime». (leggi)

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