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 2016  febbraio 21 Domenica calendario

Sul Papa e sui patriarchi

I media hanno enfatizzato l’incontro di papa Francesco con il patriarca Kirill ignorando completamente gli incontri storici fra papa Paolo VI e il patriarca ecumenico Athenagoras e gli ormai abituali incontri fraterni fra papa Francesco e il patriarca ecumenico Bartolomeo I. Non dobbiamo dimenticare che il Patriarca ecumenico è il primus, anche se inter pares, dei Patriarchi ortodossi.
Virgilio Avato

Caro Avato,
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli è certamente il «primo fra i pari» e gode di una grande autorità morale. Ma in un mondo di Chiese autocefale, caratterizzate da una forte autonomia, l’importanza di un leader religioso dipende dal numero dei suoi fedeli. Mentre gli ortodossi della Turchia rappresentano una modesta percentuale della popolazione di Istanbul, il Patriarca di Mosca regna su un popolo composto da 150 milioni di fedeli. Le relazioni fra la Chiesa cattolica e la Chiesa Ortodossa sono quindi, in buona misura, quelle che intercorrono fra il Papa romano e il Patriarca moscovita.
Queste relazioni, negli ultimi decenni, sono state turbate da parecchi malintesi e incidenti di percorso. Dopo la disintegrazione della Unione Sovietica, quando Boris Eltsin cercava affannosamente consensi nella società internazionale, Giovanni Paolo II ottenne dal leader russo due importanti concessioni: la restituzione agli uniati ucraini dei beni ecclesiastici che Stalin aveva trasferito alla Chiesa ortodossa dopo la fine della Seconda guerra mondiale, e l’apertura di quattro amministrazioni apostoliche che diverranno più tardi altrettante Diocesi (Irkutsk, Mosca, Saratov, Novosibirsk). Queste manifestazioni di generosità a favore di un Papa polacco furono considerate dal Patriarcato di Mosca una intollerabile usurpazione ed ebbero una serie di ricadute negative. I viaggi di Giovanni Paolo II negli Stati ortodossi avvennero tra polemiche e contestazioni, mentre quello in Russia, a cui il Papa romano teneva in modo particolare, non ebbe mai luogo. Alle sollecitazioni che giungevano dal Vaticano il governo russo rispondeva che papa Wojtyła sarebbe stato accolto soltanto come capo di Stato: una formula che non gli avrebbe consentito di ufficiare in un grande luogo pubblico.
Neppure il dono alla Chiesa ortodossa, nel 2004, dell’icona della Madonna di Kazan modificò l’atteggiamento del Patriarcato di Mosca. L’icona, simbolo secolare della fede russa, era stata trafugata nel 1904 e, dopo la sua riapparizione in Europa occidentale, era stata donata a Giovanni Paolo II che la conservò a lungo nel suo studio. Fu restituita a Mosca nel centenario del trafugamento e accolta solennemente nella chiesa della Dormizione al Cremlino. Ma Giovanni Paolo II non poté realizzare il suo sogno. Vedremo ora se l’incontro dell’Avana tra il Papa e il Patriarca avrà l’effetto di aprire a Francesco le porte della Russia.