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 2016  febbraio 21 Domenica calendario

La rivoluzione dei mezzi pubblici, tra multe fino a 200 euro per chi sale senza biglietto e corse rimborsate se l’autobus ritarda di mezz’ora

Rimborso del biglietto dell’autobus se il mezzo viaggia in città con più di 30 minuti di ritardo e maxi multa per chi sale a bordo senza pagare la corsa. Rivoluzione in arrivo per il trasporto pubblico locale.
Queste nuove misure, non definitive, sono contenute nella bozza del decreto legge sui servizi pubblici locali. Si tratta dell’ultimo degli undici decreti attuativi della riforma Madia, in cui sono stati inseriti alcuni punti della riforma a cui già stava lavorando il ministero dei Trasporti guidato da Del Rio. Se le novità verranno confermate nel testo definitivo, per il settore sarà un cambiamento senza precedenti.
Due i binari. Da una parte la tutela del passeggero che paga per arrivare a scuola, al lavoro o all’università in orario. Dall’altra la lotta spietata all’evasione, combattuta con tre armi: sanzioni fino a 200 euro, controllo tramite gli impianti di videosorveglianza e l’impiego di personale esterno per accertare la validità dei titoli di viaggio, se necessario affiancato da agenti di polizia giudiziaria.
Partiamo dai rimborsi. Come già accade per i treni, anche chi sale sugli autobus avrà diritto ad avere indietro i soldi del biglietto se il mezzo non passa o arriva fuori orario. Quando scatta la tutela? Con un ritardo di più di trenta minuti per le corse in città, di un’ora per quelle extraurbane. In questi casi il pendolare potrà chiedere all’azienda il costo del biglietto, da ricevere in denaro, oppure la percentuale giornaliera del costo dell’abbonamento. Escluse però, si legge nel decreto, le situazioni eccezionali come «calamità naturali, scioperi e altre emergenze imprevedibili».
Se la riforma vuole salvaguardare il cliente onesto che paga, allo stesso modo è severa con chi è senza biglietto.
Per chi sgarra sono previste multe salate, decise dalla legge regionale oppure, se assente, «pari a 60 volte il valore del ticket ordinario e comunque non superiore a 200 euro». Quando si sale a bordo, poi, come già accade in altri paesi europei, tutti devo “strisciare” il titolo di viaggio sulla obliteratrice, anche chi l’ha già convalidato su un altro mezzo o possiede un abbonamento. Questo per innescare un controllo sociale che metta pressione a chi vuole fare il furbo, oggi circa un passeggero su cinque secondo le stime dell’Asstra, l’associazione che riunisce le aziende del traposto pubblico locale.
Intensificati poi gli accertamenti su autobus, tram e metro e ai controllori saranno concessi più poteri. Per questo le aziende potranno affidarsi a personale esterno, qualificato come “agenti accertatori” che nei limiti del servizio assumeranno la qualità di pubblico ufficiale. Ma non solo: a deterrente dei tanti episodi di vandalismo e aggressioni che avvengono sui bus, la bozza prevede che il ministero dell’Interno possa mettere a disposizione agenti e ufficiali di polizia giudiziaria. Obiettivo: supportare i controllori, con costi a carico dell’azienda che lo richiede.
Ancora per combattere gli evasori potranno essere usate le riprese dei sistemi di videosorveglianza sui bus e alle fermate. Utili, anche, come «prova per identificare i trasgressori che rifiutino di dare le proprie generalità».
Si spera in questo modo di recuperare fondi preziosi per migliorare il servizio, considerato che secondo le stime di Asstra l’evasione si mangia ogni anno 400-500 milioni di euro. Che il pugno duro contro i furbetti possa funzionare lo racconta il caso di Bari. Qui, dove dieci giorni fa il sindaco Antonio De Caro ha attaccato in un video vandali e bulli che danneggiano gli autobus e aggrediscono i conducenti, a gennaio l’azienda Amtab ha lanciato una campagna repressiva senza precedenti. Risultato: 18mila biglietti venduti in più.
I soldi di multe e ticket potrebbero sicuramente rivelarsi utili per sostituire i bus in circolazione, tra i più vecchi d’Europa e spesso causa degli alti livelli di polveri sottili in città. Tanto più che la bozza prevede anche lo stop, tra due anni, dei mezzi più inquinanti.